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venerdì 3 maggio 2019

Ancora accuse a Papa Francesco ... «Operazioni pilotate mosse probabilmente da flussi di denaro». Noi siamo con Papa Francesco!

Ancora accuse a Papa Francesco ...
«Operazioni pilotate mosse probabilmente da flussi di denaro». Noi siamo con Papa Francesco!

Dalla bacheca di don Giovanni Berti: la lettera di teologi e preti che accusano Francesco di eresia è ovviamente lunghissima e super articolata... 
... con un bacio facevano prima e almeno in quello erano un po' evangelici


Papa Francesco, nuova mossa dei tradizionalisti: 
una Lettera aperta lo accusa di “eresia”

Una ventina di personaggi presentati come «illustri teologi» dalla rete mediatico-politica in opposizione a Francesco firmano un documento per chiedere a vescovi e uomini di Chiesa di prendere posizione contro il Pontefice

ANSA Papa Francesco saluta alcuni vescovi al termine dell’udienza generale (foto d’archivio)

Passati i Dubia, la Correctio filialis, il “comunicato” dell’ex nunzio Viganò, il “Manifesto” del cardinale Müller, per la primavera estate 2019 la consueta fronda mediatico-politico-culturale in opposizione a Papa Francesco lancia una nuova iniziativa contro il Pontefice argentino: una lettera aperta per accusarlo di «eresia». 

Il documento, pubblicato il 30 aprile, è rivolto a vescovi e uomini di Chiesa incitati a prendere posizione contro il Papa «per contrastare i danni causati ormai da diversi anni» dalle sue parole e azioni «che hanno generato una delle peggiori crisi nella storia della Chiesa cattolica». 

Tra i firmatari non risulta esserci alcun cardinale, vescovo o personalità legata ad ambienti di Curia. Si tratta di una ventina di personaggi tra docenti universitari, blogger e para-giornalisti legati ad ambienti conservatori o pre-conciliari elevati - soprattutto negli Usa - al rango di «eminenti studiosi laici ed ecclesiastici», «intellighenzia della destra americana» o «gruppo di teologi». 

Scorrendo la lista, in realtà, ad eccezione di due nomi un po’ più noti agli addetti ai lavori come il domenicano Aidan Nichols, conosciuto da tempo per le sue posizioni liturgiche vicine ai lefebvriani, e John Rist, storico della Chiesa antica ormai in pensione, si tratta di figure perlopiù sconosciute.

Le loro descrizioni, come pubblicate da siti di forte stampo tradizionalista, rimangono spesso sul generico: diacono, professore di liceo, fisico, canonico... Molti sono pensionati da oltre dieci anni, come Paolo Pasqualucci, professore di Filosofia presso l’Università di Perugia che non conserva alcuna registrazione del docente. 

In alcuni casi, la qualifica riportata ha generato anche confusione: è il caso di Maria Guarini, editore del sito “Chiesa e post Concilio” (blog propagatore delle dichiarazioni del cardinale Raymond Leo Burke, di riflessioni di Marcello Veneziani o di lunghi editoriali sulle minacce straniere all’Occidente), registrata come “STB, Pontificia Università Seraphicum”. 

Ad un occhio distratto si potrebbe intendere quindi un legame con la Facoltà Teologica “San Bonaventura”, la quale ha infatti diffuso presto una «precisazione urgente» in cui spiega - in neretto e stampatello - che «la sig.ra Maria Guarini, firmataria del documento, non ha alcun rapporto con la medesima Facoltà, se non quello di esserne stata studente». «La sig.ra Guarini, infatti, - si legge nella nota - ha frequentato la Facoltà conseguendo il titolo di Baccalaureato (STB= Sacrae Theologiae Baccalaureus) nell’anno 1998, senza conseguire altri gradi accademici né avere incarico alcuno. La Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” prende le distanze da tutti i contenuti della detta Lettera e diffida la Sig.ra Guarini da agire in nome di questo Ente accademico». 

Tra gli altri firmatari figurano John Hunwicke, «già Senior Research Fellow, Pusey House, Oxford», non il prestigioso Ateneo ma un’istituzione religiosa anglicana situata a St Giles, a Oxford, immediatamente a sud di Pusey Street; Georges Buscemi, «cristiano, padre di quattro figli» come si descrive su Twitter, presidente della associazione pro-life Campagne Québec-Vie, un non meglio identificato diacono di nome Nick Donnelly; Matteo D’Amico, professore di Storia e Filosofia in un Liceo di Ancona senza nome.

Ancora: sono riportate le firme di Cor Mennen JCL, il cui grado riconosciuto è quello di «canonico del Capitolo cattedrale» della diocesi di ‘s-Hertogenbosch, nei Paesi Bassi, o Brian M. McCall, direttore di Catholic Family News, pubblicazione mensile cattolica tradizionalista curata in passato dal giornalista John Vennari. Seguono altre firme di docenti universitari di Giurisprudenza, Filosofia o Letteratura in Atenei di Twente, Cile, New England, o di nomi e cognomi collegati a LifeSite News, One Peter Five o Novus Ordo Watch, tutti siti che l’estate scorsa hanno fatto da cassa di risonanza al memoriale di Viganò in cui si chiedevano le dimissioni del Papa.

È curioso, inoltre, che in alcuni siti in lingua inglese risultino anche firme diverse da quelle riportate nelle reti italiane. Sembra infatti che qualcuno abbia fatto marcia indietro dopo la pubblicazione. Un po’ come avvenuto con la “Correctio” diffusa a settembre 2017 dove non erano mancati anche alcuni “pentiti”.

Quanto ai contenuti della Lettera aperta salta subito all’occhio la bibliografia «scelta a sostegno» del documento: la maggior parte pubblicazioni degli stessi firmatari o link di interviste a personaggi della Chiesa che si sono sempre mostrati scettici o ostili al pontificato bergogliano, come il vescovo ausiliare di Astana Athanasius Schneider.

Le accuse sostanziali, poi, si pongono in linea a quelle dei “Dubia” sollevati da quattro cardinali contro le aperture nel campo sociale e morale prefigurate dal Pontefice. Nel mirino c’è naturalmente la Amoris laetitia, di cui vengono riportati ampi stralci. Accanto a questi, un elenco di punti della dottrina che, secondo gli autori della missiva, sarebbero stati messi in discussione da Bergoglio.

Non manca, inoltre, un richiamo ai casi di pedofilia, alcuni risalenti anche a due pontificati prima a quello di Francesco, imputati però come responsabilità del Pontefice regnante. E non mancano recriminazioni contro suoi stretti collaboratori che avrebbero agito contro la morale. 

Vengono chiamati in causa i cardinali Rodriguez Maradiaga, Cupich, Dew, Farrell, Gracias. Accuse anche contro cardinali ormai defunti come Danneels, o pensionati come Coccopalmerio o dimissionari come Wuerl. Sono citate poi le vicende del vescovo Zanchetta, del cileno Barros, rimosso dal Papa, e di McCarrick, dimesso a febbraio dallo stato clericale. A concludere l’elenco di prelati Emma Bonino, «l’attivista politica più accanitamente a favore dell’aborto e dell’eutanasia in Italia», elogiata dal Pontefice come uno dei «grandi personaggi dimenticati» d’Italia. 

L’eresia di Francesco va poi ritrovata in alcune «altre indicazioni» in fondo alla lettera. Come il fatto che, alla messa di apertura del Sinodo sulla Gioventù del 2018, il Papa recasse «un pastorale a forma di stang, un bastone biforcuto simile a quello usato nei rituali satanici». Poi il fatto che, sempre durante il Sinodo dei giovani, il Pontefice usasse «una croce sghemba coi colori dell’arcobaleno, noto simbolo, quest’ultimo, della promozione di massa del movimento omosessuale». 

«Operazioni pilotate», le definiscono alcune fonti curiali consultate da Vatican Insider, «mosse probabilmente da flussi di denaro». Dalla Santa Sede non giunge nessun commento ufficiale. Forse sarà il Papa stesso a rispondere sul volo di ritorno dalla Macedonia il 7 maggio, se interpellato a riguardo dai giornalisti, magari liquidando la questione come già fatto in passato: «Mi chiedete se sono cattolico? Se è necessario posso recitare il Credo».

(fonte: Vatican Insider, articolo di Salvatore Cernuzio 03/05/2019)