“Europa ritrovata, geografia e miti del vecchio continente”
di Carlo Ossola
Recensione di Aldo Pintor
Oggi l'Europa, il nostro caro vecchio continente, è frequentemente oggetto di tante discussioni e dibattiti politici sul ruolo che essa deve continuare ad avere nel mondo. Purtroppo da più parti si levano critiche talvolta giustificate talvolta assurde a questa grande e nobile idea. E queste critiche talvolta arrivano a contestare perfino la stessa esistenza di questa entità geografica e culturale. E queste contrarietà a quello che fu il sogno di una generazione quello di sentirsi pienamente europei al di là degli stati nazionali, stanno creando preoccupazione e disagio anche a chi come chi scrive è sempre stato un convinto europeista. Convinzione ovviamente che non impedisce assolutamente di vedere cosa non ha funzionato in questo grande progetto che doveva essere culturale e politico prima ancora che economico. Purtroppo questa crisi del concetto di Europa ha dato vita un preoccupante proliferare di partiti e movimenti nazionalisti e sovranisti fortemente xenofobi che stanno raccogliendo consensi in tutto il Continente, e che in Gran Bretagna hanno portato alla famosa Brexit l'uscita del Regno Unito dall'Europa decisa col referendum del giugno 2016.
La domanda su cosa l'Europa possa ancora dire al resto del mondo è dunque piuttosto urgente. A questo interrogativo cerca di rispondere Carlo Ossola, docente dell’Accademia dei Lince e insegnante al Collège de France di Parigi nella sua ultima fatica letteraria “Europa ritrovata, geografia e miti del vecchio continente” (Vita e pensiero pp. 244 € 18.00) uno studio che riguarda appunto il nostro continente.
L'Europa prende il nome da una mitologica principessa di Tiro in Fenicia (appunto Europa) nell'attuale Libano divenuta poi regina di Creta dopo che Zeus con l'aspetto di un toro la rapì dalle spiagge di Tiro dove giocava con le ancelle. Insomma l'autore indaga le tante culture e le tante radici che intrecciandosi tra loro hanno dato origine a questa entità oggi da troppe parti attaccata.
Certo che dopo trent'anni dal crollo del muro di Berlino che divideva in due l'Europa, il nostro vecchio continente si è trovato finalmente riunito dall'Atlantico agli Urali, si sentano le urla sempre più aggressive di chi vuole nuovamente creare muri di divisione (ricordiamo che in greco antico dividere si dice Dia-Ballo da cui viene il termine diavolo) fa pensare. Oramai troppi guardano esclusivamente al proprio campanile e fanno fatica a capire che oltre questo c'è il mondo sconfinato. In quest'epoca dove le chiese Europee sono sempre più vuote molti politici demagogici vogliono usare le radici cristiane certo non per rilanciare il verbo di Cristo in terra europea ma per usarle come arma di difesa identitaria contro altri fratelli in umanità.
Lo studio di Ossola ben lungi dall'essere un canto nostalgico verso qualcosa di perduto tenta di dare nuovamente forza e vigore a tutti coloro che come chi scrive hanno sempre creduto in una cultura europea unita (certo ben diversa da quella che effettivamente si è realizzata). Carlo Ossola è molto preciso nel fare il punto della situazione su cosa noi europei siamo e anche su cosa possiamo ancora costruire insieme nonostante la follia sovranista che imperversa.
Il libro ci fa conoscere l'Europa partendo dal quartiere di Anderlecht a Bruxelles caratterizzato da un forte multiculturalismo ma non si limita a esplorare questa parte del continente. Con un viaggio composto da 18 stazioni ci fa conoscere anche realtà più perifiche come Odessa in Crimea, Ankara in Turchia e Belém in Portogallo. Seguendo le 18 tappe che il libro ci propone tocchiamo paesi come il Portogallo, l'Irlanda e la Grecia che anch'essi fanno parte della nostra casa comune. E in tutte le mete il libro si propone di trovare ciò che ci accomuna facendoci sentire parte di una grande famiglia.
Il libro è ricchissimo di citazioni di autori di tutti i tempi e di tutti i paesi d'Europa e queste citazioni ci fanno vedere la ricchezza e la varietà del patrimonio culturale europeo. Dal Seneca a Kant comprendendo anche autori che pur non essendo Europei hanno fortemente influito nella genesi della cultura europea come Agostino (nato nell'attuale Algeria). L'autore percorre umili viottoli campestri e ampi viali cittadini fino a raggiungere mete non geografiche ma altrettanto reali come i miti su cui si fonda la cultura europea. Da Ulisse a Enea si arriva fino a Lenin al cui mausoleo è dedicato il capitolo conclusivo.
Col suo libro Carlo Ossola ci da un esempio di ricerca approfondita che mostra quanto l'ospitalità è un elemento imprescindibile nella cultura europea pur contradetta da tante guerre. Altro concetto connesso all'Europa oggi dimenticato è quello di Welfare che ha sempre rappresentato l'aspirazione a un mondo più giusto.
Con questa lettura possiamo guardare al vecchio continente con un po' di ottimismo nonostante questo momento il concetto di comune patria europea sta attraversando un grave momento di crisi.
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