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venerdì 19 dicembre 2014

«Pregare per la nostra madre Chiesa» - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
19 dicembre 2014 
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.



Papa Francesco:
“La Chiesa sia madre non imprenditrice”

Per essere davvero «madre» la Chiesa deve «lasciarsi sorprendere dalle novità di Dio», che attraverso lo Spirito Santo può «fare nuove tutte le cose». Altrimenti rischia di diventare «sterile», afflitta dal «pelagianesimo», dall’«egoismo», dal «potere», dalla voglia di «impadronirsi delle coscienze» fino a diventare «imprenditrice». È da questa tentazione che ha messo in guardia il Papa nella messa celebrata venerdì 19 dicembre, nella cappella della Casa Santa Marta.

La riflessione di Francesco ha preso le mosse dalle letture proposte dalla liturgia: le nascite di Sansone e di Giovanni Battista annunciate da angeli, come raccontano il libro dei Giudici (13,2-7.24-25a) e il Vangelo di Luca (1, 5-25). «La parola su cui la Chiesa oggi ci fa riflettere prima del Natale, la parola più importante di oggi, è “sterilità”» ha subito precisato il Pontefice. E la liturgia infatti «ci presenta queste due donne sterili che non avevano figli, non potevano averne». Il Papa ha ricordato che «nel popolo di Israele la sterilità era vissuta con difficoltà: si potrebbe quasi dire che il non poter dare la vita era quasi considerato una maledizione, poiché il non avere figli impediva di adempiere il comandamento del Signore di riempire la terra con nuove vite».

Eppure, ha fatto notare, «di figure di donne sterili ce ne sono tante nella Bibbia, e sempre per ragioni importanti». 
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«Dalla sterilità — ha affermato — il Signore è capace di ricominciare una nuova discendenza, una nuova vita: questo è il messaggio di oggi». Perciò «quando l’umanità è esaurita, non può andare più avanti, viene la grazia e viene il Figlio, e viene la salvezza». E così «quella creazione esaurita lascia posto alla nuova creazione, potremo così dire a una “ri-creazione”».
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«È curioso», ha poi sottolineato il Pontefice, che «in ambedue i testi — sia quello della moglie di Manòach sia in quello di Elisabetta — per spiegare come farà questo, come avverrà questo, si parla dello Spirito: “Lo Spirito del Signore cominciò ad agire su di lui”, si dice». E «questa “ri-creazione” è possibile soltanto con lo Spirito di Dio». Qual è allora il messaggio? «Apriamoci allo Spirito di Dio. Noi, da soli, non ce la facciamo: è lui che può fare le cose».

Il discorso sulla sterilità, ha detto il Papa, «mi fa pensare anche alla nostra madre Chiesa, a tante sterilità che affliggono la nostra madre Chiesa quando, per il peso della speranza nei Comandamenti, quel pelagianismo che tutti noi portiamo nelle ossa, diventa sterile: si crede capace di partorire» ma «non può». Invece «la Chiesa è madre e diventa madre soltanto quando si apre alla novità di Dio, alla forza dello Spirito». Lo è «quando dice a se stessa: “io faccio tutto, ma ho finito, non posso andare in più”» e «viene lo Spirito.

Così Francesco ha invitato a «pregare oggi per la nostra madre Chiesa, per tante sterilità nel popolo di Dio: sterilità di egoismi, di potere». Perché «la Chiesa è sterile quando crede di potere tutto, di impadronirsi delle coscienze della gente, di andare sulla strada dei farisei, dei sadducei, sulla strada dell’ipocrisia». Per questo bisogna «pregare». E fare in modo che «questo Natale» renda anche «la nostra Chiesa aperta al dono di Dio», capace di lasciarsi «sorprendere dallo Spirito Santo»: una Chiesa «che abbia figli, una Chiesa madre».

Invece, ha affermato il Papa, «tante volte io penso che la Chiesa, in alcuni posti, più che madre è un’imprenditrice». Perciò, ha concluso, «guardando questa storia di sterilità del popolo di Dio, e tante storie nella storia della Chiesa che hanno fatto la Chiesa sterile, chiediamo al Signore, oggi, guardando il presepe, la grazia della fecondità della Chiesa». La grazia che, «prima di tutto, la Chiesa sia madre, come Maria: madre!».


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