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domenica 15 settembre 2019

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 45/2018-2019 (C) di Santino Coppolino


"Un cuore che ascolta - lev shomea"
Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)

Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino


Vangelo:



Tutto il capitolo 15 del Vangelo di Luca, che comprende le tre parabole della misericordia, altro non è che un'unica, grande parabola divisa in tre parti. In essa è rivelato il cuore stesso del Vangelo: Dio è un Padre di misericordia e di tenerezza. Attraverso di essa, Gesù ci rivela l'urgenza di un cammino di conversione da intraprendere, un autentico cambiamento di mentalità e di vita da operare. Non solo del peccatore alla giustizia, quanto del giusto perché prenda coscienza e accolga con gioia che Dio non è un padrone che asserve, ma un Padre che ama e libera. La parabola del Padre misericordioso, cuore di tutto il Vangelo, è indirizzata soprattutto a quanti si ritengono giusti perché possano «convincersi di peccato» (Gv 16,8) e così prendere parte, insieme ai loro fratelli peccatori, al banchetto di nozze del Regno (14,15-24). Ma la conversione dei giusti è molto più difficile di quella dei peccatori. Questi ultimi, a causa della loro miseria, avvertono il bisogno della misericordia di Dio, i giusti invece, certi della propria giustizia, pensano di potere bastare a se stessi giudicando i fratelli. Gesù ci presenta il Volto di un Padre che ama sempre, non perché siamo buoni e bravi, il suo amore non è un premio per nostra fedeltà alla sua Legge, la sua tenerezza non è proporzionale ai nostri meriti, ma alla nostra miseria. «Se realmente conoscessimo il cuore del Padre, ci renderemmo conto che la salvezza dalle nostre miserie passa dall'essere cercati, trovati e incontrati da Colui che da sempre ci sforziamo di trovare senza mai incontrarlo» (cit.). La conversione, perciò, non è tanto un processo di ritorno a Dio - ci ha perdonati prima ancora che glielo chiediamo -, quanto piuttosto un mutamento radicale che dobbiamo compiere dell'immagine diabolica di Dio che, a partire da Adamo, ci siamo fabbricati. «La Chiesa, perciò, deve sempre rammentare che non è una raccolta di giusti, ma una comunità di peccatori sempre aperti al perdono» (cit.)