Difensori del tempio di Dio, quello vero
don Giovanni Berti
Commento al Vangelo della III domenica di Quaresima Anno B
(Vangelo di Giovanni 2,13-25)
04/03/2018
Il Tempio di Gerusalemme, luogo dove si svolge oggi il racconto del Vangelo, oggi è praticamente scomparso. L’enorme struttura costruita da Erode il grande, voluta per celebrare più la sua grandezza di re-fantoccio dei romani che Dio, è stata praticamente rasa al suolo dai romani stessi, al termine delle rivolte “indipendentiste” dei Giudei. Oggi rimane solo un enorme terrapieno che con il tempo è stato occupato da importanti edifici islamici come la Moschea dalla Cupola d’oro e la moschea di Al-Aqsa. Tutta l’attuale città antica di Gerusalemme è l’icona di guerre e distruzioni continue, di continui cambiamenti lungo la storia di sovranità tra ebrei, musulmani e cristiani. La città, che è la sintesi delle tre grandi Religioni monoteistiche, è la sintesi anche di cosa significa la guerra e la distruzione che la accompagna.
La guerra è l’offesa più grande che si possa fare alla creazione di Dio, al suo progetto sulla storia dell’uomo. La guerra che è sempre motivata da interessi di potere ed economici, arriva a distruggere e annientare ogni cosa e soprattutto l’uomo.
L’uomo per Dio è il vertice della sua creazione, e nell’umanità Dio pone la sua stessa faccia. L’uomo è davvero la cosa più vicina al Creatore.
Gesù nell’episodio del Vangelo di Giovanni entra nel Tempio di Gerusalemme che era stato costruito per essere la dimora di Dio sulla terra ed era segno della sua presenza nella storia umana. Il Tempio era sacro perché pieno di Dio. Ma con il tempo era stato trasformato in un luogo di scambi economici per esigenze del culto, che prevedeva offerte e compravendite. La “casa di Dio” era stata trasformata in casa del denaro e della religione di facciata. Anche se rimaneva un luogo magnifico dal punto di vista architettonico (con lunghissimi colonnati, ampie piazze, enormi edifici), per Gesù era diventato irriconoscibile.
Il gesto forte e provocatorio di Gesù di cacciare tutto quello che deturpava il Tempio, è in realtà un gesto simbolico che vuole andare oltre il Tempio stesso. A Gesù sta a cuore il luogo dove Dio abita e dove si può incontrare. Ovviamente non sta pensando ad un edificio, come era nella religione ebraica del suo tempo e nelle religioni pagane. Il Maestro sta pensando proprio all’uomo, all’umanità. Gesù come uomo mostra che Dio abita proprio nell’essere umano. È l’uomo, ogni uomo, il vero “tempio” sacro di Dio, a cominciare da lui stesso.
È questo il senso delle parole sulla distruzione del Tempio e della sua ricostruzione in tre giorni. Gesù, come ci aiuta a capire l’evangelista, parla del Tempio del suo corpo, cioè di lui stesso come essere umano, e da lui fino ad ogni altro essere umano in ogni luogo e tempo.
Sembra però che questa lezione sul vero luogo dove abita Dio non sia stata ancora compresa.
Ancora oggi gli esseri umani, specialmente quelli più piccoli e poveri (che per Gesù stesso sono i più simili a lui), sono oggetto di offesa, vittime della guerra e trattati come merce di scambio.
Gesù che si arrabbia vedendo il luogo simbolo di Dio trattato come mercato, anche oggi da questa stessa pagina del vangelo ci urla la sua rabbia nel vedere come trattiamo male la “casa del Padre”, cioè l’uomo.
Le immagini di questi giorni dei bambini colpiti dalle bombe nella guerra interminabile della Siria e di tutte le altre guerre, non possono lasciarci indifferenti. Come cristiani, cioè come rappresentanti di Cristo in terra oggi (noi siamo il suo corpo!), abbiamo il dovere di indignarci e di non tacere.
Se anche a noi come per il Maestro, sta a cuore la sacralità di Dio, non possiamo che prendere posizione sulla distruzione dell’uomo, sulla violenza verso i più piccoli, sulla profanazione dell’umanità ad opera di guerre causate da interessi economici e di potere.
Gesù parla anche di resurrezione dopo la distruzione. È un messaggio di speranza che dobbiamo cogliere insieme alla denuncia della violenza sull’uomo. L’ultima parola alla fine comunque sarà la resurrezione e la vita. Quindi non dobbiamo rassegnarci alle guerre e chiudere gli occhi. Se crediamo veramente nel vangelo, allora sappiamo che alla fine di tutto c’è la vittoria di Cristo sulla morte. Questo motiva ancora di più il nostro “zelo” per difendere e amare la vera casa di Dio: l’essere umano.
Il grande Tempio di Gerusalemme è scomparso da secoli e di questo luogo non rimangono che una spianata e poche pietre nelle fondamenta. Ma Dio non abita li. Dio continua ad abitare nell’uomo, nel povero, nel bambino, nell’indifeso. Questo tempio continua a rimanere e siamo chiamati con Gesù a prendercene cura.