TONIO DELL'OLIO
Verità per Paolo Dall'Oglio
Per quel che può contare vogliamo unire anche la nostra flebile voce a quella di Francesca e Giovanni Dall'Oglio, rispettivamente sorella e fratello di Paolo, che hanno chiesto di dare vita a una Commissione parlamentare d'inchiesta che faccia luce sulla sorte del gesuita italiano.
Finora nessuna delle voci raccolte in questi anni ha trovato conferma e il governo siriano non ha mai fornito una versione dei fatti che fosse il risultato di un'inchiesta credibile e verificabile. In questo senso un'iniziativa ufficiale del Parlamento italiano potrebbe portare a qualche risposta da chi ha il dovere di fornirla. Nella lettera inviata ai presidenti dei due rami del Parlamento, ai presidenti delle Commissioni competenti (Esteri, Copasir) e al ministro degli esteri, si legge: "Noi riteniamo che l'istituzione di una Commissione parlamentare che coinvolge tutto il Parlamento e che, ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria, sia l'ultimo strumento che, anche per la sua rilevanza politica, potrebbe permettere di arrivare alla verità". Paolo Dall'Oglio ha investito ogni suo respiro per aprire le anime di cristiani e musulmani alla convivialità e pertanto avvertiamo il dovere morale di restituirgli almeno parte del debito che abbiamo contratto verso di lui.
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Riccardo Cristiano
Una commissione parlamentare indaghi
sulla scomparsa nel buio di Paolo Dall’Oglio
Lo chiedono Francesca e Giovanni Dall’Oglio, fratello e sorella del gesuita romano sequestrato dall’Isis a Raqqa nel luglio 2013. Mai nessuno però ha rivendicato il sequestro, ancor meno la sua possibile esecuzione. Una macabra consuetudine per gli uomini di al-Baghdadi. Perché?
Il 29 luglio prossimo saremo a nove anni dal sequestro di padre Paolo Dall’Oglio; serve una commissione parlamentare d’inchiesta per capire cosa è accaduto al gesuita italiano.
Ecco cosa scrivono: “Chiediamo al Parlamento di adoperarsi per l’istituzione di una Commissione Parlamentare d’Inchiesta al fine di indagare su quanto accaduto al proprio fratello del quale non si hanno più notizie dal 29 luglio 2013 quando è stato visto per l’ultima volta nella città di Raqqa in Siria. La richiesta di chiarimenti ufficiali e di indagini è, a parere dei sottoscritti, ormai ineludibile, sono trascorsi quasi nove anni dal lontano 29 luglio 2013 e da allora non sono mai state date a noi famigliari notizie su quanto è accaduto a nostro fratello. Noi riteniamo che l’istituzione di una Commissione Parlamentare che, coinvolge tutto il Parlamento e che ai sensi dell’articolo 82 della Costituzione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria, sia l’ultimo strumento che, anche per la sua rilevanza politica, potrebbe permettere di arrivare alla verità”.È quello che chiedono Francesca e Giovanni Dall’Oglio, fratello e sorella del gesuita scomparso nel nulla ormai nove anni fa. Lo fanno con una lettera indirizzata alle massime autorità governative e parlamentari: al Presidente del Consiglio, Draghi, ai Presidenti di Senato e Camera, Casellati e Fico, al ministro degli esteri, Di Maio, alla presidente della Commissione esteri del Senato, Stefania Craxi e al presidente del Copasir, D’Urso.
Indagare davvero sul caso Dall’Oglio vorrebbe dire anche ricostruire qualcosa dei tanti fili che hanno sconvolto e continuano a sconvolgere l’Europa da allora a oggi.
Infatti così facendo si comincerebbe a mettere il dito su un punto rimosso dalla diffusa certezza che Dall’Oglio sia stato ucciso dai suoi sequestratori, l’Isis. Ma allora perché i signori del terrore e dell’orrore non hanno rivendicato la loro azione contro un infedele? Non lo hanno fatto perché lo temevano? E allora perché lo hanno sequestrato? Forse volevano un riscatto? Lo hanno ceduto? A chi? E se non fossero riusciti né a ottenere un riscatto né a cederlo quando lo avrebbero ucciso? O forse diversi soggetti volevano solo che sparisse senza che si sapesse nulla del suo destino in modo da fermare proteste e favorire la rimozione silenziosa di uno degli uomini più amati in tutta la Siria?
La ridda di voci su di lui è incredibile, una giungla. Moltissimi hanno detto di aver parlato con chi sapeva che era stato ucciso, ma non è emerso alcun testimone diretto. Di più: un emiro dell’Isis ritenuto presente al quartier generale dell’Isis quando il gesuita vi avrebbe fatto ingresso per chiedere il rilascio di alcuni ostaggi è da anni a casa sua, a Raqqa, ma nessuno lo ha mai interrogato: né le autorità curde né quelle della coalizione anti Isis. Perché? Questo comportamento si può capire per le difficoltà di gestione del territorio, ma può anche prendere rilievo quanto afferma l’amico di Paolo che lo avrebbe visto per ultimo prima del sequestro: Paolo per lui portava una lettera della leadership del Kurdistan iracheno all’Isis! Un tentativo di evitare le fiamme spaventose che giunsero. È vero? Forse da Erbil si potrebbe sapere. E allora viene da chiedersi perché la sua salma non è stata adeguatamente cercata nelle tantissime fosse, individuali o comuni, rinvenute nei pressi di Raqqa. E le altri voci, che lo danno ucciso a Deir Ez-Zowr o detenuto altrove? Cosa si può sapere al riguardo?
Porre questo problema vuol dire chiedere qualche certezza su un dramma italiano che l’Italia sembra aver rimosso con troppo velocità. Non si ricorda spesso che Dall’Oglio era un cittadino italiano. Ma toccare il mistero Dall’Oglio vuol dire toccare il mistero rimosso e nascosto del dramma di milioni e milioni di siriani, che nel 2015, quando è intervenuta nel conflitto la Russia, ha sconvolto l’Europa con la sconvolgente ondata di deportati dal regime e alleati che è giunta attraverso la rotta balcanica nei nostri Paesi.
La verità su Dall’Oglio è parte integrante di verità profonde che riguardano non la conquista della Siria da parte di grandi potenze ma l’esportazione del metodo-Siria nel mondo.
(fonte: Formiche 06/07/2022)