Omelia di don Antonio Savone
Immacolata Concezione
Affidàti
Gen 3,9-15.20
Sal 97
Ef 1,3-6.11-12
Lc 1,26-38
Un diverso modo di narrare la storia: una storia di sospetto, paura, nascondimento e fuga da parte dell’uomo, una storia di misericordia da parte di Dio. Così la storia di ciascuno di noi.
Ci narra di questo l’Immacolata Concezione. Ci narra di un Dio che per pura sovrabbondanza – non ne avremmo avuto, infatti, alcun diritto – realizza un gesto di misericordia allorquando comunica la vita all’uomo e alla donna facendoli a sua immagine e somiglianza. Per pura gratuità d’amore.
E, tuttavia, la prima risposta dell’uomo al gesto di misericordia del Padre è un gesto di orgoglio e di appropriazione.
...
Una storia di misericordia. Nel cuore del dramma Dio pensa già un possibile riscatto. Già pensava Dio, sin da allora, già concepiva una zolla di terra che non soccombesse alla potenza del male. Attraverso una creatura, Maria, capace di vera maternità perché da sempre libera da ogni concentrazione su se stessa. Non preoccupata di sé Maria non esce mai dall’affidamento tanto da lasciare a Dio, agli eventi, alla storia di fare di lei ciò che lei non ha mai pensato di fare di se stessa. La Chiesa crede che questa disponibilità non si improvvisi ma radichi nell’eternità.
Finalmente una creatura umana, per la prima volta, crede fino in fondo che la sua libertà possa trovare compimento solo nelle mani di Dio, in un gesto di affidamento totale e responsabile.
Noi guardiamo a lei perché quanto Dio ha compiuto in lei vuol farlo anche in noi, chiamati a diventare per vocazione ciò che Maria è per grazia: santi e immacolati nell’amore.
L’immacolatezza equivale al sogno di Dio sull’umanità, su ciascuno di noi, sogno-progetto a cui Dio non ha mai rinunciato. E questo sogno non riguarda soltanto un aspetto della vita morale (noi l’abbiamo legato soltanto alla sfera sessuale), ma riguarda tutta l’esistenza: se ciò che vivo, ciò che penso, ciò che sento è secondo l’amore, è secondo il sogno di Dio.
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