Annessione, il grido di dolore dei cristiani di Betlemme
Lettera aperta del clero di tutte le confessioni cristiane contro l’annessione degli insediamenti da parte di Israele: «Sentiamo il peso della storia sulle nostre spalle per continuare a mantenere la presenza cristiana nella terra dove tutto ha avuto inizio. Soffocando Betlemme l’annessione spingerà altri nostri giovani a emigrare: si fermi questa ingiustizia»
È passata una settimana dal 1 luglio, la data per la quale il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva annunciato l’intenzione di dare il via all’iter per l’annessione di una parte importante degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Come spiegavamo in questo articolo qualche giorno fa la posta in gioco per il Medio Oriente è molto alta, ma lo sono anche le contraddizioni interne alla politica israeliana su questa tema. E questo ha fatto sì che in questi primi giorni non sia successo ancora nulla di quanto prospettato. Ma la questione resta aperta e la destra israeliana spinge per «cogliere l’occasione» aperta dal piano presentato nel gennaio scorso da Donald Trump. E in questo dibattito si inserisce ora anche questa lettera aperta firmata da tutti i leader spirituali delle confessioni cristiane presenti a Betlemme. La città della nascita di Gesù è il luogo dove in assoluto i cristiani hanno sofferto di più a causa del conflitto in Terra Santa; e – come spiega nel dettaglio questa lettera – sarebbe ancora una volta destinata a pagare un prezzo molto alto se l’estensione della sovranità di Israele avvenisse nelle modalità prospettate dal piano di Trump. Di qui l’appello delle comunità cristiane locali: «Il mondo intraprenda azioni decisive e concrete per fermare questa ingiustizia e fornire le condizioni per ripristinare la speranza per un futuro di giustizia e pace».
Lettera aperta del clero cristiano dell’area di Betlemme.
Praticate il diritto e la giustizia, liberate l’oppresso dalle mani dell’oppressore, non fate violenza e non opprimete il forestiero, l’orfano e la vedova, e non spargete sangue innocente in questo luogo (Geremia 22: 3)
Scriviamo questa lettera nella nostra veste di leader spirituali delle varie comunità cristiane nell’area di Betlemme.
Il governo israeliano ha in programma di procedere all’annessione di altre terre palestinesi attualmente sotto occupazione. Secondo le indiscrezioni in nostro possesso, basate su dichiarazioni rilasciate dalle autorità israeliane, questo processo potrebbe avere inizio il 1 luglio. Per la Palestina, Betlemme e la sua popolazione Cristiana in particolare, questo nuovo processo di annessione sarà particolarmente catastrofico.
Poco dopo l’occupazione del 1967, Israele ha annesso più di 20.000 dunum (un dunum è pari a 1.000 m² ) di terre nelle parti settentrionali di Betlemme, Beit Jala e Beit Sahour, per la costruzione di insediamenti e colonie illegali. Ciò ha gravemente ostacolato la nostra capacità di crescere come comunità. Lo stato d’Israele ha già annesso uno dei siti religiosi cristiani più importanti di Betlemme, il monastero di Mar Elias, e ha separato Betlemme da Gerusalemme per la prima volta in duemila anni di storia cristiana in Terra Santa.
Le uniche aree vitali a disposizione della nostra comunità per lo sviluppo dell’agricoltura o semplicemente per il godimento della natura da parte delle loro famiglie, sono le valli di Cremisan e Makhrour, entrambe situate a ovest dei nostri centri abitati, sono attualmente sotto la seria minaccia di annessione da parte delle autorità israeliane. Detta circostanza avrà un impatto devastante sulla proprietà privata di centinaia dei nostri parrocchiani. La Valle di Cremisan ci è molto cara: vi ci conduciamo attività spirituali, C’è una scuola gestita dalle suore salesiane oltre alla presenza di un monastero storico.
Anche la campagna a ovest di Betlemme, è in serio pericolo. Qui i nostri parrocchiani coltivano le loro terre da generazioni e sempre qui che si trova la Tenda Delle Nazioni Nahhalin. Allo stesso tempo, e secondo le mappe originali del Piano USA, ci sono minacce reali anche contro la parte orientale di Betlemme, compresa l’area di Ush Ughrab di Beit Sahour, dove stiamo cercando da anni di dare attuazione ai nostri progetti di costruire un ospedale pediatrico per la comunità locale.
La nostra più grande preoccupazione è che l’annessione di queste aree, si tradurrà in un aumento dell’emigrazione dei nostri giovani.
La città di Betlemme, circondata dal muro e dagli insediamenti, sembra già una prigione a cielo aperto. Il progetto di annessione, vorrà dire che la prigione diverrà ancora più piccola, senza alcuna speranze per un futuro migliore.
Questo è un furto di terra! Stiamo parlando di terreni che sono in gran parte di proprietà privata e che le nostre famiglie hanno posseduto, ereditato e coltivato per centinaia di anni.
La maggior parte dei nostri parrocchiani ha perso la speranza nel potere temporale. Si sentono indifesi e privi di speranza. Circostanze eloquenti nelle parole di un parrocchiano questo mese mentre guardava la sua terra divorata dai bulldozer israeliani che preparavano il terreno per un ulteriore ampliamento del Muro: «È devastante! Guardare i bulldozer che distruggono la tua terra e non poterci fare nulla. Nessuno li ferma».
I nostri parrocchiani non credono più a che qualcuno si adopererà coraggiosamente per la giustizia e la pace e fermerà questa tremenda ingiustizia che si sta verificando davanti ai nostri occhi. I diritti umani dei palestinesi sono stati violati per decenni. La speranza è un pilastro della nostra fede, ma viene messa in discussione a causa delle azioni di coloro che affermano di prendersi cura dei cristiani in Medio Oriente. In pratica, l’annessione sarebbe l’ultimo colpo sferrato alla presenza cristiana in Palestina, così come alle aspirazioni nazionali a vivere in libertà, indipendenza, dignità e uguaglianza nella nostra patria in conformità con il diritto internazionale.
Nessuno può affermare di non conoscere le conseguenze dell’annessione per la Palestina in generale e Betlemme in particolare. Sentiamo il peso della storia sulle nostre spalle per continuare a mantenere la presenza cristiana nella terra dove tutto ha avuto inizio. Mentre continuiamo a riporre la nostra speranza e fiducia in Dio, invitiamo i leader di questo mondo a porre fine a questa grave ingiustizia. Rimaniamo, comunque, impegnati nella pace con giustizia e troviamo forza nel sostegno dato da molte persone in giro per il mondo e particolarmente quello dato da molte chiese. Speriamo che il mondo intraprenda azioni decisive e concrete per fermare questa ingiustizia e fornire le condizioni per ripristinare la speranza per un futuro di giustizia e pace che questa terra merita.
Fr. Hanna Salem – Chiesa Cattolica Latina dell’Annunciazione Beit Jala
Fr. Yacoub Abu Sada – Chiesa Melchita Cattolica “Theotokos” di Betlemme
Fr. Issa Musleh – Chiesa Greca Ortodossa degli antenati Beit Sahour
Fr. Bolous Al Alam – Chiesa ortodossa greca di Santa Maria Beit Jala
Fr. Suheil Fakhouri – Chiesa della Madonna dei Pastori Melkite Beit Sahour
Rev. Ashraf Tannous – Chiesa evangelica luterana della Riforma Beit Jala
Rev. Munther Isaac – Chiesa Evangelica Luterana del Natale di Betlemme e Chiesa Evangelica Luterana di Beit Sahour
(fonte: Mondo e Missione 09/09/2020)