“I più grandi Giochi di sempre”. Ben più delle Olimpiadi, le Paralimpiadi si meritano appieno il titolo sensazionalistico con cui un po’ tutti i giornali e tabloid britannici hanno celebrato Londra 2012. Quest’edizione passerà alla storia come quella della svolta: mai prima d’ora le Paralimpiadi avevano ricevuto tanta attenzione, ed erano state così in grado di catalizzare l’interesse del grande pubblico.
Lo testimoniano i numeri: 2,7 milioni di biglietti venduti (quasi un milione in più di Pechino), e un bilancio complessivo di oltre 55 milioni di euro di entrate (dieci più di quanto preventivato alla vigilia). Record di pubblico, record di nazioni ed atleti partecipanti (rispettivamente 166 e 4200, di cui circa 1500 donne), record di record (oltre 110 nuovi primati del mondo stabiliti). Record praticamente di tutto, insomma. E di spettacolo.
Perché le emozioni delle ultime due settimane valgono più di tutti i numeri. Sport vero, senza più barriere anche grazie all’apporto sempre più importante della tecnologia. E grazie al talento e all’infinita forza di volontà dei campioni.
Osservati, indagati e si spera ammirati da un miliardo di telespettatori come mai nella storia, i 4 mila e 200 atleti delle Paralimpiadi di Londra sono riusciti a portare la disabilità oltre il recinto dell'ipocrisia a colpi di medaglie d'oro: ieri Alex Zanardi nella "hand-bike" a cronometro, Assunta Legnante nel getto del peso e Martina Caironi nei 100 metri. Ma anche con audience, ore di diretta in mondovisione e sponsor sempre più interessati. Dentro tutto questo c'è il senso forte di una sfida, il coraggio che scende in campo per affrontare il dolore ma anche l'allineamento alle regole del mercato: quando le tivù e le aziende si accorgono di te, significa che sei un po' meno diverso. Vuol dire che porti soldi, e non ti trattano più come uno sfigato: a ben guardare, la seconda rivincita. Due milionie mezzo di biglietti venduti, il pubblico londinese non meno entusiasta di quando si è messo in coda per Bolt o Phelps, storie incredibili e gare splendide. Forse, è la terza rivincita. Persino il doping, massimo cancro dello sport mondiale, viene oggi frequentato da qualche atleta paralimpico: il ciclista Fabrizio Macchi è stato lasciato a casa perché il suo nome è emerso nella vicenda del dottor Ferrari, il medico in forte odore di doping. Prendetela come una provocazione, ma questa magari è la quarta rivincita. Perché si è atleti in tutto, nella gloria come nella possibilità della caduta, nella grazia e nel peccato: solo i santini non si dopano, o non hanno la tentazione di provarci.
Lo scrittore Giuseppe Pontiggia li ha chiamati "nati due volte": la prima nascita è quella biologica, la seconda è l'ingresso spesso terribile e umiliante nella vita di ogni giorno. Per i disabili che fanno sport esiste però una terza nascita: quella dell'agonismo, dell'allenamento e della competizione. Le Paralimpiadi hanno il merito planetario di rendere visibili le storie delle persone, riconducono l'atleta a una formidabile vicenda in prima persona, contro la massificazione dei comportamenti. E allora vale la pena raccontarle, alcune di queste storie
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... Allora, cosa è cambiato nei confronti nell'handicap? Noi che guardiamo le gare a cosa siamo interessati? Si tratta di morbosità sopita che lì, nell'arena sportiva, trova legittimità per poi spegnersi o la sensibilità nostra si è davvero estesa? Si sa, i sentimenti tutto sono tranne che puri, non giurerei, per lo meno in prima battuta, sull'altruismo e la bontà. C'è chi non ha avuto l'occasione di vedere gli impianti durante le gare olimpiche e si rifà con quelle paralimpiche. E chi è restato affascinato dal battage pubblicitario, e vuole far parte dell'evento mediatico. Ci sono stati notevoli investimenti economici sull'evento, nel tentativo di normalizzare le gare. Tuttavia, nemmeno questi sentimenti, così, di seconda mano, sono da sottovalutare e da classificare come egoistici e impuri. Forse stiamo riscoprendo una figura centrale, in alcune narrazioni: l'eroe inabile. È un tema vecchio ma che ancora non abbiamo metabolizzato...
Quest'anno le emozioni più grandi per i Giochi di Londra 2012 le ho provate guardando le Paralimpiadi...
Questi grandi uomini, tutte queste soprendenti donne ci insegnano, o ci ricordano prima di tutto una cosa secondo me enorme. Il valore della vita che, nonostante tutti gli ostacoli, va vissuta al massimo. Sempre, anche quando davanti ci sono limiti e montagne che appaiono insormontabili e che invece se vuoi li superi. Le Paralimpiadi di settembre, boom di biglietti venduti per assistervi (oltre 2 milioni), mi hanno fatto riflettere su come sia importante accettare le cose che non puoi cambiare, avere il coraggio di cambiare quelle che puoi cambiare e la saggezza, infine, di saper distinguere tra le une e le altre. Mi sono soffermata sull'enorme differenza tra sopravvivere e vivere, sull'importanza di scegliere cosa fare della propria vita. Cosa essere e diventare...
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