Presepi violati.
Le statuine di Gesù Bambino rubate:
novelli Erode campioni di idiozia
Erode? Un dilettante. E allora? A confortare dev’essere la consapevolezza che gli Erode restano una minoranza, purtroppo becera e baldanzosa, tanto da far molto più rumore dei miti
Erode? Un dilettante. Ai suoi tempi, i bambinelli si limitò a trucidarli. Se avesse scovato il presepe, quello autentico e originale a Betlemme, è difficile immaginare che avrebbe mozzato le mani a Maria e messi allo spiedo l’asino e il bue. La perfidia, al pari della stupidità di cui è stretta parente, ha dei limiti.
I novelli Erode che sguazzano nel pantano dell’italica idiozia natalizia, orgogliosi del proprio neurone solitario perduto nella scatola cranica, dei presepi invece fanno strame. Ieri riferivamo del Gesù Bambino sequestrato a Pratola Peligna, dopo aver frantumato le mani alla sua Mamma, che di sicuro avrà cercato di difenderlo. A Giulianova hanno invece trafugato il presepe per intero: Bambinello, parenti, amici e bestiame. A Viareggio agiscono i sequestratori seriali, mossi da qualche turba psichica: hanno fatto sparire tutti i Bambinelli, che erano bianchi. Nella remota ipotesi che avessero in uggia la pelle chiara, era stato messo nella mangiatoia un pargolo nero: scomparso pure quello. A Seregno il presepe era stato allestito sopra una barca di profughi. Sappiamo che taluni considerano certe scelte troppo audaci, ma che si arrivasse a ribaltare il natante era difficile immaginarlo. Anche se – il sol pensiero fa rabbrividire – c’è chi da anni proclama senza vergogna che proprio quella sarebbe la fine da far fare ai profughi «invasori»: affondarli.
Oggi dobbiamo riferire di almeno due nuovi casi di erodizzazione. I carnefici in azione nella Cattedrale di Carpi il Bambinello l’hanno decapitato. A Reggio Calabria invece hanno usato il fuoco, riducendo in cenere il presepe allestito in piazza Matteotti dagli scout Agesci del Catona 1, che l’avevano realizzato tutto con le proprie mani. Nulla avrebbe potuto provocare un rogo accidentale, l’incendio è sicuramente doloso.
Che fare? Verrebbe voglia di ingaggiare dei pastori (in Abruzzo ce ne saranno pure) armati di doppietta caricata a sale grosso e cani che annusino l’aria individuando in anticipo l’approssimarsi dei lupi. Ma di fronte a tanto scempio idiota riesce difficile scherzare: i novelli Erode, nel loro analfabetismo, non comprendono l’ironia, che quindi risulterebbe inefficace. E allora?
A Carpi il vescovo Francesco Cavina non nasconde la propria amarezza. E perché dovrebbe? «Faremo di tutto per scoprire chi è stato» sussurra, forse pensando a come si comporterebbe, non molto lontano da lì, don Camillo. E aggiunge, ritrovando calore: «Ciò che conforta sono le tantissime manifestazioni ed espressioni di solidarietà». Ma sì, a confortare dev’essere innanzitutto la consapevolezza che gli Erode restano una minoranza, purtroppo becera e baldanzosa, tanto da far molto più rumore dei miti. A Reggio Calabria il sindaco Falcomatà e il consigliere comunale Marra non intendono sminuire l’incursione degli incendiari: «Ragazzata o intimidazione che sia, l’episodio è comunque grave ed è necessario che tutti ci poniamo delle domande». Anche qui, come a Carpi, dopo quella cattiva arriva però la notizia buona: «Diversi cittadini hanno subito offerto la propria disponibilità per ricostruire il presepe, e questa sarebbe la risposta più appropriata rivolta a chi l’ha distrutto». La speranza e la condivisione resistono alle fiamme, anzi rinascono più forti.
(fonte: Avvenire del 29/12/2017)