Dio manda uomini
Prepararsi alla liturgia domenicale
(III di Avvento)
di Antonio Savone
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.
Potremmo leggere da questa prospettiva, quella degli uomini mandati da Dio, la storia dell’umanità come la storia della comunità cristiana. E perché no? Anche la nostra personale. Quasi un ritornello l’inizio del vangelo di questa III domenica di Avvento: venne un uomo mandato da Dio… Ma anche una chiave di lettura: Giovanni è il nome di tutti noi. Dio fa grazia, questo è il nostro nome e questo è ciò di cui siamo costituiti segno. Testimonianza di un Dio del gratuito. Ciascuno di noi mandato per questo.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era… Abramo, Mosè, Maria, Francesco… Giovanni XXIII, Tonino Bello, Giovanni Paolo II, Teresa di Calcutta, fino a noi. La storia riletta dalla prospettiva di uomini e donne docili alle intuizioni dello Spirito e fedeli al qui e ora della loro vicenda. Tanti gli uomini e le donne mandati da Dio. Innumerevoli. I più neppure consapevoli che stavano edificando possibilità inedite anche per altri.
Un uomo: quanto basta perché Dio si riveli. Persino il Figlio di Dio ne assumerà i tratti: non è data, infatti, altra via di riscatto per la storia se non quella di una umanità di nuovo da assumere. Persino Dio entra nella storia cominciando a frequentare un uomo. Francesco avrebbe esclamato: vedete, frati, l’umiltà di Dio! Già, perché nell’economia ordinaria, Dio – egli che potrebbe far sorgere figli di Abramo anche dalle pietre – suscita uomini. Uomini e donne non preoccupati di sé, non attratti dalla prospettiva di un consenso, lontani da ogni illusoria pretesa – quasi la loro consistenza biografica non interessi – ma solo intenti ad essere trasparenza di un altro. Chi cerca tutt’altro che un uomo – come gli inviati dei farisei – non può che restare deluso.
Cosa bisogna fare per vedere l’uomo mandato da Dio?
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