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domenica 19 ottobre 2025

Don Giovanni Berti: Missionari di speranza

Don Giovanni Berti
Missionari di speranza

DOMENICA 19 ottobre 2025 – XXIX anno C - Giornata Missionaria Mondiale

La missione non è per pochi, ma per ogni cristiano che vive e prega con speranza. Come la vedova del Vangelo, siamo chiamati a credere che Dio ascolta e agisce. La preghiera accende il cuore e mette in cammino la Chiesa: credenti non statici, ma missionari di speranza tra le genti.
 


Oggi la Chiesa celebra la Giornata Missionaria Mondiale.
Come cristiani siamo chiamati a meditare sulla missione come parte essenziale della nostra fede.

Quando pensiamo ai missionari, immaginiamo spesso un prete, un frate o una suora che parte dall’Europa per vivere in paesi lontani e aiutare popolazioni povere. Tutto questo è vero, ma la missione cristiana non riguarda solo pochi: è la vocazione di ogni battezzato, anche di chi non si muove da casa.

Il Vangelo di questa domenica ci invita proprio a riscoprire questa dimensione universale.
Gesù, per spiegare la forza della preghiera, paragona Dio a un giudice senza pietà e chi prega a una vedova indifesa. Nel contesto dell’epoca, una donna senza protezione non aveva alcuna speranza di essere ascoltata. Eppure quella vedova non si arrende: continua a chiedere giustizia, sostenuta dalla speranza.
È povera, vittima di ingiustizia, ma non disperata. E alla fine riesce persino a smuovere il giudice inflessibile.

Il racconto è volutamente paradossale, ma serve a farci riflettere: crediamo davvero che Dio ci ascolti? C’è speranza nella nostra preghiera? Abbiamo fiducia che le cose possano cambiare, o le nostre preghiere sono solo parole senza fuoco, spente in partenza?

Il messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2025, firmato da Papa Francesco prima della sua partenza per il cielo, porta il titolo: “Missionari di speranza tra le genti.”
La speranza è il motore di ogni missione: nasce nel cuore, supera le difficoltà e mette in moto risorse interiori inattese.
Papa Francesco descrive una Chiesa non statica, ferma su posizioni e abitudini, ma una Chiesa missionaria, sempre in cammino verso il prossimo.

E il prossimo non è solo chi vive in altri continenti, ma anche chi ci è accanto: in famiglia, a scuola, al lavoro, o per strada.
Viviamo in un mondo che la tecnologia ha reso iperconnesso, ma spesso ci riscopriamo lontani nei cuori. E Dio stesso appare “sconnesso” dal nostro mondo interiore. La missione cristiana serve proprio a portare parole e gesti di speranza dove sembra spenta la vita, morte le relazioni, dove Dio è percepito come un giudice severo e lontano.

La missione può raggiungere luoghi lontani (forse un giorno persino altri pianeti), ma il suo punto di partenza resta il cuore animato dalla speranza.
Per questo la preghiera non è solo un dovere, ma una necessità: riconnette il cuore a Dio, tiene vivo il fuoco dell’amore e aiuta a guardare oltre le difficoltà. La preghiera è il primo passo di ogni missione.

Chi è dunque il missionario? Siamo noi che ci lasciamo guidare dal Vangelo, un Vangelo che riaccende nel cuore il desiderio di condividere la bellezza della presenza di Dio.

Gesù conclude il suo insegnamento dopo la parabola con molti punti interrogativi, che invitano anche noi a misurare la fede non dalle certezze che abbiamo, e che spesso diventano statiche abitudini, ma dalla capacità di metterci continuamente in discussione, nella mente, nel cuore e poi anche con i fatti.
Solo così non restiamo credenti statici, ma credenti in cammino, in una parola: missionari… di speranza.
(fonte: sito dell'autore)