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giovedì 30 ottobre 2025

29/10/2025 UDIENZA GENERALE Leone XIV: la Chiesa non tollera l'antisemitismo e lo combatte a motivo del Vangelo (cronaca/sintesi, testo, foto e video)

LEONE XIV
UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 29 ottobre 2025


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Il Papa: la Chiesa non tollera l'antisemitismo e lo combatte a motivo del Vangelo

Leone XIV dedica al dialogo interreligioso e al messaggio del documento conciliare Nostra Aetate, la catechesi dell'udienza generale in piazza San Pietro. Rievoca le radici ebraiche del cristianesimo e suggerisce una serie di temi su cui tutte le religioni possono lavorare insieme: ecologia, lotta all’estremismo, Intelligenza Artificiale. Infine l’appello a fare in modo “che nulla ci divida”


Tutti i miei predecessori hanno condannato l’antisemitismo con parole chiare. E così anch’io confermo che la Chiesa non tollera l'antisemitismo e lo combatte, a motivo del Vangelo stesso

È una parola netta e diretta quella che Papa Leone XIV consegna nella catechesi dell’udienza generale di oggi, mercoledì 29 ottobre, in piazza San Pietro, ribadendo la totale incompatibilità tra il Vangelo, il magistero della Chiesa e l’antisemitismo. L’udienza, preceduta da un lungo giro in papamobile durante il quale Leone XIV ha salutato diversi bambini e la folla di fedeli fino a Piazza Pio XII, è dedicata – come lui stesso annuncia - al “dialogo interreligioso”. Spunto sono le celebrazioni per i sessant’anni della Dichiarazione Nostra aetate approvata dal Concilio Vaticano II proprio il 28 ottobre 1965.

Come compagni di viaggio

Ricordando il dialogo tra Gesù e la samaritana, nato dalla sete di Dio e che supera le barriere di cultura, genere e religione, il Papa sottolinea che questo momento coglie il nucleo stesso del dialogo interreligioso. Su questa scia spiega che il documento conciliare ridefiniva i rapporti tra la Chiesa cattolica e le religioni non cristiane, in particolare l’ebraismo, e “aprì – evidenzia il Pontefice - un nuovo orizzonte di incontro, rispetto e ospitalità spirituale”. Guardando in modo arricchente ai seguaci di altre religioni.

Come compagni di viaggio sulla via della verità; a onorare le differenze affermando la nostra comune umanità; e a discernere, in ogni ricerca religiosa sincera, un riflesso dell’unico Mistero divino che abbraccia tutta la creazione.

La Chiesa deplora gli odi, le persecuzioni e l’antisemitismo

Con questo documento, spiega ancora il Pontefice, Papa Giovanni XXIII intendeva rifondare il rapporto originario con il mondo ebraico, dando forma, “per la prima volta nella storia della Chiesa”, al tratto dottrinale sulle radici ebraiche del cristianesimo e che sul piano biblico e teologico rappresentasse “un punto di non ritorno”. Un riconoscimento dunque del legame tra “il popolo del Nuovo Testamento” e “la stirpe di Abramo”.

La Chiesa, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli Ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo e da chiunque.

Un’amicizia solida

“Oggi – aggiunge il Papa - possiamo guardare con gratitudine a tutto ciò che è stato realizzato nel dialogo ebraico-cattolico in questi sei decenni. Ciò non è dovuto solo allo sforzo umano, ma all’assistenza del nostro Dio che, secondo la convinzione cristiana, è in sé stesso dialogo”.

Non possiamo negare che in questo periodo ci siano stati anche malintesi, difficoltà e conflitti, che però non hanno mai impedito la prosecuzione del dialogo. Anche oggi non dobbiamo permettere che le circostanze politiche e le ingiustizie di alcuni ci distolgano dall’amicizia, soprattutto perché finora abbiamo realizzato molto.

L'udienza generale sul sagrato di Piazza San Pietro (@VATICAN MEDIA)

Le radici nell’amore

Leone XIV rammenta che lo spirito della Nostra aetate continua a illuminare il cammino della Chiesa, riconoscendo che tutte le religioni possono riflettere “un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini”, cercando risposte ai misteri della vita portando il dialogo anche ad un livello spirituale. Da qui l’invito a “coinvolgersi” riconoscendo tutto ciò che è buono, vero e santo nelle diverse tradizioni, in particolare nel mondo di oggi “dove, a motivo della mobilità umana, le nostre diversità spirituali e di appartenenza sono chiamate a incontrarsi e a convivere fraternamente”.

Nostra Aetate ci ricorda che il vero dialogo affonda le sue radici nell’amore, unico fondamento della pace, della giustizia e della riconciliazione, mentre respinge con fermezza ogni forma di discriminazione o persecuzione, affermando la pari dignità di ogni essere umano.

Agire insieme contro il fanatismo religioso e l’estremismo

Il coinvolgimento di cui parla il Papa diventa, su sua indicazione, l’agire insieme in un mondo che “ha bisogno della nostra unità, della nostra amicizia e della nostra collaborazione”. Leone XIV si riferisce a degli ambiti in cui operare in modo condiviso per alleviare le sofferenze dell’uomo e prendersi cura, ad esempio, della casa comune e non solo.

Le nostre rispettive tradizioni insegnano la verità, la compassione, la riconciliazione, la giustizia e la pace. Dobbiamo riaffermare il servizio all'umanità, in ogni momento. Insieme, dobbiamo essere vigilanti contro l’abuso del nome di Dio, della religione e dello stesso dialogo, nonché contro i pericoli rappresentati dal fondamentalismo religioso e dall'estremismo.

L’intelligenza artificiale e i suoi pericoli

Tra i temi da affrontare c’è anche quello dell’Intelligenza artificiale, che “se concepita in alternativa all’umano, può gravemente l’infinita dignità e neutralizzarne le fondamentali responsabilità”.

Le nostre tradizioni hanno un immenso contributo da dare per l’umanizzazione della tecnica e quindi per ispirare la sua regolazione, a protezione dei diritti umani fondamentali.

La speranza nel mondo di domani

Le religioni, continua il Papa, insegnano che “la pace inizia nel cuore dell’uomo” e pertanto possono offrire un importante contributo perché sia possibile “un mondo nuovo”. “Dobbiamo riportare la speranza nelle nostre vite personali, nelle nostre famiglie, nei nostri quartieri, nelle nostre scuole, nei nostri villaggi, nei nostri Paesi e nel nostro mondo”. Il Pontefice evidenzia che Nostra aetate, sessant’anni fa, ha portato speranza al mondo del secondo dopoguerra.

Oggi siamo chiamati a rifondare quella speranza nel nostro mondo devastato dalla guerra e nel nostro ambiente naturale degradato. Collaboriamo, perché se siamo uniti tutto è possibile. Facciamo in modo che nulla ci divida.

Leader di altre religioni in ascolto del Papa (@Vatican Media)

La base del dialogo e la preghiera

È nell’amicizia e nella collaborazione che le generazioni future potranno guardare per continuare il dialogo.

E ora, fermiamoci un momento in preghiera silenziosa: la preghiera ha il potere di trasformare i nostri atteggiamenti, i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni.
(fonte: Vatican News, articolo di Daniele Piccini 29/10/2025)

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Leone XIV
Catechesi in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione conciliare Nostra aetate



Cari fratelli e sorelle, pellegrini nella fede e rappresentanti delle diverse tradizioni religiose! Buongiorno, benvenuti!

Al centro della riflessione odierna, in questa Udienza Generale dedicata al dialogo interreligioso, desidero porre le parole del Signore Gesù alla donna samaritana: «Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità» (Gv 4,24). Nel Vangelo, questo incontro rivela l’essenza dell’autentico dialogo religioso: uno scambio che si instaura quando le persone si aprono l’una all’altra con sincerità, ascolto attento e arricchimento reciproco. È un dialogo nato dalla sete: la sete di Dio per il cuore umano e la sete umana di Dio. Al pozzo di Sicar, Gesù supera le barriere di cultura, di genere e di religione. Invita la donna samaritana a una nuova comprensione del culto, che non è limitato a un luogo particolare – “né su questa montagna né a Gerusalemme” – ma si realizza in Spirito e verità. Questo momento coglie il nucleo stesso del dialogo interreligioso: la scoperta della presenza di Dio al di là di ogni confine e l’invito a cercarlo insieme con riverenza e umiltà.

Sessant’anni fa, il 28 ottobre 1965, il Concilio Vaticano II, con la promulgazione della Dichiarazione Nostra aetate, aprì un nuovo orizzonte di incontro, rispetto e ospitalità spirituale. Questo luminoso Documento ci insegna a incontrare i seguaci di altre religioni non come estranei, ma come compagni di viaggio sulla via della verità; a onorare le differenze affermando la nostra comune umanità; e a discernere, in ogni ricerca religiosa sincera, un riflesso dell’unico Mistero divino che abbraccia tutta la creazione.

In particolare, non va dimenticato che il primo orientamento di Nostra aetate fu verso il mondo ebraico, con cui San Giovanni XXIII intese rifondare il rapporto originario. Per la prima volta nella storia della Chiesa doveva così prendere forma un trattato dottrinale sulle radici ebraiche del cristianesimo, che sul piano biblico e teologico rappresentasse un punto di non ritorno. «Il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo. La Chiesa di Cristo infatti riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mosè e nei profeti» (NA, 4). Così, la Chiesa, «memore del patrimonio che essa ha in comune con gli Ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo e da chiunque» (ibid.). Da allora, tutti i miei predecessori hanno condannato l’antisemitismo con parole chiare. E così anch’io confermo che la Chiesa non tollera l'antisemitismo e lo combatte, a motivo del Vangelo stesso.

Oggi possiamo guardare con gratitudine a tutto ciò che è stato realizzato nel dialogo ebraico-cattolico in questi sei decenni. Ciò non è dovuto solo allo sforzo umano, ma all’assistenza del nostro Dio che, secondo la convinzione cristiana, è in sé stesso dialogo. Non possiamo negare che in questo periodo ci siano stati anche malintesi, difficoltà e conflitti, che però non hanno mai impedito la prosecuzione del dialogo. Anche oggi non dobbiamo permettere che le circostanze politiche e le ingiustizie di alcuni ci distolgano dall’amicizia, soprattutto perché finora abbiamo realizzato molto.

Lo spirito della Nostra aetate continua a illuminare il cammino della Chiesa. Essa riconosce che tutte le religioni possono riflettere «un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini» (n. 2) e cercano risposte ai grandi misteri dell’esistenza umana, così che il dialogo deve essere non solo intellettuale, ma profondamente spirituale. La Dichiarazione invita tutti i cattolici – vescovi, clero, persone consacrate e fedeli laici – a coinvolgersi sinceramente nel dialogo e nella collaborazione con i seguaci di altre religioni, riconoscendo e promuovendo tutto ciò che è buono, vero e santo nelle loro tradizioni (cfr ibid.). Questo è oggi necessario praticamente in ogni città del mondo dove, a motivo della mobilità umana, le nostre diversità spirituali e di appartenenza sono chiamate a incontrarsi e a convivere fraternamente. Nostra aetate ci ricorda che il vero dialogo affonda le sue radici nell’amore, unico fondamento della pace, della giustizia e della riconciliazione, mentre respinge con fermezza ogni forma di discriminazione o persecuzione, affermando la pari dignità di ogni essere umano (cfr NA, 5).

Quindi, cari fratelli e sorelle, a sessant’anni dalla Nostra aetate, possiamo chiederci: cosa possiamo fare insieme? La risposta è semplice: agiamo insieme. Più che mai, il nostro mondo ha bisogno della nostra unità, della nostra amicizia e della nostra collaborazione. Ciascuna delle nostre religioni può contribuire ad alleviare le sofferenze umane e a prendersi cura della nostra casa comune, il nostro pianeta Terra. Le nostre rispettive tradizioni insegnano la verità, la compassione, la riconciliazione, la giustizia e la pace. Dobbiamo riaffermare il servizio all'umanità, in ogni momento. Insieme, dobbiamo essere vigilanti contro l’abuso del nome di Dio, della religione e dello stesso dialogo, nonché contro i pericoli rappresentati dal fondamentalismo religioso e dall'estremismo. Dobbiamo anche affrontare lo sviluppo responsabile dell’intelligenza artificiale, perché, se concepita in alternativa all’umano, essa può gravemente violarne l’infinita dignità e neutralizzarne le fondamentali responsabilità. Le nostre tradizioni hanno un immenso contributo da dare per l’umanizzazione della tecnica e quindi per ispirare la sua regolazione, a protezione dei diritti umani fondamentali.

Come tutti sappiamo, le nostre religioni insegnano che la pace inizia nel cuore dell’uomo. In questo senso, la religione può svolgere un ruolo fondamentale. Dobbiamo riportare la speranza nelle nostre vite personali, nelle nostre famiglie, nei nostri quartieri, nelle nostre scuole, nei nostri villaggi, nei nostri Paesi e nel nostro mondo. Questa speranza si fonda sulle nostre convinzioni religiose, sulla convinzione che un mondo nuovo sia possibile.

Nostra aetate, sessant’anni fa, ha portato speranza al mondo del secondo dopoguerra. Oggi siamo chiamati a rifondare quella speranza nel nostro mondo devastato dalla guerra e nel nostro ambiente naturale degradato. Collaboriamo, perché se siamo uniti tutto è possibile. Facciamo in modo che nulla ci divida. E in questo spirito, desidero esprimere ancora una volta la mia gratitudine per la vostra presenza e la vostra amicizia. Trasmettiamo questo spirito di amicizia e collaborazione anche alla generazione futura, perché è il vero pilastro del dialogo.

E ora, fermiamoci un momento in preghiera silenziosa: la preghiera ha il potere di trasformare i nostri atteggiamenti, i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni.

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Saluti
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APPELLO

In questi giorni si è abbattuto sulla Giamaica l’uragano “Melissa”, una tempesta dalla potenza catastrofica, che sta provocando violente inondazioni e in queste ore, con la stessa forza devastante, sta attraversando Cuba. Sono migliaia le persone sfollate, mentre sono state danneggiate case, infrastrutture e diversi ospedali. Assicuro a tutti la mia vicinanza, pregando per coloro che hanno perso la vita, per quanti sono in fuga e per quelle popolazioni che, in attesa degli sviluppi della tempesta, stanno vivendo ore di ansia e preoccupazione. Incoraggio le Autorità civili a fare tutto il possibile e ringrazio le comunità cristiane, insieme agli organismi di volontariato, per il soccorso che stanno prestando.

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana, in particolare alle Suore Francescane Alcantarine, che celebrano il Capitolo Generale, e alla Comunità Monastica di Monte Oliveto Maggiore. Accolgo con affetto il pellegrinaggio della Diocesi di Conversano-Monopoli, con il Vescovo Mons. Giuseppe Favale, e il pellegrinaggio della Diocesi di Bolzano-Bressanone, con il Vescovo Mons. Ivo Muser. Su tutti invoco dalla Vergine Maria ogni desiderato bene e formulo fervidi voti che ciascuno possa rendere ovunque una generosa testimonianza evangelica. Saluto altresì l’Associazione Nazionale Dirigenti pubblici e Alte professionalità della Scuola, il gruppo di Italia Nostra e l’Oasi Mamma dell’amore di Brescia.

Saluto, infine, i malati, gli sposi novelli e i giovani, specialmente gli studenti dell’Istituto Nostra Signora del Suffragio di Roma, della Scuola Sacro Cuore di Roma e della Scuola Santa Teresa del Bambino Gesù di Santa Marinella. Ieri la Liturgia ha fatto memoria dei Santi Apostoli Simone e Giuda Taddeo. Il loro esempio incoraggi voi, ammalati, a seguire sempre Gesù nel cammino della prova; aiuti voi, sposi novelli, a fare della vostra famiglia il luogo dell’incontro con l'amore di Dio e dei fratelli; sostenga voi, giovani, nell'impegno di fedeltà a Cristo. A tutti la mia benedizione!


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