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martedì 10 dicembre 2013

La “chiamata all’amore e alla solidarietà” nei confronti dei migranti “è responsabilità di tutti” - “La pastorale per i migranti e i rifugiati tra integrazione e inclusione”

Una spessa grata di ferro giallo con piccoli fori, per parlarsi come in un confessionale. Ma non è un confessionale, è quasi una prigione. Dietro quella grata vi sono oggi 700 vite sospese, in “detenzione preventiva”. Come quella di Ahmed, siriano, 20 anni, fuggito dalle bombe di Homs e arrivato a Malta con un vecchio barcone due mesi fa dall’Egitto e poi dalla Libia, pagando 3mila dollari ai trafficanti. La sua famiglia non sa più dove sia, che fine abbia fatto. Né lui sa se i suoi sono ancora vivi. All’arrivo le forze dell’ordine maltesi hanno requisito tutto, compresi soldi e cellulare. Occhi profondi e scuri come i capelli e la barba, è addolorato e sfiduciato. Quello che intravedo di Ahmed, attraverso i fori della grata, è una sconfinata desolazione. Siamo nel centro “chiuso” di Hal Safi, vicino all’aeroporto della capitale La Valletta, un complesso di ex baracche militari dell’esercito inglese gestito dalle forze armate maltesi. In alto e intorno tutte sbarre e filo spinato. Le condizioni igienico-sanitarie e gli standard di vivibilità sono impossibili da verificare perché ai visitatori del momento è concesso solo di restare nell’atrio. Niente foto, né video, né block notes. Siamo con una piccola delegazione dei responsabili della pastorale dei migranti delle Conferenze episcopali europee guidata dal cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, riuniti in questi giorni a Malta per un convegno sulla pastorale dei migranti e rifugiati organizzato dal Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee). In attesa del riconoscimento, o meno, come richiedenti asilo, i migranti devono rimanere qui per un periodo che può durare fino a 18 mesi, senza mai poter uscire....

La “chiamata all’amore e alla solidarietà” nei confronti dei migranti “è responsabilità di tutti” ma c’è “una responsabilità maggiore per tutti quelli che occupano una posizione di amministrazione e di governo, perché li impegna a prendersi cura particolarmente dei più deboli”.
È l’appello lanciato a La Valletta, a Malta dal card. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e dei rifugiati, nel suo intervento in apertura del convegno “La pastorale per i migranti e i rifugiati tra integrazione e inclusione” organizzato dalla Commissione “Caritas in veritate”, sezione migrazioni del Consiglio delle Conferenze episcopali europee...