"Un cuore che ascolta - lev shomea"
"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino
XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Vangelo:
Il Comandamento dell'amore, verso Dio e verso il prossimo, è il cardine attorno al quale ruotano il Vangelo e tutta la Storia della Salvezza; è la risposta alla domanda del Dottore della Legge (e alla nostra) su cosa bisogna fare per avere in eredità la Vita Eterna ossia per vivere della stessa vita del Padre. Il Comandamento dell'amore definisce la verità dell'uomo nella sua relazione con Dio, con i fratelli e con se stessi; è talmente grande che non ammette sconti, tagli, compromessi e aggiustamenti di alcun genere nella maniera più assoluta; è un amore perfetto cioè totale, che coinvolge tutti gli ambiti dell'esistenza umana: Il Cuore, cioè la coscienza, con le decisioni vitali che prendiamo; la Vita, in ogni suo aspetto e manifestazione; la Forza, che sono i beni materiali e quelli spirituali; la Mente, cioè la capacità che abbiamo di saper leggere dentro ogni situazione. In apparenza i Comandamenti sembrano essere due, ma in realtà è uno solo e inscindibile, per questa ragione l'autore della Prima Lettera di Giovanni può scrivere: «Chi non ama suo fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4,20). L'amore per Dio del Sacerdote e del Levita, che si rende visibile nel culto al Tempio e nella maniacale ossessione per la purità rituale, è una confezione vuota, anche se bella da vedere, un involucro colmo di gesti e di belle parole, ma senza nessun valore agli occhi di Dio. Se non ci chiniamo sulle ferite sanguinanti dei fratelli, impiegando tempo, risorse e usando loro misericordia, e non ci lasciamo coinvolgere dall'eretico Samaritano, che è Gesù, «siamo come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna» (1Cor 13,1). La risposta di Gesù alla domanda del dottore della Legge: «Chi è il mio prossimo?» è ancora più sorprendente: «Tu fatti prossimo!»