"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Mt 1,18-24
Accusare pubblicamente Maria di adulterio equivale a condannarla a morte.
Nel libro del Deuteronomio infatti così è scritto: "Se la giovane non è stata trovata in stato di verginità allora la faranno uscire all'ingresso della casa del padre e la gente della sua città la lapiderà così che muoia perché ha commesso infamia in Israele disonorandosi in casa del padre, così toglierai il male in mezzo a te" (Dt 22,21) Giuseppe si viene a trovare ad un terribile bivio, a dover scegliere tra la fedeltà al Dio della Legge, che da buon israelita egli osserva e custodisce, e per tale ragione è chiamato "Giusto - Tzaddiq", (aggettivo col quale non si indica la sua statura morale, bensì la sua assoluta fedeltà alla Torah) e la fedeltà al Dio dell'amore e della vita, che vuole che i suoi figli "abbiano vita e l'abbiano in abbondanza"(Gv 10,10).
L'uomo servo della Legge o la Legge a servizio dell'uomo?
Questo l'atroce dubbio che tormenta Giuseppe e turba i suoi sogni di servo fedele della Legge, "ma il Signore al suo prediletto il pane lo darà nel sonno" (Sal 127,2), il Pane della sua Parola. E quando nell'uomo il muro di difesa della Legge inizia a incrinarsi, si apre una breccia attraverso la quale si permette allo Spirito di Dio di irrompere "come vento che si abbatte impetuoso" (At 2,2). E' bastata per Giuseppe questa piccola crepa, questo dubbio nella osservanza "sine glossa" della Legge, per consentire a Dio di manifestarsi nella sua vita.
Egli infatti non denuncia Maria che crede adultera, non obbedisce alla Legge, perché comprende che "la Legge dello Spirito della Vita ci libera dalla legge del peccato e della morte" (Rm 8,2).
Spirito della Vita che nel grembo di Maria ha già preso un corpo di carne, come uno di noi, ma il cui "Nome" non sarà dato da Giuseppe, come era usanza, ma da Dio stesso, e il "Nome" è Salvezza di Dio per ogni sua creatura:
"Lo chiamerai Gesù (Yeshuà) perché egli salverà (Yoshià) il suo popolo dai suoi peccati".
Buon Natale