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mercoledì 27 ottobre 2021

Alberto Pellai COSA HANNO IMPARATO I PAPÀ CON LO SMART WORKING

Alberto Pellai
COSA HANNO IMPARATO I PAPÀ
CON LO SMART WORKING

Col rallentare dell'emergenza è venuto il tempo di rientrare a lavorare in presenza. ma qual è il bilancio per i genitori che hanno goduto e subito questa esperienza? I padri in particolare hanno compreso quanto sia importante imparare a raggiungere un equilibrio tra lavoro e famiglia


La fine dello smart working e il rientro al lavoro: molte famiglie stanno attraversando questo passaggio. È un segnale definitivo del ritorno ad una normalità che il tempo del covid ci aveva fatto dimenticare. Dobbiamo cancellare tutto quello che l’emergenza ha messo nelle nostre vite, senza che nessuno di noi lo avesse chiesto? Forse no. Anzi, quasi certamente, no.

È interessante sentire che cosa dicono molti padri a proposito del loro rientro al lavoro in presenza. Uscire dallo spazio protetto della casa e tornare a lavorare nel mondo fuori comporta ogni mattina rimettere in gioco i riti di separazione dai figli. Per chi ha figli piccoli, questo non è da dare per scontato. Ai bambini piaceva sapere che un genitore era sempre lì, a casa. Anche se coinvolto nello smartworking e magari chiuso in una stanza impegnato in videoconferenze, percepire la presenza e la voce dell’adulto di cui ti fidi che è lì, nel tuo territorio di vita, dà un senso di famiglia e di appartenenza cui i nostri figli non erano abituati nel tempo prima del covid. L’emergenza covid in effetti ci ha fatto ritornare ad uno stile famigliare tipico delle famiglie italiane degli anni ’60 e ’70. I pasti in famiglia, un adulto di riferimento sempre disponibile, un risveglio più rallentato e non soffocato dalla fretta di dover uscire e di doversi precipitare tutti dentro vite frenetiche. Aver goduto per molti mesi della certezza che quando torni a casa da scuola, lì c’è qualcuno che ti aspetta deve aver fatto bene a molti tra i nostri figli.

E deve aver fatto bene anche a molti, tra noi genitori. In effetti, non ho mai sentito i padri parlare di “paternità”, educazione, genitorialità, sfide evolutive come in questi mesi. Probabilmente la convivenza “forzata” con i propri figli ha generato una tensione più forte nel voler conciliare meglio la dimensione professionale con quella privata e famigliare. È una grandissima rivoluzione, questa, per noi uomini. Perché per anni abbiamo sentito parlare di conciliazione solo in relazione al lavoro femminile. Ora invece sentiamo che questo tema appartiene anche alle nostre vite. Anche noi padri, nel tempo del covid, abbiamo compreso quanto sia importante imparare a raggiungere un equilibrio che ci permetta di tenere insieme il lavoro che facciamo con la famiglia alla quale apparteniamo. È una questione che ci sfida a generare un nuovo modo di muoverci nel nostro ambito famigliare per tutelare il nostro diritto ad essere padri presenti ed efficaci nella vita dei nostri figli. Il dibattito non ha ricadute solo educative e personali. Ma obbligherà il mondo del lavoro a capire come gestire il tema dei congedi parentali, dei permessi, del lavoro part-time, della possibilità di negoziare le trasferte di lavoro anche in relazione ai propri dipendenti uomini.

Nel frattempo i nostri figli hanno fatto un’indigestione di famiglia, di presenza genitoriale. Forse preadolescenti e adolescenti non hanno apprezzato del tutto: loro detestano sentire il fiato di mamma e papà sul collo. Eppure niente è più rassicurante e dà serenità che accorgersi che, quando torni a casa da scuola, dietro la porta c’è qualcuno che ti aspetta. E che quindi non sei solo. Perché è proprio la solitudine, la mancanza di sguardi sulla tua crescita la cosa che - forse - i nati nel terzo millennio hanno patito di più. Non dimentichiamocene ora che si torna a correre da mattina a sera, nello spazio fuori casa. Non scordiamoci che, anche se ci danno dei rompiscatole, i nostri figli amano terribilmente sperimentare – nel ritorno a casa – che dietro la porta ci sia qualcuno ad aspettarli.