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lunedì 3 agosto 2020

Papa Francesco: appello ai giovani a Medjugorje, “scoprire un altro modo di vivere”, no alla “cultura del provvisorio” - Testo integrale del messaggio


Papa Francesco: appello ai giovani a Medjugorje, 
“scoprire un altro modo di vivere”, 
no alla “cultura del provvisorio”

Papa Francesco ha inviato a sorpresa, per la prima volta, un messaggio ai giovani che partecipano alla trentesima edizione del Festival di Medjugorje. La chiesa della piccola località dei Balcani, nota per le presunte apparizioni mariane cominciate il 24 giugno 1981, non ha finora un titolo di santuario mariano
(Foto: Vatican Media)

La prima giornata del Festival dei giovani, che da 30 anni si svolge a Medjugorje, si è aperta con una sorpresa: per la prima volta, Papa Francesco ha inviato un messaggio ai partecipanti, esortati a “scoprire un altro modo di vivere, diverso da quello che offre la cultura del provvisorio”. 

Medjugorje, la piccola località dei Balcani conosciuta in tutto il mondo per le presunte apparizioni mariane cominciate il 24 giugno 1981 e – secondo alcuni dei sei presunti veggenti coinvolti – ancora in atto, è frequentata ogni anno da tre milioni di persone, ma la sua chiesa non ha finora un titolo di santuario mariano. C’è solo la parrocchia di Medjugorje che non è né santuario nazionale, né diocesano. Il messaggio di Francesco ai giovani arriva dopo il “via libera” ai pellegrinaggi da lui sancito il 13 maggio 2019 e la nomina nell’anno precedente di mons. Henryk Hoser a visitatore apostolico a carattere speciale della parrocchia di Medjugorje, dopo esserne stato inviato speciale dall’11 febbraio 2017. Spetterà al Santo Padre, inoltre, pronunciare una parola definitiva sul lavoro della Commissione Ruini, da lui definito a più riprese “molto buono”.

La parrocchia. La missione del visitatore apostolico, affidata a mons. Hoser, ha “la finalità di assicurare un accompagnamento stabile e continuo della comunità parrocchiale di Medjugorje e dei fedeli che vi si recano in pellegrinaggio, le cui esigenze richiedono una peculiare attenzione”. Mons. Hoser vive oggi nella casa parrocchiale accanto alla chiesa di San Giacomo, affidata ai frati minori francescani, che deve la sua fama alle presunte apparizioni mariane.

“La gente dice di avvertire la presenza della Madonna”, ha detto il presule polacco commentando l’autorizzazione papale: “Ma l’aver consentito i pellegrinaggi non va interpretato come un’autenticazione dei noti avvenimenti legati al nome di Medjugorje”.

Le apparizioni e i veggenti. Le presunte apparizioni della Vergine a Medjugorje (diocesi di Mostar in Bosnia ed Erzegovina) iniziarono nel 1981 e durano fino ad oggi, anche in siti diversi, poiché sono legate al gruppo dei veggenti e non ad un luogo preciso e definito. Nel 1991 l’episcopato dell’ex Jugoslavia dichiarò di non poter confermare il carattere soprannaturale delle visioni. A gennaio del 2014 terminarono i lavori della Commissione internazionale presieduta dal card. Camillo Ruini che ha stilato il rapporto su Medjugorje in base al quale la Congregazione per la Dottrina della Fede prenderà le decisioni che poi saranno presentate al Papa: l’ultima parola sarà dunque quella di Papa Francesco, che ha avocato a sé ogni decisione sulla complessa e delicata vicenda. Parlando con i giornalisti sul volo di ritorno da Fatima (15 maggio 2017), è stato lui stesso a rivelare che la Commissione Ruini ha sezionato il “caso” in due segmenti: una prima parte riguarda le sette apparizioni iniziali, il cui nucleo è sembrato credibile. L’altra parte, vale a dire il seguito delle apparizioni che ancora continuerebbero, ha lasciato invece perplessa la Commissione. Lo spartiacque, allora, è tra le prime 7 presunte apparizioni, avvenute tra il 24 giugno e il 3 luglio 1981, che sarebbero soprannaturali, e tutto ciò che è successo dopo quel 3 luglio 1981 e che non è possibile certificare come soprannaturale. Va ricordato, infatti, che dalle prime “apparizioni” la Madonna di Medjugorje avrebbe consegnato o trasmesso ai veggenti bosniaci almeno 70mila messaggi.

Preoccupazione pastorale.Tutte le apparizioni o le presunte apparizioni appartengono alla sfera privata, non sono parte del magistero pubblico ordinario della Chiesa”, ha precisato in quell’occasione Francesco, ricordando che la Commissione su Medjugorje era stata istituita da Benedetto XVI nel 2010 e definendo il rapporto-Ruini “molto buono”. A questo punto Bergoglio ha fatto riferimento alla “Madonna capo-ufficio telegrafico che tutti i giorni invia un messaggio”, parole che hanno fatto il giro del mondo suscitando un ampio dibattito. “Io preferisco la Madonna madre, nostra madre, e non la Madonna capo-ufficio telegrafico che tutti i giorni invia un messaggio a tale ora”.

Il “nocciolo vero e proprio del rapporto-Ruini”, ha precisato però il Papa, è “il fatto spirituale, il fatto pastorale, gente che va lì e si converte, gente che incontra Dio, che cambia vita… Per questo non c’è una bacchetta magica, e questo fatto spirituale-pastorale non si può negare”. 

La preoccupazione del Papa, in altre parole, è stata ed è di natura squisitamente pastorale, a prescindere dal verdetto sulla natura soprannaturale delle presunte apparizioni dei veggenti.

(fonte: Sir, articolo di M.Michela Nicolais 03/08/2020)



Traduzione in lingua italiana

Carissimi!

L’incontro annuale dei giovani a Međugorje è un tempo ricco di preghiera, di catechesi, di fraternità. Esso offre a tutti voi la possibilità di incontrare Gesù Cristo vivo, specialmente nell’Eucaristia, celebrata e adorata, e nella Riconciliazione. E così vi aiuta a scoprire un altro modo di vivere, diverso da quello che offre la cultura del provvisorio, secondo la quale nulla può essere definitivo ma conta solo godere il momento presente. In questo clima di relativismo, nel quale è difficile trovare le risposte vere e sicure, le parole-guida del Festival: «Venite e vedrete» (Gv 1,39), rivolte da Gesù ai discepoli, sono una benedizione. Anche a voi Gesù rivolge il suo sguardo e vi invita ad andare e a stare con Lui.

Non abbiate paura! Cristo vive e vuole che ognuno di voi viva. Egli è la vera bellezza e giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita e di senso (cfr Esort. ap. Christus vivit, 1). Lo vediamo proprio in quella scena evangelica, quando il Signore chiede ai due discepoli che lo seguono: «Che cosa cercate?». E loro rispondono: «Rabbì, dove dimori?». E Gesù dice: «Venite e vedrete» (cfr Gv 1,35-39). E loro vanno, vedono e rimangono. Nella memoria di quei discepoli rimase talmente impressa l’esperienza dell’incontro con Gesù, che uno di loro registrò perfino l’ora: «Erano circa le quattro del pomeriggio» (v. 39).

Il Vangelo ci racconta che dopo essere stati a casa del Signore, i due discepoli diventarono dei “mediatori” che permettono ad altri di incontrarlo, di conoscerlo e di seguirlo. Andrea andò a dirlo subito a suo fratello Simone e lo condusse da Gesù. Quando vide Simone, il Maestro gli diede subito un soprannome: “Cefa”, cioè “Pietra”, che diventerà il nome Pietro (cfr Gv 1,40-42). Questo fa vedere che incontrando Gesù si diventa una nuova persona, e si riceve la missione di trasmettere questa esperienza ad altri, ma sempre tenendo lo sguardo fisso su di Lui, il Signore.

Carissimi giovani, avete incontrato questo sguardo di Gesù che vi chiede: «Che cosa cercate?»? Avete udito la sua voce che vi dice: «Venite e vedrete»? Avete sentito quell’impulso a mettervi in cammino? Prendetevi il tempo per stare con Gesù, per riempirvi del suo Spirito ed essere pronti all’affascinante avventura della vita. Andate incontro a Lui, state con Lui nella preghiera, affidatevi a Lui che è esperto del cuore umano.

Questo bellissimo invito del Signore: «Venite e vedrete», raccontato dal giovane e amato discepolo di Cristo, è rivolto anche ai futuri discepoli. Gesù vi invita ad incontrarlo e questo Festival diventa un’occasione di poter “venire e vedere”. La parola “venire”, oltre ad indicare un movimento fisico, ha un senso più profondo, spirituale. Indica un itinerario di fede il cui fine è “vedere”, cioè fare l’esperienza del Signore e, grazie a Lui, vedere il senso pieno e definitivo della nostra esistenza.

Il grande modello della Chiesa dal cuore giovane, pronta a seguire Cristo con freschezza e docilità, rimane sempre la Vergine Maria. La forza del suo «sì» e di quell’«avvenga per me» che disse all’angelo ci colpisce sempre. Il suo «sì» significa coinvolgersi e rischiare, senza altra garanzia che la certezza di essere portatrice di una promessa. Il suo «Ecco la serva del Signore» (Lc 1,38) è l’esempio più bello che ci racconta cosa succede quando l’uomo, nella sua libertà, si abbandona nelle mani di Dio. Che questo esempio vi affascini e vi guidi! Maria è la Madre che veglia «su di noi suoi figli che camminiamo nella vita spesso stanchi, bisognosi, ma col desiderio che la luce della speranza non si spenga. Questo è ciò che vogliamo: che la luce della speranza non si spenga. La nostra Madre guarda questo popolo pellegrino, popolo di giovani che lei ama, che la cerca facendo silenzio nel proprio cuore nonostante che lungo il cammino ci sia tanto rumore, conversazioni e distrazioni» (Christus vivit, 48).

Cari giovani, «correte attratti da quel Volto tanto amato, che adoriamo nella santa Eucaristia e riconosciamo nella carne del fratello sofferente. Lo Spirito Santo vi spinga in questa corsa in avanti. La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede» (ibid., 299). Nella vostra corsa per il Vangelo, animata anche da questo Festival, affido tutti voi all’intercessione della Beata Vergine Maria, invocando luce e forza dallo Spirito affinché possiate essere veri testimoni di Cristo. Per questo prego e vi benedico, e chiedo anche a voi di pregare per me.

Roma, San Giovanni in Laterano, 29 giugno 2020

FRANCESCO