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venerdì 21 settembre 2018

In principio ... l'accoglienza - HOREB N. 2 del 2018


In principio ... l'accoglienza

HOREB N. 2 del 2018 (80)


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI






«Venite benedetti dal Padre mio…, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto…» (Mt 25,34-35).

Chi si lascia coinvolgere da Gesù non può fare a meno di prendere coscienza che questi gesti del quotidiano da Lui elencati: il pane spezzato, l’acqua condivisa, l'accoglienza del forestiero, ecc., sono le realtà dove incontriamo il volto di Dio e dove siamo interpellati ad esprimere la nostra decisione di seguire Cristo.

Per il credente, allora, vivere la relazione nella gratuità, farsi dono, accogliere, vivere un rapporto di reciprocità sempre aperto, sentirsi responsabile dell’altro, non è più un optional ma una necessità intrinseca alla sua dignità di persona abitata dallo Spirito di Gesù. Negarsi a tutto questo significherebbe negarsi alla vita e alla vita riuscita, vissuta in pienezza. 

Purtroppo, però, c’è da dire che, oggi, mentre con i mezzi di comunicazione che si hanno a disposizione, si ha l’impressione di essere in relazione con ogni punto del pianeta, in fondo, l’uomo non cresce nella sua capacità di relazione e di accoglienza, tanto è vero che crollati i muri ideologici se ne costruiscono altri ben più profondi e più solidi, determinati dalla paura. È inutile nasconderlo, la presenza del diverso, dello straniero nelle nostre strade, tra le nostre case fa problema, e siamo incapaci di cogliere nella vicenda contemporanea, che si caratterizza per un notevole flusso migratorio, una valenza positiva, una ricchezza, se vogliamo, che consente un confronto fra culture e una crescita in umanità.

Certo, l’accoglienza, perché sia vera, non deve essere camuffamento di compiacimento paternalista, ma, prima di tutto, riconoscimento che l’altro è un volto portatore di domande, di attese, di intelligenza e di capacità creative. Chi accoglie, quindi, mentre apre la propria vita, i propri interessi, la propria casa, con franchezza è chiamato a sollecitare l’altro ad esprimere la ricchezza della sua diversità e ad attivare le proprie potenzialità per la costruzione della casa comune.



È dentro questo orizzonte che si collocano i contributi della presente monografia.

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