perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della domenica
a cura di Santino Coppolino
XXI Domenica del Tempo Ordinario (ANNO A)
Vangelo:
Riconoscere in Gesù «il Messia, il Figlio del Dio Vivente» conferisce a Pietro il primato sulla comunità, ma è un primato che va vissuto nell'amore e nel servizio. Lungo il corso della bimillenaria storia della Chiesa, il primato petrino è stato inteso ed esercitato in modi differenti, molto spesso frainteso e malinteso, con o senza colpa. L'autorità nella Chiesa ha bisogno di continua purificazione, essa va vissuta non come esercizio del potere, ma come assunzione di responsabilità. Pietro purtroppo è «bar Jona - figlio di Giona», e come suo padre, fugge le conseguenze dell'amore misericordioso del suo Maestro. Egli non accetta un Messia debole e indifeso che si consegna inerme nelle mani degli uomini, rifiuta categoricamente un Dio che ama ed usa misericordia verso tutti, compresi i pagani e i carnefici del suo Figlio, per questo tenterà di dissuaderlo dall'andare a Gerusalemme (16,22). Gesù è certamente il Messia, ma non il dominatore e lo sterminatore di nemici atteso da certa tradizione giudaica. Per Gesù il potere è ontologicamente diabolico (cf.4,1-11). I Figli di Dio invece sono coloro che seguono il loro Maestro e Signore nell'amore e nel servizio ai fratelli, sono le «pietre viventi edificate come edificio spirituale sulla Pietra viva scartata dagli uomini» (1Pt 2,4-5). Essi sono coloro che sono immuni dal «lievito di farisei e sadducei» (16,6), veleno mortale che intossica la vita e le relazioni tra gli uomini e che impedisce di scorgere negli altri i fratelli da amare.