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martedì 2 aprile 2019

2 aprile 2005 torna alla Casa del Padre Karol Wojtyla un Uomo, un Papa, un Santo.

2 aprile 2005 torna alla Casa del Padre Karol Wojtyla 
un Uomo, un Papa, un Santo


Brano tratto dal libro Lasciatemi andare, La forza nella debolezza di Giovanni Paolo II, Edizioni San Paolo.
In questo brano il cardinale Angelo Comastri ricorda la morte di Karol Wojtyla.

Sapendo che per lui si stava approssimando il tempo di passare all’eternità, d’accordo con i medici aveva deciso di non recarsi all'ospedale ma di rimanere in Vaticano, dove aveva assicurate le indispensabili cure mediche. Voleva soffrire e morire a casa sua, rimanendo presso la tomba dell'apostolo Pietro.

L'ultimo giorno della sua vita - sabato 2 aprile - si congedò dai suoi più stretti collaboratori della Curia ro­mana. Presso il suo capezzale continuava la preghie­ra, a cui partecipava, nonostante la febbre alta e un'estrema debolezza. Nel pomeriggio, a un certo mo­mento disse: «Lasciatemi andare alla casa del Padre». Verso le ore 17 furono recitati i primi Vespri della se­conda domenica di Pasqua, cioè della domenica della Divina Misericordia. Le letture parlavano della tomba vuota e della Risurrezione di Cristo, ritornava la paro­la: «Alleluia». Al termine fu recitato l'inno Magnifi­cat e la Salve Regina. Il Santo Padre più volte abbrac­ciò con lo sguardo i presenti del suo più stretto ambien­te e i medici che vegliavano accanto a lui. Dalla piaz­za San Pietro, dove si erano radunate migliaia di fede­li, specialmente di giovani, giungevano le grida: «Gio­vanni Paolo II» e «Viva il Papa!». Udiva quelle paro­le. Sulla parete di fronte al letto del Santo Padre era ap­pesa in un quadro l'immagine di Cristo sofferente, le­gato con le corde: l'Ecce Homo, che con lo sguardo egli fissava continuamente durante la sua malattia. Gli oc­chi del Papa che si stavano spegnendo si posavano an­che sull'immagine della Madonna di Czestochowa. Su un tavolino, la foto dei suoi genitori.

Verso le ore 20.00, accanto al letto del Papa mo­rente, monsignor Stanislaw Dziwisz presiedette la celebrazione della santa Messa della domenica della Di­vina Misericordia. Concelebrarono: il cardinale Marian Jaworski, monsignor Stanislaw Rylko, monsignor Mieczyslaw Mokrzycki e padre Tadeusz Styczen. Al­l'Eucaristia parteciparono il dottor Renato Buzzonetti, i suoi collaboratori e le suore Ancelle del Sacro Cuore della Casa Pontificia.

Le parole del Vangelo di san Giovanni risuonaro­no in modo commovente: «Venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!"», come anche le parole della preghiera universale: «Signore Gesù, vie­ni per farci udire quella Tua promessa fatta nel cena­colo: "Pace a voi!". In questo momento abbiamo tan­to bisogno della Tua presenza».

Prima dell'offertorio il cardinale Marian Jaworski amministrò ancora una volta al Santo Padre l'Unzio­ne degli Infermi, e durante la Comunione monsignor Dziwisz gli diede il Sangue Santissimo come Viati­co, conforto sul cammino verso la vita eterna. Dopo qualche tempo le forze cominciarono ad abbandona­re il Santo Padre. Nella mano gli era stata posta una candela benedetta accesa. Alle ore 21.37 Giovanni Paolo II lasciò questa terra. I presenti cantarono il Te Deum. Con le lacrime agli occhi rendevano grazie a Dio per il dono della persona del Santo Padre e per il suo grande pontificato.

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Nel video il ricordo di Karol Wojtyla


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Le date di Giovanni Paolo II

Don Mauro Leonardi il 29 maggio 1988 venne ordinato sacerdote da San Giovanni Paolo II, per ricordarlo, nell'anniversario della morte del Santo Padre, si è divertito a ragionare su alcune date della sua vita (così scrive nel suo blog "Come Gesù") e noi volentieri lo pubblichiamo.


Prima di fare la storia (o la teologia della storia) è necessario fare la cronaca, cioè partire dalle date. Per questo è necessario dire che l’esistenza terrena di San Giovanni Paolo II è giunta al suo epilogo in prossimità di due giornate straordinariamente significative per la sua vita. 

Il Papa è morto la sera di sabato 2 aprile 2005 cioè quando, per la Chiesa, era già iniziata la seconda domenica di Pasqua festa della Divina Misericordia: così come Gesù Cristo aveva chiesto a S. Faustina il 22 febbraio 1931, e come il Papa aveva stabilito. 
Inoltre il lunedì successivo, il 4 aprile, è stata la solennità dell’Annunciazione che normalmente si celebra il 25 marzo. 
Avere chiare le relazioni di queste due date con la vita del Papa è premessa assolutamente necessaria per il credente che voglia dipanare dentro di sé l’enorme senso di questo pontificato.

Iniziamo con Maria. Fin dagli inizi si disse che questo fosse un Papa “mariano”. Lui stesso lo fece capire la sera del 16 ottobre 1978 quando si affacciò dalla Loggia di S. Pietro. Ci sono infinità di episodi, discorsi, encicliche, gesti, che lo attestano. Ma tutto è sovrastato dall’attentato del 13 maggio 1981, anniversario della Madonna di Fatima
Questa coincidenza, che apparve subito di straordinario valore, fu pienamente compresa però solo il 13 maggio 2000, a Fatima, quando si beatificarono Francesco e Giacinta compagni di Suor Lucia nel vedere la Madonna. Allora venne rese pubblico il terzo segreto: «un vescovo vestito di bianco (…) giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso». (Il Messaggio di Fatima, Congregazione per la Dottrina della Fede, p. 21). In tale visione il Papa riconobbe il proprio destino. «“Fu una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola e il Papa agonizzante si fermò sulla soglia della morte”, disse» (p. 42). Il 27 aprile 2000 Tarcisio Bertone aveva incontrato suor Lucia. «Alla domanda: «Il personaggio principale della visione è il Papa?», Suor Lucia risponde subito di sì. (…)» (p. 28). E così il 25 marzo 1984, cioè nel giorno dell’Annunciazione (proprio la solennità che quest’anno si è celebrata il 4 aprile), il Papa affida il mondo, e specialmente la Russia, al Cuore Immacolato di Maria. Ai credenti è possibile comprendere come mai l’atto di morte dell’Urss avviene l’8 dicembre 1991, festa dell’Immacolata Concezione (“Il mio Cuore Immacolato trionferà”, disse la Madonna a Fatima) e perché la bandiera rossa sul Cremlino venne ammainata il successivo 25 dicembre, Natale. 

Basta scorrere la storia del ventesimo secolo per rilevare che il pontificato di Giovanni Paolo II appare in tutto il suo valore solo se collocato nel piano materno di Maria per l’umanità: “non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male” (Rm 12,21) è la frase di San Paolo attorno a cui ruota la strategia del Papa, come egli ce la rivela in quello che sarà per sempre il suo ultimo libro Memoria e identità (p. 27). 

Vincere il male con il bene è la strategia del Papa, perché è la strategia di Maria che è la strategia di Cristo: affogare il male del peccato nell’Amore Misericordioso di Gesù. Ed è qui dove spunta l’altro progetto celeste di cui il Papa è protagonista. Per comprendere quanto stiamo per raccontare bisogna risalire a Elena Kowalska, un’umile ragazza polacca morta all’età di 33 anni il 7 ottobre 1938 con il nome di Suor Faustina. Canonizzata il 30 aprile 2000, questa santa tenne un Diario nel quale, a p. 568, si trovano queste parole rivoltele da Gesù: “amo la Polonia in maniera particolare e, se ubbidirà al Mio volere, l’innalzerò in potenza e santità. Da essa uscirà la scintilla che preparerà il mondo alla Mia ultima venuta”. A questo brano fece riferimento Giovanni Paolo II quando, nel viaggio in Polonia del 2002, durante la dedicazione del Santuario della Divina Misericordia a Cracovia avvenuta il 17 agosto, nell’omelia disse: «Oggi, in questo Santuario, voglio solennemente affidare il mondo alla Divina Misericordia. Lo faccio con il desiderio ardente che il messaggio dell’amore misericordioso di Dio, qui proclamato mediante Santa Faustina, giunga a tutti gli abitanti della terra e ne riempia i cuori di speranza. Tale messaggio si diffonda da questo luogo nell’intera nostra amata Patria e nel mondo. Si compia la salda promessa del Signore Gesù: da qui deve uscire “la scintilla che preparerà il mondo alla sua ultima venuta” (cfr Diario, 1732 – ed. it. p. 568)». Con la citazione esplicita del Diario, egli sembra da un lato distogliere l’attenzione dalla sua persona, ma dall’altro, inserendo la citazione in modo esplicito nella sua omelia, il Papa attribuisce alle parole riportate dal Diario un rango diverso da quello della semplice “rivelazione privata”: diventano “parole del Papa”. I teologi diranno se è possibile affermare in questo caso una distinzione reale tra il Santuario della Divina Misericordia, e il Papa che tanto ha promosso non solo il Santuario ma proprio la devozione alla Divina Misericordia nelle forme proposte da S. Faustina. Se il Santuario è la scintilla, rimane da chiedersi se tale fuoco non sia forse stato appiccato dal Papa. Tuttavia, al di là di tale questione, a noi rimane il compito di comprendere il progetto di Gesù Misericordioso e della Madonna affinché l’incendio si propaghi e il mondo sia preparato all’ultima venuta di Cristo. È una grande urgenza perché i progetti di Dio prevedono la nostra collaborazione per potersi realizzare. La strategia di Cristo Misericordioso, è stata quella di Maria, ed è stata quella del Papa: “affogare il male nell’abbondanza di bene” (Escrivá). Laddove il demonio diffondeva l’incredulità, la Madonna e il Suo Papa suscitavano la fede; se spargeva l’odio, loro seminavano amore; quando aizzavano alla violenza e alla vendetta, loro chiamavano alla mitezza e al perdono. Satana ingrossava i suoi eserciti trascinando gli uomini sulle vie dell’egoismo e dell’immoralità; la Madre di Dio e il Papa formavano le loro schiere invitando alla conversione, alla generosa corrispondenza alla vocazione e alla santità di vita. Ai lager, ai gulag, agli orrori dell’eutanasia e degli embrioni umani congelati, Maria e il suo Papa hanno opposto le figure eroiche di coloro che sono morti donando la vita per i fratelli. È stata la storia delle tantissime canonizzazioni. Ed è stata la storia di San Giovanni Paolo II.