TRAGEDIA A CATANIA
Un altro bambino morto dimenticato in auto.
La causa: “amnesia dissociativa".
Un'altra famiglia disperata.
Una tragedia che si poteva evitare?
Alle 14.47 di giovedì 19 settembre, la vita della famiglia Cavallaro è cambiata per sempre: il piccolo Leonardo, a soli 2 anni, è stato dichiarato morto dopo essere stato dimenticato dal papà Luca per 5 ore nella sua macchina parcheggiata sotto al sole cocente nel parcheggio dell'Università dove, come ogni mattina, si era recato a lavorare. Inutili sono stati i tentativi dei medici di salvare il piccolo: arrivato già privo di conoscenza all'ospedale, anche il nonno materno, Angelo Cannizzaro, chirurgo endocrinologo al Policlinico, ha fatto parte dell'equipe che ha tentato il tutto per tutto, ma ormai era troppo tardi. Ha attraversato due padiglioni della struttura per arrivare al reparto di pediatria dove i medici hanno provato a rianimarlo per 37 lunghi minuti, poi hanno dovuto comunicare la notizia ai genitori, assistiti da un team di psicologi per affrontare la tragedia. Hanno sperato fino all'ultimo in un miracolo, poi sono scoppiati in un pianto inconsolabile: "Leo, cosa ti ho fatto?", avrebbe esclamato papà Luca, stretto alla moglie Maria Cannizzaro, anche lei medico.
Bimbo dimenticato in auto a Catania: la dinamica
Stando ad una prima ricostruzione dei fatti, Luca, 43enne impiegato amministrativo alla facoltà di ingegneria dell'Università di Catania, avrebbe dovuto accompagnare il figlio Leonardo all'asilo ieri mattina. Erano circa le 8, ma, forse distratto, si è diretto direttamente in facoltà. Qui ha parcheggiato e si è recato a lavoro. Intorno alle 13 riceve una telefonata dalla moglie, che gli chiede perché non abbia trovato il bimbo a scuola all'ora di uscita. È in quel momento che il papà si rende conto di aver dimenticato il piccolo in macchina: corre nel parcheggio ma quando arriva Leonardo, ancora agganciato al seggiolino sul sedile posteriore, è già privo di conoscenza. Ha trascorso più di 5 ore nella vettura diventata una trappola rovente sotto al sole di metà settembre, mentre fuori la temperatura segnata sfiora i 34 gradi centigradi. Le sue condizioni sono già critiche quando arriva al Policlinico, dove lavorano la mamma e il nonno. "Purtroppo c’è stato poco da fare – ha spiegato il direttore sanitario dell’ospedale, Antonio Lazzara –. Il piccolo, quando è entrato, era già in arresto cardiaco. Le manipolazioni non sono servite a nulla. Abbiamo subito chiamato psicologi e assistenti sociali perché dessero un supporto alla famiglia, distrutta dal dolore".
La disperazione del papà: "Ho un grande vuoto in testa"
Distrutto il papà Luca, che al momento risulta indagato come atto dovuto dalla procura di Catania per omicidio colposo. "Ricordo solo di essere uscito di casa alle 8 del mattino e di avere sistemato Leonardo nel seggiolino, fissato nel sedile posteriore dell’auto – continua a ripetere -. Poi, ho soltanto un grande vuoto in testa". ...
Leggi tutto: Catania, Leonardo morto a 2 anni dimenticato in auto dal papà: “Figlio mio, cosa ti ho fatto”
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Servizio TG2000
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Bimbo morto dimenticato in auto.
Siracusano (psichiatra): “Amnesia dissociativa,
servono figure esperte per aiutare i genitori a tornare a vivere”
Siracusano (psichiatra): “Amnesia dissociativa,
servono figure esperte per aiutare i genitori a tornare a vivere”
La tragedia a Catania, dove un bimbo di due anni è morto per un colpo di calore dopo essere stato dimenticato in auto per diverse ore dal papà, è frutto di un'amnesia dissociativa, fenomeno ormai frequente, spiega il direttore della Scuola di specializzazione in psichiatria dell'Università di Tor Vergata. Da una tragedia così devastante, aggiunge, si può uscire solo con l'aiuto di esperti. Al papà di Catania la solidarietà del papà di Pisa che un anno fa ha perduto la sua bambina. Intanto è stato rinviato l’obbligo dei sensori anti-abbandono sui seggiolini auto che sarebbe dovuto scattare lo scorso 1° luglio
Uscire di casa di corsa, portare il proprio bimbo di due anni al nido, raggiungere sempre di corsa il luogo di lavoro, parcheggiare ed immergersi nei mille impegni quotidiani. Ma questa volta le cose vanno diversamente. Manca un passaggio e quando il papà, un ingegnere di 43 anni, se ne accorge, è troppo tardi e la scoperta è agghiacciante: il piccolo non è andato al nido; è rimasto per cinque ore legato nel suo seggiolino nell’auto chiusa sotto il sole cocente di una giornata di fine estate a Catania. Vittima di un colpo di calore, nonostante i soccorsi, il bimbo non riuscirà a sopravvivere. E il papà si sente precipitare in un baratro.
“Ho soltanto un grande vuoto in testa”, ripete disperato l’uomo,
indagato come atto dovuto per omicidio colposo, agli inquirenti che lo interrogano. Una vicenda straziante, ma purtroppo non unica. Si tratta solo dell’ultimo di una lunga serie di casi. Dal primo, 21 anni fa sempre a Catania, ad altri in diverse parti d’Italia. Almeno 8 episodi in 10 anni: il penultimo a Pisa nel 2018. Nel frattempo l’obbligo di sensori anti-abbandono sui seggiolini auto adibiti al trasporto di bambini sotto i 4 anni, previsto dalla legge 117/2018 e che sarebbe dovuto scattare lo scorso 1° luglio, è stato rinviato a causa della bocciatura da parte della Commissione europea del decreto attuativo, perché mancante dei dati tecnici necessari a garantire efficacia e sicurezza ai dispositivi secondo la normativa Ue.
“Ci troviamo di fronte ad un fenomeno che ormai accade di frequente anche se, per fortuna, con esiti non sempre fatali”, afferma al Sir Alberto Siracusano, direttore della Cattedra di psichiatria e della Scuola di specializzazione in psichiatria dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata e componente del Tavolo nazionale sulla salute mentale istituito dall’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei. “Dal punto di vista mentale – spiega lo psichiatra – è il frutto di
una amnesia dissociativa, una sorta di vuoto di memoria transitorio che provoca una disconnessione delle funzioni della coscienza dalla memoria;
un fenomeno ampiamente conosciuto e descritto, che in questo caso – ma non è l’unico purtroppo – ha portato ad esiti mortali”.
“Detto questo – prosegue Siracusano – ogni episodio di questo genere va ovviamente inserito nella storia individuale della persona, della famiglia; sia per aiutare il genitore a superare un trauma sicuramente drammatico, sia per capire che cosa ci possa essere stato alla base di ciò che ha fatto scattare l’amnesia dissociativa. A volte non è ravvisabile una causa precisa; più in generale può essere scatenata da un trauma; da situazioni di particolare tensione o forte stress, affaticamento; stanchezza cronica, fisica e mentale. Questo in linea generale, ma ogni caso va guardato nella sua specificità”.
Come ci si può rialzare e tornare a vivere dopo una tragedia così devastante? “Rendersi conto che un’amnesia ha portato il proprio figlioletto alla morte – la risposta dello psichiatra – è
un qualcosa di veramente tremendo che ha bisogno di figure esperte
che consentano al papà o alla mamma coinvolti, in un primo tempo di gestire questo avvenimento, che coinvolge anche l’altro genitore del bambino e tutta la famiglia. Poi, in un secondo tempo, l’elaborazione dell’episodio porterà a superare a poco a poco questo gravissimo lutto”.
Ma contano anche l’affetto e il calore di chi abbiamo intorno. E’ il messaggio di solidarietà che arriva al papà di Catania dal papà di Pisa che nel 2018 ha perduto la figlioletta di un anno dopo averla dimenticata in auto anziché portarla al nido. “All’amico di Catania – scrive Daniele Carli – voglio dire soltanto di
lasciarsi abbracciare dalla moglie, dai familiari, dagli amici, da tutta la comunità.
Di raccogliere quelle mani tese. Io lo so quello che prova: è caduto in un pozzo buio, profondo e gelido”, dal quale però si può risalire “raccogliendo proprio quegli abbracci e quelle mani tese”. Con calma, senza fretta: “così riscoprirà – conclude Carli – che si può tornare a vivere anche in nome di quel figlio che non c’è più”.
(fonte: Sir, articolo di Giovanna Pasqualin Traversa 20/09/2019)
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... “Lo stress che sta dilagando per motivi economici e sociali provoca nelle persone un altissimo livello di sovraffaticamento”. Così la psicoterapeuta Paola Vinciguerra, presidente Eurodap-Associazione europea disturbi attacchi di panico, è intervenuta sulla tragedia che si è verificata a Catania. ...
“Il cervello – spiega Vinciguerra - in una situazione di continuo allarme e continuo stimolo verso cosa c’è da fare il momento dopo, perde il contatto con il qui ed ora. E’ anche per questo che si pensa di avere lasciato un bambino a scuola seppure non lo si fa e non si ha la percezione di non averlo fatto: avendo anticipato un’azione futura nella nostra mente registriamo quell’evento come accaduto. Per noi quindi è realmente avvenuto”.
“Lo stress è una condizione che, se non viene accompagnata da momenti di defaticamento, produce un’alterazione chimica in tutto il nostro corpo, determinando depressione ansia e anche malattie fisiche”. ...