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domenica 1 ottobre 2017

Il pranzo del Papa a Bologna con 1400 “ospiti” nella chiesa di San Petronio - Quei poveri che pranzano in chiesa, e l’accusa di “profanazioneˮ (commenti, testo e foto)

Quei poveri che pranzano in chiesa, e l’accusa di “profanazioneˮ
I commenti per gli “ultimiˮ a tavola con il Papa in San Petronio. Avveniva agli inizi del cristianesimo. Accadeva anche a Roma, con Gregorio Magno che serviva a tavola. E nel V secolo si tenne un pranzo per i poveri a San Pietro ammirato da Paolino da Nola
Il Papa a pranzo con i gli “ultimi” di Bologna nella basilica di San Petronio (© L’Osservatore Romano)
Papa Francesco lo aveva detto poco prima durante l’incontro all’Hub Regionale di Bologna: «Da lontano possiamo dire e pensare qualsiasi cosa, come facilmente accade quando si scrivono frasi terribili e insulti via internet». È accaduto anche nel caso della decisione dell’arcivescovo Matteo Zuppi di far mangiare un migliaio di i poveri con Papa Francesco all’interno della basilica di San Petronio. 

Commentatori, giornalisti e “hatersˮ di professione, insieme a siti sedicenti cattolici, non si sono limitati a dissentire dalla scelta (critica del tutto legittima), ma hanno come spesso accade esasperato i toni, tirando in ballo addirittura la parola «profanazione». Nessuna sorpresa: se si è arrivati a dare dell’eretico al Pontefice sulla base di presunte eresie che lui mai ha scritto o pronunciate, anche un pranzo con poveri e disagiati sotto le volte di una chiesa può venire presentato come un atto eversivo e gravissimo, un affronto alla sacralità del luogo e un’offesa - anzi una profanazione - del Santissimo Sacramento. 

È l’ennesimo esempio di “tradizionalistiˮ che pur di trovare la loro quotidiana accusa contro il Papa dimenticano (o ignorano) la tradizione e la storia della Chiesa. Il Vangelo è pieno di scene che descrivono Gesù a tavola: proprio il suo sedersi a mensa con pubblicani e peccatori provoca scandalo. La stessa eucaristia viene istituita attorno a una tavola imbandita per la cena. San Giovanni Crisostomo, Padre della Chiesa venerato dalle chiese cattolica e ortodossa, scriveva: «Vuoi onorare il Corpo di Cristo? Non trascurarlo quando si trova nudo. Non rendergli onore qui nel tempio con stoffe di seta, per poi trascurarlo fuori, dove patisce freddo e nudità. Colui che ha detto: “Questo è il mio Corpoˮ, è il medesimo che ha detto: “Voi mi avete visto affamato e non mi avete nutritoˮ, e “Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avete fatto a meˮ... A che serve che la tavola eucaristica sia sovraccarica di calici d’oro, quando Lui muore di fame? Comincia a saziare Lui affamato, poi con quello che resterà potrai ornare anche l’altare». 

Queste parole di Giovanni Crisostomo attestano il legame indissolubile tra il servizio all’altare, l’eucaristia e la carità, l’amore per gli altri e per i poveri, come si legge in un numero del 2009 della rivista teologica (non certamente eversiva) Communio: «Un legame sottolineato nelle Scritture così come il tema del banchetto messianico, in cui gli ultimi saranno saziati». 

È ovvio che il pranzo in chiesa - come quello che tradizionalmente offre la Comunità di Sant’Egidio ai poveri il giorno di Natale nella basilica di Santa Maria in Trastevere - rimane un evento eccezionale, dato che si tratta di un luogo destinato alla liturgia e alla preghiera. Ma il gesto compiuto oggi da Francesco in San Petronio a Bologna è molto più tradizionale di quanto si pensi o di quanto dicano quanti lo accusano di «profanazione». 

Il pranzo in comune era frequente nelle prime generazioni cristiane e accompagnava la riunione della comunità fin dai tempi apostolici. Narra san Giovanni Crisostomo: «Nelle chiese c’era un’usanza ammirevole: i fedeli, riunitisi, una volta ascoltata la Parola di Dio, partecipavano tutti alle preghiere di rito e poi ai santi misteri. Alla fine della riunione, invece di tornare subito a casa, i ricchi, che si erano preoccupati di portare provviste in abbondanza, invitavano i poveri e tutti si sedevano a una stessa tavola, apparecchiata nella chiesa stessa e tutti senza distinzione mangiavano e bevevano le stesse cose. Si comprende come la tavola comune, la santità del luogo, la carità fraterna che si manifestava dappertutto diventavano per ognuno fonte inesauribile di gioia e di virtù». 

Non mancano, ricostruisce Communio, disposizioni dettagliate per questi pranzi, cui spesso partecipa anche il vescovo, tanto da suggerire l’immagine di una sorta di una «liturgia della carità». Anche Gregorio Magno, Vescovo di Roma alla fine del IV secolo, apre le porte della Chiesa per far mangiare i più poveri, in un momento difficile per la sua città, segnata da violenze e da situazioni di bisogno estremo. Papa Gregorio allestisce il “triclinium pauperumˮ, una mensa per i poveri, nell’oratorio di Santa Barbara, accanto alla sua residenza al Celio. Al centro della piccola chiesa venne costruito un grande tavolo di marmo dove lui stesso, il Papa, ogni giorno, serve il pasto a dodici poveri. 

Anche la basilica di San Pietro - non quella attuale, ma quella precedente costantiniana - ha visto pranzi simili. San Paolino da Nola, vissuto tra il IV e il V secolo, racconta un pranzo per i poveri offerto nella basilica di San Pietro in Vaticano dal senatore romano Pammachio. Il senatore, convertitosi al cristianesimo, offrì un pranzo in memoria della moglie scomparsa. Il vescovo Paolino con queste parole loda e sostiene l’opera dell’amico: «Tu radunasti nella basilica dell’Apostolo (Pietro, ndr) una moltitudine di poveri, patroni delle anime nostre, che per tutta la città di Roma chiedono l’elemosina per vivere... Mi sembra di vedere tutte quelle moltitudini di gente misera affluire a sciami in grandi schiere, fino in fondo all’immensa basilica del glorioso Pietro... che lieto spettacolo era quello». 

Chi oggi parla a sproposito di «profanazione» sta dunque dando del «profanatore» non soltanto all’attuale Pontefice e all’attuale arcivescovo di Bologna. Ma a molti dei loro predecessori, santi compresi. Dimenticando che ci sono occasioni particolari in cui nelle chiese, per essere benedetti prima del Palio di Siena, entrano persino i cavalli.
(fonte: Vatican Insider articolo di Andrea Tornielli)

... Le maestose volte gotiche della basilica di San Petronio, luogo simbolo laico e religioso della città di Bologna, fanno da cornice al pranzo che Papa Francesco condivide con 1400 “ospiti” in una delle tappe più significative dell’intera visita nel capoluogo emiliano. Sono gli “ultimi”, gli abitanti di quelle «periferie», geografiche ed esistenziali, che per Bergoglio rappresentano invece il «centro» da cui tutto inizia: poveri, homeless, rifugiati, disabili, anziani abbandonati, ex tossicodipendenti, persone con disturbi psichici, individuati fra diverse realtà e associazioni, enti, parrocchie, di ispirazione cristiana e non solo. 

Tutti si ritrovano braccio a braccio con il Pontefice e l’arcivescovo Matteo Zuppi nelle grandi tavolate bianche allestite dalla Caritas diocesana che trasforma così la basilica conosciuta come la sesta più grande d’Europa (quarta in Italia dopo San Pietro e il Duomo di Milano e di Firenze) in un refettorio dove consumare un «pranzo di solidarietà». Pranzo durante il quale, afferma Francesco nel suo saluto iniziale, «possiamo condividere il nostro pane quotidiano». Che non è solo il cibo offerto da chef e ristoratori bolognesi, ma anche quello «più prezioso» che è «il Vangelo, la Parola di quel Dio che tutti portiamo nel cuore, che per noi cristiani ha il volto buono di Gesù». 

Bergoglio fa consegnare a tutti un Vangelo: «È per voi! È rivolto proprio a chi ha bisogno! Prendetelo tutti e portatelo come segno, sigillo personale di amicizia di Dio che si fa pellegrino e senza posto per prepararlo a tutti», sottolinea. Nella società probabilmente state ai margini, ma «oggi - dice ai suoi ospiti - siete al centro di questa casa. La Chiesa vi vuole al centro. Non prepara un posto qualsiasi o diverso: al centro e assieme». Perché «la Chiesa è di tutti, particolarmente dei poveri» e tutti «siamo degli invitati, solo per grazia». «Siamo dei viandanti, dei mendicanti di amore e di speranza, e abbiamo bisogno di questo Dio che si fa vicino e si rivela nello spezzare del pane».







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Papa Francesco fa pauperismo? 
Solo sciocchezze di chi non conosce la Parola Dio 
contenuta nelle Sacre Scritture
Fr. Egidio Palumbo, Carmelitano