Nel messaggio per la Giornata della Pace 2015 il Papa denuncia “le scarse se non inesistenti opportunità di lavoro” e si rivolge, tra l’altro, a tanti “lavoratori e lavoratrici, anche minori, asserviti nei diversi settori, dal lavoro domestico a quello agricolo, da quello dell’industria a quello minerario”. Invita gli Stati a vigilare perché le leggi siano rispettose della dignità umana, condannando la “corruzione di chi è disposto a tutto pur di arricchirsi”. Sul tema della corruzione, è intervenuto ieri anche il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che guardando ai fatti di Roma, invita a colpire “le infiltrazioni criminali” nella vita pubblica. Considerando, tuttavia, l’antipolitica, distruttiva ed eversiva. E alla vigilia dello sciopero nazionale promosso per domani in Italia da Cgil e Uil sulle politiche del lavoro del governo Renzi, ascoltiamo mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso e presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro
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D. – Ieri ha parlato anche il presidente della Repubblica, Napolitano: quindi, recuperare moralità in politica per contrastare l’antipolitica che in Italia sta ormai degenerando...
R. – Corruzione e antipolitica: alla fine, sono il medesimo risultato triste di un fenomeno di mancanza di etica all’interno della politica. Credo che occorrano molte mani: ecco il punto nodale. Dobbiamo fare un’economia dove le decisioni non siano prese da pochi in stanze oscure, ma siano trasparenti, ci siano organi di controllo, ci sia la partecipazione della base … E’ il buio che crea la corruzione o l’antipolitica.
D. – E’ più eversivo un politico corrotto o un antipolitico onesto?
R. – Un politico corrotto: è la corruzione che crea entrambi i guai. L’allontanamento dalla politica e poi, di conseguenza, il disservizio. Però, non stiamo lì tutti, con l’indice puntato contro pochi; dobbiamo tutti insieme dire: creiamo delle istituzioni partecipative che ci permettano di tenere sotto controllo i politici, non solo additandoli ma condividendo, imparando però anche da noi stessi che il denaro, se tu non lo sai usare, ti schiavizza.
D. – E’ preoccupato per la situazione politica-sociale-economica dell’Italia di oggi?
R. – Certo. Però, c’è anche questa fortissima reazione morale che c’è stata, dopo la questione di Roma: ha dimostrato che c’è una società sana, che non si rassegna.
D. – Che però, spesso non è rappresentata a livello istituzionale …
R. – Ecco, questo è il problema. Ora, il problema è la partecipazione democratica dalla base, che è in fondo quando il Papa dice “No all’indifferenza, sì alla partecipazione”.
Si guardano dalle due rive opposte del Tevere, la Conferenza Episcopale Italiana e il Quirinale. E da oggi a dividerli, oltre al fiume, c’è anche la valutazione delle conseguenze che la corruzione comporta per la vita politica nel Paese. Un “politico corrotto” è “più eversivo” di chi fa antipolitica in maniera onesta, ha scandito alla Radio Vaticana Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo diCampobasso Bojano e presidente della Commissione Cei per gli affari sociali e il lavoro. Una precisa risposta a Giorgio Napolitano che con l’opinione pubblica ancora attonita di fonte all’inchiesta “Mondo di mezzo”, l’inchiesta che ha svelato gli indicibili accordi tra la criminalità e la politica romana, ha ritenuto opportuno scagliarsi contro la “antipolitica” che è “patologia eversiva“. A poche ore di distanza, la Conferenza dei vescovi è l’unica istituzione a prendere una posizione critica sulle parole dell’inquilino del Colle.
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