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giovedì 29 marzo 2018

La libertà di errore degli eletti di Enzo Bianchi

La libertà di errore degli eletti

di Enzo Bianchi





Negli ultimi tempi la parola “discernimento” è molto presente sulle labbra dei cattolici, soprattutto dopo l’avvento di papa Francesco, il quale ha subito manifestato la sua convinzione che il discernimento è tra le operazioni più urgenti oggi nella chiesa, fino a indicarlo come tema del prossimo sinodo dei vescovi (“I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, ottobre 2018).

Ma l’operazione del discernimento è sempre stata presente nella vita della chiesa, a partire dal discernimento sulle persone in vista dell’assunzione di un ministero o di un incarico nella comunità cristiana. Proprio su questo discernimento delle persone vorrei soffermarmi, per esprimerne tutte le difficoltà, per delineare come può avvenire, ma senza nascondere che i risultati a volte possono essere in contraddizione con l’intenzione del discernimento. 
Nel discernimento delle persone nessuno è infallibile: si può sbagliare, e si può operare un discernimento che, lasciando intatta la libertà delle persone, si mostra catastrofico.

È bene a questo proposito ricordare il Vangelo: Gesù ha chiamato a sé, alla sua sequela, degli uomini che hanno risposto liberamente e positivamente, abbandonando tutto – famiglia e professione – per seguirlo. Già in questo, al di là della stilizzazione dei racconti evangelici, Gesù ha fatto discernimento, perché ci viene anche testimoniato che qualcuno voleva seguirlo ma lui glielo ha impedito, rimandandolo indietro. 

Più tardi, dopo una lunga condivisione di vita e di insegnamento donato, Gesù deve scegliere tra quel gruppo i dodici rappresentanti delle dodici tribù di Israele, il popolo di Dio scelto e benedetto: Gesù passa la notte in preghiera, pensando davanti al Padre, sotto la guida dello Spirito santo, suo compagno inseparabile, per discernere chi doveva scegliere e istituire in quel gruppo come “apostoli”. E al mattino “chiamò a sé quelli che voleva” e “ne fece dodici, perché stessero con lui e per mandarli a predicare” (Mc 3,13-14). Discernimento attraverso le tappe del conoscere-vedere (chiamare per nome), del pensare e pregare davanti a Dio, del decidere e compiere la scelta.

Ma i vangeli ci testimoniano che proprio tra quei dodici c’è un discepolo che tradirà Gesù, favorendo la sua cattura e dunque la sua passione e morte: Giuda Iscariota, messo all’ultimo posto della lista dagli evangelisti, eppure un uomo chiamato, scelto e amato da Gesù! 
Com’è stato possibile? Da un lato la scelta avviene comunque a partire da persone reali e non da profili ideali: si sceglie tra quelli che ci sono! D’altro lato, l’esito negativo della scelta è possibile perché il discernimento dell’elezione non toglie la libertà all’eletto, che può imboccare il cammino della de-vocazione, della rivolta, della negazione di tutta la vicenda condivisa con Gesù. Questo l’enigma del male, l’azione di satana in un discepolo di Gesù: impossibile da spiegare, comprendere, giustificare…

Questo evento della vita di Gesù dovrebbe essere maggiormente meditato, non solo nel suo esito finale. Sovente nella chiesa il papa o un vescovo scelgono collaboratori, nominano vescovi ausiliari che poi con il loro stile e la loro azione non solo si rivelano inadeguati rispetto al ministero loro affidato, ma anche in vera contraddizione con chi li ha scelti. Nel discorso alla curia dello scorso 21 dicembre, Francesco ha parlato di “traditori della fiducia” riposta in loro. Traditori che finiscono per portare divisioni, sconcerto e scandalo nella chiesa, e così oscurano l’intenzione di chi ha guardato a loro sperando da essi un aiuto e trovando invece inciampi, ribellioni e contestazioni.

Ormai anziano, avendo vissuto l’amicizia e la confidenza di vescovi tra i quali Michele Pellegrino e Carlo Maria Martini, posso testimoniare che questo è un rischio permanente nella chiesa. Il discernimento sulle persone a volte sfocia in un fallimento e in un travisamento delle intenzioni che erano alla base della scelta. Ma è giusto che sia così, come ci insegna la vicenda dei Dodici, perché la libertà lasciata dal Signore a ciascuno, sfugge anche ad un discernimento autorevole.