Enzo Bianchi
Il Papa emerito non è in clausura
La Repubblica - 18 luglio 2022
Siamo ormai abituati alle voci che cercano di fare opera di divinazione riguardo alle possibili dimissioni di Papa Francesco. La venerabile età di 85 anni, il recente ricovero in ospedale per un intervento non facile, la deambulazione divenuta visibilmente faticosa e il ricorso alla carrozzina per gli spostamenti, anche se accompagnati da una mente e uno spirito lucido e vigilante, provocano il “chiacchiericcio” non solo dei media ma anche del mondo ecclesiale. Papa Francesco è perciò intervenuto alcune volte con parole chiare: per ora non pensa di dimettersi, ma in obbedienza al Signore e al suo discernimento lo farà quando giudicherà che il suo stato di salute pregiudichi il ministero di successore di Pietro.
Per molti cattolici le dimissioni di Papa Benedetto hanno provocato un forte disagio, e anche ora le dimissioni di Francesco rischierebbero di essere male accolte, specie nella prospettiva della presenza di due papi emeriti. Per questo si imporrebbe con urgenza una meditazione da parte della comunità cristiana proprio sulla figura del papa, per poterla leggere e viverne la presenza e il servizio in modo evangelico; ma per ora si preferisce non avviare la riflessione.
Il papa è il vescovo di Roma innanzitutto e come tale è il successore dell’apostolo Pietro. È suo successore a partire dalla sua elezione e finché sta sulla cattedra di Pietro, ma cessa di esserlo (il ministero petrino è una funzione, non un sacramento) con le sue dimissioni o la sua morte. E perché questo fatto della cessazione del ministero petrino sia chiaro per tutta la chiesa occorre certamente ordinare giuridicamente le dimissioni e la situazione del papa emerito. Ma soprattutto si rende necessario un mutamento nella mentalità dei cattolici, che hanno sacralizzato il papa a tal punto da non essere capaci di accettare l’assenza della sua autorità e del suo essere papa, quando parla, scrive e agisce dopo aver lasciato la cattedra di Pietro.
La sindrome dell’antipapa continua a essere presente nella chiesa cattolica: questo è il problema in nome del quale si vigila, si controlla il papa emerito, pronti a criticarlo, censurarlo, oppure a sequestrarlo in contrapposizioni ecclesiali. Si vorrebbe il papa emerito in un monastero, farlo diventare un claustrale, renderlo muto. Ma un emerito non può “suicidarsi”, non può chiudersi nel silenzio, non scrivere, non annunciare il Vangelo!
Abbiamo visto come è stato trattato Benedetto XVI da emerito: gli si è impedito preventivamente e quasi imposto di non parlare. Ma ciò che dovrebbe essere consentito a un papa emerito è l’equivalente di ciò che è permesso a un vescovo emerito: è giusto che non intervenga nel governo della chiesa, che ormai appartiene al nuovo papa, ma lo si lasci nella libertà di dire ciò che pensa, e i cattolici imparino ad accettare che resta vescovo ma non governa più la chiesa. Certamente il papa emerito dovrà lasciare tutte le insegne pontificie, i palazzi pontifici e le sedi della cattedra romana, ma non deve finire i suoi giorni in una sorta di prigionia e di clausura.
Papa Francesco sarà capace di fissare giuridicamente questa situazione inaugurata da Papa Benedetto, e se diventa emerito saprà essere vescovo della chiesa cattolica senza mai interferire con la missione di chi sarà eletto papa dopo di lui. Ma i cattolici imparino a non instaurare pressioni o concorrenze tra chi svolge un ministero e chi lo ha deposto per obbedienza al suo Signore.
(fonte: blog dell'autore)