“LE OMBRE DI UN MONDO CHIUSO”:
LA FRATERNITÀ TRADITA
Riflessioni sulla Fratelli tutti, cap. 1
Tindaro Bellinvia
(Video)
Secondo dei Mercoledì della Spiritualità 2021
tenuto il 20ottobre 2021
e promossi dalla
Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto
RISCOPRIRE IL VOLTO FRATERNO DELL’UMANITÀ
A confronto con la “Fratelli tutti” di papa Francesco
1. Unioni e divisioni
Nella complessità dell’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco, il primo capitolo rappresenta l’affresco generale sulle criticità del mondo contemporaneo. Il titolo del capitolo “Le ombre di un mondo chiuso” già dà il segno inequivocabile della forte preoccupazione di Papa Francesco verso un mondo tendente alla chiusura e per questo produttore di ombre che impediscono alla luce di penetrare e illuminare la vita delle persone. Ombre obnubilanti per molti popoli e comunità che vivono forti divisioni ed egoismi collettivi e individuali. I tempi del Concilio Vaticano II sembrano davvero lontanissimi quando si gioiva dei chiarori di un’aurora promettente dopo gli orrori della II guerra mondiale.
«Per decenni è sembrato che il mondo avesse imparato da tante guerre e fallimenti e si dirigesse lentamente verso varie forme di integrazione. Per esempio, si è sviluppato il sogno di un’Europa unita, capace di riconoscere radici comuni e di gioire per la diversità che la abita»».
(Francesco, Fratelli tutti, n. 10.) Papa Francesco mette in risalto come negli anni immediatamente dopo la II guerra mondiale si avesse fiducia nel futuro, poiché dopo i milioni di morti, gli eccidi, l’olocausto di ebrei e rom e la distruzione di intere città, lavorare per costruire percorsi di pace diventava un imperativo. Forte speranza nonostante tutte le contraddizioni del secondo dopoguerra mondiale, come sottolineato negli scritti di un uomo di fede e di impegno sociale e politico come Giuseppe Dossetti, che rimarcò i rischi del persistere di profonde ingiustizie con la costituzione di blocchi contrapposti all’interno della stessa Europa che secondo la sua visione avrebbe dovuto invece essere unita ed indipendente dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica (Cf. Giuseppe Dossetti, Scritti politici 1942-1951, a cura di Giuseppe Trotta, Marietti, Genova 1995, p. 159).
Nonostante tutti i limiti del nuovo ordine mondiale, è indubitabile che nei decenni successivi almeno in Europa si diede vita a processi di integrazione tra Stati e popoli per esorcizzare il ritorno a nazionalismi esasperati, già produttori di persecuzioni di minoranze interne e di guerre tra Stati. L’utopia di un’Europa Unita – immaginata e tratteggiata attraverso il “Manifesto per un’Europa Libera e Unita” da oppositori del regime fascista al confine nell’isola di Ventotene come Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni – non è rimasta irrealizzata. Oggi l’Europa non è una vera federazione di Stati ma certamente un’Unione di Stati che potrebbe accrescere ulteriormente la sua coesione interna se a impedirla non fossero i risorti nazionalismi mascherati da sovranismi.
«Si accendono conflitti anacronistici – scrive Papa Francesco – che si ritenevano superati, risorgono nazionalismi chiusi, esasperati, risentiti e aggressivi. In vari Paesi un’idea dell’unità del popolo e della nazione, impregnata di diverse ideologie, crea nuove forme di egoismo e di perdita del senso sociale mascherate da una presunta difesa degli interessi nazionali».
(Francesco, Fratelli tutti, n. 11.)Se in Europa la situazione è a forte rischio di crescenti nazionalismi, soprattutto nei paesi dell’ex blocco socialista, in Africa purtroppo non mancano i casi di leader e gruppi politici pronti a costruire le loro fortune fomentando odio contro gruppi di popolazioni non uniformi alla maggioranza.
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4. Le mafie oggi
«La solitudine, le paure e l’insicurezza di tante persone, che si sentono abbandonate dal sistema, fanno sì che si vada creando un terreno fertile per le mafie. Queste infatti si impongono presentandosi come “protettrici” dei dimenticati, spesso mediante vari tipi di aiuto, mentre perseguono i loro interessi criminali. C’è una pedagogia tipicamente mafiosa che, con un falso spirito comunitario, crea legami di dipendenza e di subordinazione dai quali è molto difficile liberarsi»
(Francesco, Fratelli tutti, n. 27.)Papa Francesco non perde occasione di attenzionare con preoccupazione la questione delle mafie, che sfruttando le insicurezze e paure del momento potrebbero diventare strumento di dominio sulla società. Parlando di “dipendenza e subordinazione” il Pontefice tocca il tema preoccupante dello “Stato sociale” alternativo offerto dalle mafie nei riguardi della popolazione sprovvista di tutela istituzionale. La fortificazione dello Stato Sociale diventa dunque la via per sottrarre alle mafie la manovalanza dell’organizzazione, la cui carenza impedirebbe alle borghesie mafiose di espandersi.
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