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mercoledì 4 settembre 2019

Comincia il quarto viaggio di Papa Francesco in Africa - Nel segno della riconciliazione - Il baricentro dell’evangelizzazione nelle periferie del mondo



Nel segno della riconciliazione

· Dal 4 al 10 settembre il viaggio del Pontefice in Africa ·


Papa Francesco, dal 4 al 10 settembre, visiterà Mozambico, Madagascar e Mauritius, in uno dei viaggi più lunghi del suo pontificato. Sono previsti incontri con le comunità cattoliche e con le autorità politiche e civili, appuntamenti interreligiosi, visite a strutture caritative e assistenziali. Quindici in totale i discorsi che pronuncerà il Pontefice.

Sarà il suo quarto viaggio nel continente africano, dopo quelli in Kenya, Repubblica Centrafricana e Uganda, dal 24 al 30 novembre 2015, in Marocco, nel marzo del 2017, e in Egitto, ad aprile di quest’anno. Il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, in un briefing con i giornalisti tenuto lunedì 2 settembre, ha spiegato che il Papa terrà presente nei suoi discorsi la necessità di superare le divisioni e di giungere alla riconciliazione, per ottenere la pace. Porrà anche l’accento sul fatto che i Paesi che visiterà sono tra i più poveri del pianeta, con alti tassi di denutrizione per i bambini, ma che, al tempo stesso, dispongono paradossalmente di enormi ricchezze naturali. Questo lo porterà anche a lanciare un appello per la cura del creato, in paesi come il Madagascar che vivono una massiccia deforestazione. Non mancherà un riferimento all’influenza che il cambiamento climatico e il disboscamento hanno sui fenomeni naturali, divenuti sempre più frequenti e devastanti. A questo proposito, il Pontefice esprimerà la sua vicinanza alle persone colpite dai cicloni in Mozambico.

Il viaggio inizierà mercoledì 4 con l’arrivo a Maputo, alle 18.30 ora locale. Il motto della visita è «Speranza, pace e riconciliazione», parole inserite in un logo con la mappa del Paese africano e una colomba che simboleggia l’accoglienza del Mozambico e anche il messaggio di speranza, di pace e di riconciliazione che il Pontefice porterà alla popolazione. Giovedì 5 settembre Francesco compirà una visita di cortesia al presidente, quindi si riunirà con le autorità e i rappresentanti della società civile, poi parteciperà a un incontro interreligioso con i giovani. Pranzerà in nunziatura e in seguito incontrerà i vescovi, i sacerdoti e i religiosi. Alle 17.25 visiterà la Casa Matteo 25. Si tratta di un centro dove si offre aiuto a giovani e bambini di strada, che non hanno nulla da mangiare e spesso neanche un posto dove dormire, come ha spiegato Bruni. È nato su iniziativa della nunziatura apostolica del Paese, in collaborazione con una ventina di comunità religiose locali.

Il Papa non potrà visitare le zone colpite dai cicloni ma terrà un incontro nella nunziatura con la comunità di Xai-Xai, che nel 2000, a causa di un’alluvione, ha visto la propria città sommersa da circa tre metri d’acqua, ma che in pochi anni è riuscita a ricostruire l’intera area, ora importante motore del turismo nazionale. Sempre il 5 settembre il Pontefice visiterà un centro medico del progetto Dream, avviato dalla Comunità di Sant’Egidio, che assiste i malati di aids nel quartiere di Zimpeto, una delle zone più popolate e povere di Maputo, dove vivono 337.000 persone e dove le strutture sanitarie sono del tutto insufficienti. In questo centro all’avanguardia viene offerta assistenza a 3.800 malati di aids, tra cui 200 bambini, ai quali se ne aggiungono altri 500 nati da madri sieropositive. Durante la visita alla struttura il Papa saluterà alcuni malati.

L’arrivo di Francesco in Madagascar è previsto per venerdì 6 alle 16.30. «Seminatore di pace e di speranza» è il motto della visita: pace e speranza, pietre miliari affinché i malgasci siano architetti di un Paese fondato sullo sviluppo autentico e sul benessere spirituale e sociale, come hanno osservato gli organizzatori.

Il giorno dopo, alle 10.15, si svolgerà l’incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico. Tra gli eventi previsti spiccano la veglia con i giovani nel Campo diocesano di Soamandrakizay e la messa, la mattina seguente, alle 10, sempre nella stessa area.

Nel pomeriggio, alle 15.10, il Papa visiterà la Città dell’Amicizia di Akamasoa, nata accanto a una discarica e costruita dagli stessi poveri con l’aiuto del missionario argentino Pedro Opeka, e subito dopo, alle 16, si recherà al cantiere di Mahatazana, dove presiederà una preghiera per i lavoratori. Seguirà poi un discorso ai presbiteri, ai religiosi, alle religiose, ai consacrati e ai seminaristi nel Collège de Saint Michel.

Lunedì 9 il Pontefice visiterà l’isola di Mauritius. Il motto prescelto, «Pellegrino di pace», dà il tono a una «visita pacifica e positiva». Alle 12.15 celebrerà la messa presso il monumento di Maria Regina della Pace e alle 16.25 si recherà al santuario di Père Laval. Seguiranno incontri con le autorità politiche e con i rappresentanti della società civile e del corpo diplomatico, nel palazzo presidenziale. Nel pomeriggio Francesco ritornerà in Madagascar, dove martedì 10, alle 9, presso l’aeroporto di Antananarivo, si terrà la cerimonia di congedo. L’arrivo allo scalo romano di Ciampino è previsto per le 19.


Il baricentro dell’evangelizzazione
nelle periferie del mondo

· Comincia il quarto viaggio di Papa Francesco in Africa ·

Papa Francesco torna dunque, per la seconda volta dall’inizio del suo pontificato, nell’Africa subsahariana, visitando il Mozambico, il Madagascar e le Isole Mauritius. Come già accaduto precedentemente, nel novembre del 2015, quando si recò in Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana (dove inaugurò l’Anno santo della Misericordia) nei prossimi giorni egli sarà messaggero della Buona notizia in un continente che ha fame e sete di giustizia e di pace.

Dal punto di vista squisitamente pastorale, questo viaggio apostolico costituisce un preludio al mese missionario straordinario indetto dal Pontefice per celebrare i cento anni dell’Enciclica missionaria Maximum illuddi Benedetto XV. Essa spiegava che la storia universale della salvezza e conseguentemente l’azione di evangelizzazione dei popoli, non potevano assolutamente essere richiamate a giustificazione delle chiusure nazionalistiche ed etnocentriche di questa o quella nazione. Da attento osservatore delle vicende umane il Papa genovese d’allora — colui che ebbe l’ardire di stigmatizzare la prima guerra mondiale definendola «l’inutile strage» — scrisse con chiarezza e coraggio profetico per quei tempi, che l’annuncio del Vangelo non doveva essere confuso con le strategie delle potenze coloniali e con i loro interessi economici e militari. Un messaggio ancora oggi attuale in considerazione dei tentativi di strumentalizzazione ideologica del dettato evangelico. Ecco che allora, nuovamente, il magistero missionario di Papa Bergoglio si colloca nel solco tracciato dai suoi predecessori.

Come egli stesso ebbe modo di scrivere nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, la Chiesa per sua vocazione deve essere sempre «in uscita» perché l’andare è la legge della fede e dell’esistenza cristiana. Si tratta di un dinamismo proteso verso le periferie geografiche ed esistenziali di questo primo segmento del Terzo millennio. Una presenza, nei bassifondi della storia contemporanea, non certo neutrale, ma decisamente e scientemente dalla parte dei poveri. In questa prospettiva il baricentro dell’evangelizzazione si colloca sempre più a meridione, in quelle terre afflitte dal penoso «fenomeno della globalizzazione dell’indifferenza».

Emblematico è il caso del Mozambico, colpito ripetutamente da catastrofici cicloni, ultimi dei quali l’Idai e il Kenneth, che hanno seminato morte e distruzione. Tutto questo in un Paese che ha sofferto pene indicibili durante una sanguinosa guerra civile esplosa nel 1975 e conclusasi con gli accordi di pace siglati a Roma grazie alla mediazione della Comunità di Sant’Egidio nell’ottobre del 1992. L’odierno viaggio papale, che avrà come prima tappa questo Paese dell’Africa australe, ex colonia portoghese, avviene comunque sotto i migliori auspici. Infatti, il primo agosto scorso è stato raggiunto un accordo definitivo di riconciliazione fra il Governo di Maputo e gli ex ribelli della Renamo che prevede, tra l’altro, la celebrazione di libere, pacifiche e trasparenti elezioni generali il prossimo 15 ottobre. In questo contesto, la Chiesa cattolica mozambicana, oltre a sostenere il processo di pacificazione, si è particolarmente distinta nel campo educativo e in quello sanitario. In quest’ultimo settore ha ottenuto dei buoni risultati il progetto Dream, lanciato dalla Comunità di Sant’Egidio, che consiste nel sostegno a una serie di centri di analisi e cura per HIV sieropositivi e malati di AIDS, accompagnati da centri nutrizionali, dedicati ai pazienti in terapia. Da rilevare che il Mozambico è un Paese giovanissimo: oltre il 60 per cento della popolazione ha meno di 25 anni e per questo si guarda al futuro con speranza, non foss’altro perché le giovani generazioni sono quelle che invocano l’agognato cambiamento all’insegna della concordia, dello sviluppo e del bene condiviso.

La seconda tappa del viaggio sarà il Madagascar. In questi ultimi decenni esso è stato attraversato da crisi politico-istituzionali che hanno rischiato di farlo precipitare nella guerra civile per le divisioni all’interno dell’arena politica nazionale. La crescita economica è stata spesso ostacolata dalla corruzione e dallo sfruttamento delle risorse naturali. A ciò si aggiunga la piaga dell’esclusione sociale che penalizza fortemente i ceti meno abbienti. La Chiesa cattolica malgascia è molto vivace e impegnata, anche attraverso il contributo di congregazioni missionarie e ordini religiosi, nell’annuncio del Vangelo e nella promozione umana.

Dulcis in fundo, il viaggio apostolico si concluderà alle Isole Mauritius, circondate dall’immenso Oceano Indiano, dove la popolazione è composta da induisti, cristiani e musulmani. Per Papa Francesco sarà, certamente, un’occasione per affermare il dialogo interreligioso in un arcipelago crocevia dei popoli.