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martedì 26 ottobre 2021

Luciano Locatelli: Senape e lievito

Luciano Locatelli*
Senape e lievito
 

Lc 13,18-21
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

Commento

Per parlare del Regno Gesù usa due realtà che, al suo tempo, avrebbero fatto sorridere di scherno: un seme di senape (che Marco nella sua versione definisce “micròtero”, cioè, se mi passate l’espressione, “il più piccolissimo” tra i semi) e un po’ di lievito. Il primo è qualcosa che non ha peso, si fa molta fatica a notare, e genera, tra l’altro, una sorta di arbusto infestante. Il secondo è qualcosa di andato a male, è simbolo di impurità (tanto che si fa Pasqua con gli Azzimi …).

Quindi un Regno che non ha nulla di regale, secondo i criteri di allora ma anche di oggi. Non ha rilevanza politica, economica e, per certi aspetti, sociale. È irrilevante, insignificante. Dal punto di vista squisitamente religioso è anche segno di impurità, rappresenta qualcosa che è poco di buono.
Ecco, ora provate a parlare di Dio in questo modo (considerato che l’espressione “Regno di Dio” è un modo per dire Lui senza dirlo …).

Il nostro Dio è come un piccolo seme insignificante, che però produce, “infesta” senza soffocare e offre riparo a tutti, senza distinzione alcuna. Inoltre è un Dio che si mescola come “poco di buono” nella nostra storia per farla lievitare, per farla crescere, perché da qui nasca un pane capace di sfamare ogni fame che portiamo dentro di noi.
Unica condizione: sii terra che accoglie anche il seme insignificante; sii farina che si mescola senza paura con il “poco di buono” del lievito”. La Sua irrilevanza e il Suo “essere poco di buono” ti renderanno albero ospitale e pane di vita.
In questo modo, forse, comprenderai cosa significa professare non solo che Gesù è Dio, ma che Dio è Gesù, purificando quelle immagini distorte di Dio stesso che ti porti nel cuore.

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*Don Luciano Locatelli nasce il 12 agosto 1963, da una famiglia operaia.
Entra in seminario nel 1976 e, come dice lui, viene “ridotto allo stato pretale” nel 1988, dopo aver compiuto gli studi presso la Facoltà teologica di Fermo (AP).
E’ stato missionario sacramentino in Africa per 10 anni.
Al rientro in Italia entra a far parte del clero della Diocesi di Bergamo. Dopo un decennio come parroco in un piccolo paese della Valle Brembana, ha lavorato un anno a Caserta alla riapertura del Centro di Accoglienza “Tenda di Abramo”, mensa e dormitorio per senza fissa dimora.
Dalle sue parole: “Attualmente svolgo il mio servizio in Caritas Diocesana di Bergamo, come operatore del Centro di Primo Ascolto, immerso nelle povertà e negli “scarti” che allegramente e inconsciamente continuiamo a produrre come società (per azioni) del benessere. Insieme a tutto questo vivo la storia quotidiana di Casa don Bepo e Casa Raphael, due strutture che si occupano di persone con problematiche connesse alla sindrome HIV-AIDS, oltre che essere presente in “Amoris Laetitia”, un centro residenziale che offre uno spazio calorosamente umano per minori terminali (confesso che è la parte più dura del mio servizio). In settimana inizio la giornata con la celebrazione presso una casa di riposo per Suore anziane (che mi hanno scelto, con loro grave pericolo, come “predicatore” per esercizi e ritiri mensili). La domenica vivo l’Eucaristia presso un centro che ospita disabili e autistici gravi (e vi assicuro che la celebrazione è davvero festa!).”
Ha partecipato alla pubblicazione della traduzione e commento ai Vangeli secondo Marco, Luca e Matteo, è stato relatore a Convegni ed è animatore di una serata biblica con il “Popolo della Senape”.