Il virus dis-umano
di Tonio Dell'Olio
di Tonio Dell'Olio
Ma cosa siamo diventati? E soprattutto, perché? Non eravamo mai stati così. Nemmeno nei tempi più bui. Manifestare contro l'arrivo dei rom in un centro di accoglienza a Torre Maura e arrivare a rovesciare il pane, il pane, che era destinato loro e poi calpestarlo e inveire e gridare: “Che muoiano tutti di fame” non può essere semplicemente l'effetto di un virus dis-umano contagioso. È come se improvvisamente si fosse spezzato quel filo - sottile ma essenziale – che costituisce il vincolo della fraternità umana. Quello per cui l'altro è quantomeno un mio simile, appartenente alla stessa razza umana. Lo dico senza scomodare il vangelo o alcun credo religioso. Stare dalla parte dell'altro – o almeno non stargli contro – per una ragione di convenienza, prima ancora che di convinzione. Quanta tristezza nel constatare che se oggi nei motori di ricerca si digita: Torre Maura, appaiono solo le notizie della manifestazione di ieri. Quanto sarebbe bello che parrocchia e centri sociali, associazioni e organizzazioni di cittadini, condomini e vicini di casa, promuovessero oggi stesso un'altra manifestazione non “contro” una categoria di persone (etnia, razza, gruppo sociale...) ma “per” tutte le persone senza esclusione. Senza esclusione. Sarebbe bello domani digitare sui motori di ricerca: Torre Maura e leggere di una festa di famiglia. Quella umana.
(fonte: Mosaico dei giorni 03/04/2019)
Torre Maura, quasi come una bestemmia.
Calpestare pane calpestare umanità
di Marina Corradi
È una Roma lontana da piazza Navona e dalla fontana di Trevi, è una Roma che i turisti non vedono, e nemmeno i parlamentari riuniti a Montecitorio e a Palazzo Madama. È una periferia esausta quella di Torre Maura, a est della città: palazzi popolari fatiscenti, strade sporche, pensionati che tirano avanti con 500 euro al mese.
Qui l’altra notte è divampata una battaglia con auto incendiate e minacce, polizia schierata, e insulti: perché nel Centro di via Codirossi erano state trasferite settanta persone nomadi. Qualcuno del quartiere se ne è accorto, la voce è girata rapida, in trecento cittadini hanno assediato i cancelli della struttura. Il malcontento accumulato in anni di disagi e trascuratezza è scoppiato in un’ira incontenibile verso i nuovi arrivati, gli zingari, i «ladri». «Dovete morire di fame», urlavano. Le immagini testimoniano la furia, sapientemente attizzata da esponenti di Casa Pound e Forza Nuova frammisti agli abitanti del quartiere. Quel genere di furia in cui gli individui si perdono nel branco, e possono fare e dire cose che da soli non farebbero e non direbbero.
«Devono bruciarvi vivi», urla rauca in un video la voce di un uomo che non si vede: come buttasse benzina sul fuoco. A Torre Maura circondano una madre rom con un bambino in braccio, rovesciano una cassa di panini destinati alla cena dei nomadi. Ci vanno sopra, e calpestano quel pane sull’asfalto, rabbiosi, «così quelli non mangiano», gridano. Al Campidoglio, nella notte, per allentare la tensione cedono, e annunciano il prossimo trasferimento degli ospiti. Fra cui ci sono 33 bambini e 22 donne, tre delle quali prossime al parto. Una guerra fra poveri e ultimi, fra poveri e 33 bambini. Che chissà con quali occhi hanno guardato, dalle finestre della struttura in cui erano stati accolti, le fiamme che si levavano attorno.
Una lezione di paura e di odio, già impressa in mente. E poi, quel pane. Il gesto del calpestare il pane, come fosse immondizia: «Così non mangerete». A Roma, Italia. Un Paese in cui molti hanno ancora la memoria del pane come cosa sacra, che, se avanza, non si butta, mai: si riutilizza, e magari le briciole vanno ai passeri, sui davanzali, ma non nei rifiuti.
Il pane non si butta: quasi tutti abbiamo ancora il ricordo di nonni e madri che bruscamente proibivano, nello sparecchiare la tavola, che si sprecasse il pane. Come se ci fosse in quello spreco un disprezzo del lavoro degli uomini, e una irrisione della fame; e quasi una tacita bestemmia. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, recita il Padre Nostro, e pure in una troppo ampia dimenticanza della fede cristiana rimane fra noi ancora, almeno negli adulti, e in non pochissimi giovani, la consapevolezza che il pane non è un cibo come gli altri, che il pane è cosa da trattare con religioso rispetto.
Per questo le immagini da Roma colpiscono come un pugno. Minacce aggravate da odio razziale, è l’ipotesi su cui indaga la Procura, mentre il ministro dell’Interno condanna l’accaduto, misurando come raramente accade le parole, senza eccessiva indignazione, e intanto promette per la fine del suo mandato «zero campi rom» – giacché ogni occasione è buona per questa continua, sfinente campagna elettorale. Ma al di là delle parole di giudici o ministri
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Il pane calpestato come l’icona, allora, di uno smarrimento di vita, di una smemoratezza di radici e speranze comuni.
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Il pane calpestato come l’icona, allora, di uno smarrimento di vita, di una smemoratezza di radici e speranze comuni.
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Torre Maura, un 15enne contro Casapound:
"odiate solo le minoranze, nessuno deve essere lasciato indietro"
Simone ha solo 15 anni ma ha avuto il coraggio di andare controcorrente e di attaccare Casapound: "siete qui solo per raccattare voti, io so di Torre Maura, voi di dove siete?"
Gli si crea subito una folla intorno, ma lui non si fa intimidire. Nella voce, che trema appena, c'è la consapevolezza di stare andando controcorrente, una corrente fascista e carica di odio che non lo attacca subito forse solo perché stupito della sua giovane età, e del suo coraggio.
Simone ha solo 15 anni e davanti a lui ci sono gli esponenti di Casapound. Siamo a Torre Maura, da ieri sera un campo di battaglia per l'arrivo di 70 famiglie rom ospitati dal centro di accoglienza di via dei Codirossoni.
Casapound è arrivata quasi subito, cavalcando la protesta, alzando cori razzisti e aizzando le persone a dire bestialità come "bruciateli vivi". Bruciare vive quelle famiglie, quei bambini, chiamati 'scimmie' e prese a sassate e sputi. Scene da Medioevo.
Simone ha solo 15 anni, ma il cuore e il cervello maturi al punto da capire dove sta la verità: "questa gente è trattata come merce, nessuno deve essere lasciato indietro".
"È sempre la stessa cosa, quando ti svaligia casa un rom tutti dobbiamo andargli contro, se lo fa un italiano allora stiamo tutti zitti. Si va sempre contro la minoranza, a me non mi sta bene".
Casapound gli risponde, cerca di sminuirlo: "sei uno su cento, solo tu pensi queste cose".
"Almeno io penso" risponde Simone, "almeno io non mi faccio spingere dalle cose vostre per raccattare voti". "E perché" lo aggredisce Casapound, "quelli della tua fazione politica non ci vengono qui?".
"Io non ne ho fazione politica, io so de Torre Maura, tu di dove sei?" attacca Simone, che inizia a scaldarsi, prima che una donna lo tiri via, attaccando i giornalisti: "non potete riprenderlo, è minorenne".
(fonte: Globalist 03/04/2019)
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