Sarajevo, a venti anni dalla guerra che sconvolse la città, ha ospitato un grande incontro di uomini e donne di religione per la pace, nello spirito di Assisi
Living together is the future
è la certezza sorta in tutti coloro che hanno preso parte a questi giorni di dialogo e di preghiera
Per chi ha partecipato alle giornate di Sarajevo e per chi, non potendo esserci, lo ha seguito via web, il sito pubblica la documentazione completa dell'incontro
Cerimonia finale dell'incontro internazionale
Religioni e culture in dialogo. Vivere insieme è il Futuro.
Diretta dalla piazza di Sarajevo. Organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio nello spirito di Assisi. Interventi di Andrea Riccardi, Roger Etchegaray, Rita Prigmore, Mustafa Ceric, Irinej, Vinko Puljic, Jacob Finci, Marco Impagliazzo.
Appello di Pace
Uomini e donne di religioni diverse ci siamo riuniti su invito della Comunità di Sant’Egidio, delle Chiese ortodossa e cattolica e delle Comunità islamica e ebraica in questa terra, bella ma ferita dall’ultima guerra combattuta in Europa. Tanti a Sarajevo ricordano quel doloroso conflitto. Tutti a Sarajevo, e tutte le Comunità religiose e nazionali ricordano a noi tutti come la guerra è un grande male e lascia un’eredità avvelenata. Bisogna evitare con tutte le forze di scivolare nella spirale terribile dell’odio, della violenza e della guerra. Il vicino non deve trovarsi a lottare con il vicino perché appartiene a un’altra religione o a un’altra etnia. Mai più in questa terra! Mai più in nessuna parte del mondo!
Ci siamo chiesti: la convivenza tra gente di religione o di etnia diversa porta in sé i germi dell’odio e della violenza? No. Così non deve essere. Anche se, purtroppo, troppi paesi soffrono per la violenza, la guerra, l’insicurezza. Siamo in un tempo in cui sempre più gente diversa si avvicina geograficamente. Ma non basta. Occorre avvicinarsi nel profondo. Bisogna farlo spiritualmente pur nella differenza delle religioni.
Siamo diversi. Ma la nostra unanime convinzione è questa: vivere insieme tra gente diversa è possibile in ogni parte del mondo, è molto fecondo. E’ possibile a Sarajevo e ovunque. Bisogna preparare con responsabilità il futuro. Grande è la responsabilità delle religioni in questo. In questi giorni a Sarajevo abbiamo vissuto la grazia del dialogo e visto come costruire il futuro.
Invece oggi, in un tempo di crisi economica, è forte la tentazione di ripiegarsi, anzi di incolpare gli altri popoli dei propri problemi, quelli del passato o del presente. Così un popolo diventa per l’altro straniero o nemico. Si sviluppano pericolose culture del risentimento, dell’odio, della paura. Ma nessun popolo è nemico: tutti hanno sofferto, tutti hanno un’anima buona! Tutti possono vivere insieme!
Le religioni hanno un grande compito: parlano di Dio al cuore dell’uomo e lo liberano dall’odio, dai pregiudizi, dalla paura, e lo aprono all’amore. Cambiano l’uomo e la donna dal di dentro. Le religioni possono insegnare a ogni uomo e ogni donna e ai popoli l’arte di vivere insieme attraverso il dialogo, la stima reciproca, il rispetto della libertà e della differenza. Possono, così, creare un mondo più umano. Perché siamo tutti uguali e tutti diversi.
Bisogna avere un nuovo coraggio di fronte alle difficoltà. Guardando lontano, si deve creare nel dialogo una lingua fatta di simpatia, di amicizia, di compassione. Questa lingua comune ci consente di parlarci, vedendo la bellezza delle differenze e il valore dell’uguaglianza. Vivere insieme in pace è volontà di Dio. L’odio, la divisione, la violenza, le stragi e i genocidi, non vengono da Dio. Chiediamo a Dio nella preghiera il dono della pace. Sì, Dio conceda al mondo e a noi tutti il grande dono della pace!
Sarajevo, 11 settembre 2012