S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
12 marzo 2018
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
“No ai cristiani parcheggiati”
Saper «rischiare», non accontentarsi dell’«antipasto», ma superare le tiepidezze per «cogliere i segni e andare oltre» nel proprio percorso di fede per non restare «fermi», «parcheggiati» nella «mediocrità»: ecco il profilo del cristiano tracciato da Papa Francesco durante la messa celebrata lunedì mattina, 12 marzo, a Santa Marta.
«I galilei accolsero Gesù perché avevano sentito dei tanti miracoli che aveva fatto altrove e hanno pensato: “ne farà qui altrettanti, ci farà del bene: che venga, ci farà bene a tutti”» ha affermato Francesco riferendosi al passo del Vangelo di Giovanni (4, 43-54) proposto dalla liturgia. Così, ha fatto notare il Papa, quando quel funzionario del re in Galilea «si è avvicinato per chiedere aiuto per il figlio malato, Gesù sembra perdere la pazienza», tanto da dirgli: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Insomma, «gli rimprovera» il fatto che «il principale segno è il prodigio» e che «con questo» sono tutti «contenti» e solo così credono. Però, dice il Signore, «non andate oltre, non camminate oltre: dov’è la vostra fede?». Perché, ha spiegato Francesco, «vedere un miracolo, un prodigio e dire “tu hai la potenza, tu sei Dio” è sì un atto di fede, ma piccolino così». Del resto, ha spiegato il Papa, guardando Gesù «è evidente che quest’uomo ha un potere forte, ma lì incomincia la fede e poi deve andare avanti: dove è il tuo desiderio di Dio?». Perché «la fede è questo: avere il desiderio di trovare Dio, di incontrarlo, di essere con lui, di essere felice con lui».
La prima lettura, ha affermato il Pontefice riferendosi al brano del profeta Isaia (65, 17-21), «ci aiuta a capire cosa fa il Signore, qual è il grande miracolo del Signore». In realtà «quello che ha fatto Gesù è un inizio, è un segno; ma qual è il miracolo? Qual è la cosa nella quale noi dobbiamo credere, senza vedere dei segni?». Lo spiega il Signore: «Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra; si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare. Il suo popolo sarà per il gaudio e io godrò nel mio popolo». Dunque, ha proseguito il Papa, «il Signore attira il nostro desiderio a questa gioia, a questa gioia di essere con lui». E «Gesù rimprovera quelli che si fermano — “sì, credo” — e non vanno avanti».
Così «quando il Signore passa nella nostra vita e fa un miracolo in ognuno di noi, e ognuno di noi sa cosa ha fatto il Signore nella sua vita, lì non finisce tutto: questo è l’invito ad andare avanti, a continuare a camminare, a “cercare il volto di Dio” dice il salmo, a cercare questa gioia». Il segno è «l’inizio e si capisce che Gesù sia un po’ impaziente — non dico si arrabbi, ma sia impaziente — quando vede che la gente si ferma al primo passo».
«A me — ha confidato Francesco — capita di pensare: cosa pensa Gesù, cosa sente Gesù con i cristiani che non camminano, che non vanno oltre, che si fermano al primo passo, alla prima grazia ricevuta?». Insomma, cosa pensa Gesù davanti a un cristiano che dice: «Sì, mi sono sistemato, porto una vita cristiana avanti bene, vado a messa la domenica, mi confesso ogni mese, faccio qualche opera di carità, tutto bene e mi fermo lì?». Perché, ha rilanciato il Papa, «ci sono tanti cristiani fermi che non camminano, cristiani insabbiati nelle cose di ogni giorno — buoni, buoni! — ma non crescono, rimangono piccoli». Sono «cristiani parcheggiati», che «si parcheggiano, cristiani ingabbiati che non sanno volare con il sogno a questa cosa bella alla quale il Signore ci chiama».
Ecco che, ha suggerito il Pontefice, «ognuno di noi può domandarsi: Com’è il mio desiderio? Mi sento sazio nel desiderio con la vita che porto o cerco di andare avanti, anche con difficoltà, con delle prove, sempre più, più, più, perché il Signore è questo più, più, più?». Ed «è questa gioia, questo godere insieme e ci aspetta con questo». Dunque, ha proseguito il Papa, è bene domandarsi: «Cerco il Signore così o ho paura o sono mediocre?». C’è la tentazione di rispondere: «io mi sento soddisfatto con questo...», proprio «come quell’uomo che va al banchetto, che si sazia degli antipasti e poi torna a casa: sciocco, tu non sai che il meglio viene dopo!». E non ha senso dire che «per me gli antipasti sono sufficienti».
«Custodire il proprio desiderio, svegliarlo: questo è il titolo di una bella lettera che alcune settimane fa ha scritto un vescovo italiano ai suoi preti». Questo «custodire il proprio desiderio» vuol dire «non sistemarsi troppo, andare un po’ avanti, rischiare».
Perché «il vero cristiano rischia, esce dalla sicurezza» ha ricordato il Pontefice ripetendo le parole bibliche: «Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra; si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare. Io esulterò nel mio popolo, godrò nel mio popolo». E se «questo è quello che ci aspetta», è opportuno chiedersi se «cammino verso questo o rimango così, tiepido, senza forza». E ancora, «qual è la misura del mio desiderio: l’antipasto o tutto il banchetto?».
In conclusione, Francesco ha invitato a meditare su questa verità. «E chiediamo al Signore — ha esortato — la grazia della magnanimità, di rischiare, andare avanti: che il Signore ci dia questa grazia».
(fonte: L'OSSERVATORE ROMANO)
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