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giovedì 20 agosto 2020

San Bernardo di Chiaravalle: Pellegrino dell’Assoluto al servizio dei fratelli

Pellegrino dell’Assoluto al servizio dei fratelli


San Bernardo monaco contemplativo sulle strade del mondo

Entrato a 21 anni, nel 1111, nel monastero di Citeaux — da poco fondato e impegnato in una opera di riforma che si proponeva di recuperare la freschezza originaria della Regola benedettina — Bernardo diventerà ben presto abate della nuova fondazione di Clairvaux che, sotto la sua guida, assurgerà al rango di centro propulsivo della cristianità. Per ottenere un appoggio decisivo alle proprie iniziative, vescovi e Papi, principi, re e imperatori si rivolgeranno a lui che, pur dedito alla diuturna ricerca di Dio, si dimostrerà non meno attento ai problemi del suo tempo. In Bernardo, infatti, l’ardente contemplativo si fonderà naturalmente col formidabile uomo d’azione, tanto che egli stesso finì con l’autodefinirsi ironicamente «la chimera del secolo, il monaco contemplativo che è sempre sulle strade del mondo». Siamo dunque di fronte a una personalità complessa e poliedrica, che — grazie alla sua profonda esperienza di Cristo e della Chiesa — ha segnato profondamente il XII secolo, sia dal punto di vista ecclesiastico che civile.

Nella lettera enciclica Doctor mellifluus, Pio XII aveva definito Bernardo «l’ultimo dei Padri e non inferiore ai primi», in quanto — sulla scia dei grandi padri della Chiesa — l’abate di Clairvaux non aveva mai dissociato la scienza cristiana dall’esperienza di fede. Il “sapere” era per lui intimamente connesso col “gustare”, e nello scrutare il mistero di Dio, accanto all’intelletto, giocavano in lui un ruolo decisivo l’affetto e il desiderio. Di fatto, sono soprattutto questi ultimi a veicolare la ricerca del vero Bene, il Dio-Amore, nel quale il credente può trovare appagamento, e il commento di Bernardo al Cantico dei Cantici, il poema del desiderio e della ricerca amorosa di Dio, va proprio in questa direzione. Questa fusione di teologia, mistica e vita, dove l’elemento raziocinante, accompagnato dai moti del cuore e dello spirito, non si discosta mai dalla percezione del mistero di Dio presente in ogni ambito dell’esistenza — del pensare come dell’operare — ha ancora molto da dire a noi, oggi.

Visione antropologica

Su questo sfondo, desidero soffermarmi — tra i tanti — su tre aspetti che attraversano il pensiero e l’azione di Bernardo. Il primo riguarda la sua visione antropologica, che si rifà fondamentalmente a quella cristiana, secondo la quale in ogni essere umano è impressa l’immagine di Dio. Tuttavia, per far emergere questa immagine e preservarla dalle deformazioni causate dal peccato, il credente deve intraprendere un cammino di conoscenza di sé alla luce del Cristo, il quale, con la sua incarnazione, ha reso visibile il volto di Dio Padre. È dunque grazie all’adesione amorosa a Cristo Gesù che l’essere umano può entrare in contatto con la bellezza trasparente della Grazia, riscoprire la propria somiglianza con Dio e — indipendentemente dal proprio stato di vita — sentirsi spronato a fecondare il tempo e la storia con la forza luminosa del Vangelo. Il senso profondo dell’esistenza umana consiste, dunque, nel suo essere orientata, col concorso della libera volontà, verso l’Amore di Dio concretizzatosi in Cristo Gesù. Di qui l’affermazione di Bernardo: «Consentire ed essere salvi sono la stessa cosa», che ci conferma come la sua sia un’antropologia esistenziale profondamente teologica e cristocentrica, costruita a partire da Dio e attorno a Dio, il quale ha reso visibile e concreto il suo amore nel Figlio suo Gesù. A questo amore incarnato, gratuito e senza misura, il credente è chiamato a corrispondere con un amore che — per quanto imperfetto — ne imiti la gratuità: «Amo perché amo — scrive Bernardo —, amo per amare». Dalla genuinità di questo amore dipende la capacità di contrastare ogni forma di chiusura egoistica e di aprirsi alla rettitudine e alla ricerca del bene attraverso la carità.

Di fronte al creato

Un secondo aspetto riguarda l’approccio al creato. Bernardo lo considerava una “seconda Bibbia”, un luogo, cioè, nel quale Dio, anziché con le parole della rivelazione scritta, comunica tramite gli elementi della natura, frutto della sua mano creatrice. Scrive: «Troverai di più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà». Chiaramente non si tratta di ecologismo ante litteram, ma della profonda consapevolezza che anche il creato ha una sua precisa collocazione nel disegno divino di salvezza. Ora, nel cambiamento d’epoca che stiamo vivendo, sempre più tecnologizzato, controllato e sterilizzato, nel quale la realtà virtuale rischia di prendere il sopravvento, l’esortazione di Bernardo ci rammenta che ogni essere vivente — in particolare quella “canna pensante” che è l’essere umano — è chiamato a occupare in maniera armonica il proprio posto all’interno del creato, e più specificamente in quella “casa comune” che è la Terra. Di qui la necessità di liberare il nostro rapporto con la natura da una logica meramente egocentrica ed utilitaristica — il più delle volte dettata dal solo profitto — e di considerare in maniera olistica il creato del quale siamo parte. Non in senso panteistico, ovviamente, ma sull’onda della viva consapevolezza che esiste una profonda connessione tra tutte le creature, un legame che va salvaguardato per il bene del nostro pianeta e della stessa umanità.

Amore alla Madonna

Un terzo aspetto su cui è d’obbligo soffermarsi quando si parla di Bernardo, è il singolare amore di devozione che egli nutriva per la Vergine Maria. Infatti, si riconduce a lui il famoso assioma: «De Maria numquam satis - Di Maria non si dirà mai abbastanza». In particolare, Bernardo amava rivolgersi a lei con l’appellativo “Madre di misericordia”, convinto che «l’affettuoso amore del Cristo si è trasfuso nelle viscere di Maria, nelle quali la stessa Carità, che è Dio, ha dimorato corporalmente». E proprio perché Maria è irradiazione dell’amore di Cristo per noi, non vi è nulla che riceviamo dal Signore che non sia veicolato dall’intercessione della sua e nostra Madre. Celebre, in proposito, è la preghiera di Bernardo con cui desideriamo concludere queste brevi note: «Chiunque tu sia, tu che avverti che nel flusso di questo mondo stai ondeggiando tra burrasche e tempeste invece di camminare sicuro sulla terra, non distogliere gli occhi dallo splendore di questa stella, se non vuoi essere sopraffatto dalle tempeste! Se si alzano i venti della tentazione, se t’imbatti negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria. Se sei sbattuto dalle onde della superbia, dell’ambizione, della calunnia, della gelosia, guarda la stella, invoca Maria. Se l’ira o l’avarizia o le lusinghe della carne hanno scosso la navicella del tuo animo, guarda Maria. Se turbato dall’enormità dei peccati, confuso dalla indegnità della coscienza, impaurito dall’orrore del giudizio, tu cominci ad essere inghiottito nel baratro della tristezza, nell’abisso della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze, pensa a Maria, invoca Maria. Non s’allontani dalla tua bocca, non s’allontani dal tuo cuore. (...) Seguendo Lei non ti smarrisci, pregando Lei non ti disperi, pensando a Lei non sbagli. Se Lei ti tiene, non cadi; se Lei ti protegge, non temi; se Lei ti guida, non ti stanchi».

di Donato Ogliari
Abate ordinario dell’abbazia territoriale di Montecassino
(fonte: L'Osservatore Romano 19/08/2020)



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