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martedì 3 dicembre 2013

Don Tonino Bello, conclusa fase diocesana di canonizzazione - la sua croce donata a Papa Francesco (testi e video)

Nella cattedrale di Molfetta, con una concelebrazione eucaristica presieduta, come in occasione della Prima sessione pubblica del Tribunale avvenuta il 30 aprile 2010, dal cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, si è conclusa la fase diocesana del processo di canonizzazione di don Tonino Bello scomparso 20 anni fa. Alla celebrazione, presenti tra gli altri il vescovo di Molfetta mons. Luigi Martella e il Postulatore della causa mons. Agostino Superbo, arcivescovo di Potenza, hanno partecipato centinaia di fedeli provenienti anche dalla diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca. Don Tonino Bello è sepolto infatti ad Alessano, in provincia di Lecce, sua città natale.
Le casse contenenti la documentazione e le testimonianze (60) sulle virtù di don Tonino Bello, chiuse e sigillate, saranno consegnate a Roma alla Congregazione delle Cause dei santi. La Congregazione controllerà la correttezza delle procedure e della documentazione, nominando un relatore della causa che elaborerà la 'Positio super virtutibus' di don Tonino Bello, una sorta di dossier che attesti e dimostri ragionevolmente le presunte virtù eroiche. 
Una commissione di teologi, detta Congresso dei teologi, esaminerà la 'positio' e, se non ci saranno ostacoli di natura teologica o morale, emetterà un parere favorevole, al quale seguirà una riunione di cardinali e vescovi della Congregazione. Al termine della riunione il Papa potrà accogliere il parere e dichiarare la venerabilità dell'ex vescovo di Molfetta.
Per la fase successiva, cioè la beatificazione, dovrà essere riconosciuto un miracolo attribuito all'intercessione dello stesso don Tonino. Anche per questo si dovrà procedere con apposita inchiesta diocesana supportata da una commissione di medici, al termine della quale, se affermativa, il Papa proclamerà il Beato, stabilendo una data della memoria nel calendario liturgico. (fonte: Repubblica-Bari)


Guarda il video della registrazione integrale della cerimonia

Un sentimento di grande gioia pervade tutti noi per questa tappa raggiunta: poco più di tre anni per raccogliere tutti i documenti e le testimonianze necessarie a confermare la santità di don Tonino Bello.
Molte cose sono state dette e scritte, a proposito e a sproposito: si voleva introdurre la causa? Non si voleva? Era necessario? Troppo tempo? Ne faremo un santino? Lo ingesseremo in una nicchia o su un piedistallo? E non sono mancati strattonamenti del suo pensiero e della sua testimonianza, qualche volta branditi contro questo o quello.
Non indugiamo su queste considerazioni; la data del 30 novembre 2013, dopo quella del 30 aprile 2010, saranno segnate a caratteri cubitali nella storia della nostra diocesi come in quella di Ugento-Santa Maria di Leuca, mentre da ormai 30 anni il segno di don Tonino vescovo è impresso indelebilmente nella vita e nei cuori di ciascuno di noi. Adesso, questo dono di fede che abbiamo ricevuto viene consegnato alla Chiesa universale e a lei ci affidiamo colmi di speranza per le fasi successive...

La croce di don Tonino indossata da Papa Francesco: "Si può fare, si farà".
L'hanno donata al pontefice i due fratelli del «vescovo della pace». E Francesco ha assicurato: «La indosserò».

Il 14 Novembre la mattina... a pochi giorni dalla chiusura della fase diocesana del processo di canonizzazione di don Tonino (fissata per il 30 novembre 2013) il Papa ha voluto incontrare Marcello e Trifone Bello. E con loro in Vaticano è stato ricevuto anche Giancarlo Piccinni, presidente della Fondazione don Tonino Bello.
Un incontro speciale e commovente. Alle ore 7 Papa Francesco ha celebrato la messa in Santa Marta, davanti ai tre ospiti arrivati dal Salento. Poi ha dialogato con loro. «Alle 7.35, terminata la liturgia - racconta ancora Giancarlo Piccinni - Papa Francesco è venuto a sedersi tra i banchi con noi ed è rimasto una decina di minuti in silenzio, a ringraziare il Signore per quanto insieme avevamo vissuto. Quindi, ha ricevuto Marcello, Trifone e me, nella foresteria di Casa Santa Marta». (fonte: La gazzetta del mezzogiorno)