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martedì 4 settembre 2018

Il senso profondo delle violenze contro le donne di Dacia Maraini

Il senso profondo
delle violenze contro le donne
di Dacia Maraini

Chi stupra non se ne rende conto, ma si sta vendicando contro qualcosa che trova intollerabile: l’offesa a una idea arcaica di virilità


Una donna tenuta chiusa in una cassetta di mele per mesi e poi abbandonata in strada, una ragazzina drogata e seviziata da due energumeni. La cronaca ci carica ogni giorno di notizie terribili. Molti si chiedono il perché di tanta violenza contro le donne e la risposta è: viviamo il degrado di una cultura che ha perso il senso della responsabilità, una cultura in cui ciascuno fa quello che crede senza mai riflettere sulle conseguenze. Certamente è vero che stiamo scivolando in una crisi etica che, se non stiamo attenti, finirà in qualche guerra atroce. Così succede nella storia quando gli esseri umani perdono il senso della convivenza, che si chiama civiltà. Al degrado culturale ed etico che sta sommergendo come uno tsunami il mondo intero, però aggiungerei una reazione tutta maschile alle nuove conquiste delle donne. Chi stupra non se ne rende conto, ma si sta vendicando contro qualcosa che trova intollerabile: l’ offesa a una idea arcaica di virilità. Purtroppo si tratta di un sentimento diffuso che ha radici nel razzismo, se per razzismo intendiamo la paura e l’insofferenza nei riguardi del diverso.

Il sentimento è naturale, animalesco, ma noi ci pretendiamo differenti, superiori e migliori rispetto agli animali, noi ci diciamo figli di Dio, fratelli di un Cristo che ha detto «Ama il prossimo come te stesso». Come tutti i razzismi, anche quello contro le donne nasce da una idea costruita di identità, dal bisogno di mostrare la propria forza proprio quando ci si sente deboli e sopraffatti. Per molti uomini l’autonomia sessuale delle donne risulta intollerabile: la sentono come un attentato alla loro identità. La cultura, anche quella religiosa, ha inventato la colpevolezza delle donne e l’ha spesso teorizzata. Da qui il sentimento di liceità di certi comportamenti che alla coscienza obnubilata appare lecita: «Io colpevole? ma neanche per sogno, l’ha voluto lei!». Troppo spesso le violenze suonano come punizioni per le nuove libertà femminili: anche quelle semplici di uscire la notte, di bere, di ballare, di decidere con chi amoreggiare. Per gli uomini saggi (ce ne sono ancora molti per fortuna) i cambiamenti sociali possono essere dolorosi, ma vanno accettati. Per i più deboli e spaventati, i cambiamenti sono visti solo come minacce e cercano rivalsa. Ma la cosa più grave è che fra chi dovrebbe dare il buon esempio c’è qualcuno che soffia sul fuoco delle paure e crea una atmosfera di scontro grave e pericolosa.