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martedì 29 aprile 2025

Papa Francesco è tornato alla Casa del Padre - Il ritratto del pontefice che non aveva paura di contraddire i potenti


PAPA FRANCESCO
Il ritratto del pontefice 
che non aveva paura
 di contraddire i potenti
di Franco Garelli


Sono stati molti i punti salienti dell’omelia del cardinale Giovanni Battista Re, tesa a commemorare la figura e il lascito religioso e sociale del pontificato di Francesco. Un’omelia, che è apparsa come impegnata, non di routine, capace di entrare nel merito di alcune scelte di fondo del papa argentino, riconoscendo l’impronta che ha voluto dare alla sua Chiesa.

Si tratta di una memoria ben diversa da quella pronunciata dal cardinal Ratzinger (allora decano del Sacro Collegio) alla messa esequiale di Giovanni Paolo II, nel 2005. Essa era incentrata su una fine lettura teologica della chiamata che il Signore aveva rivolto a Karol Wojtyla, con quel “seguimi” che è stato individuato come il tratto costante della sua vita. Il cardinal Re, invece, ha battuto un’altra strada, meno agiografica e meno legata alla biografia di Bergoglio, anche se non meno ricca di riconoscimenti.

Anzitutto ha messo in risalto il «calore umano» di Francesco, la sua capacità di «toccare le menti e i cuori», «la sua maniera informale di rivolgersi a tutti», che sono alla base del «plebiscito di manifestazioni di affetto e di partecipazione» di questi giorni. Ma si è trattato di un «calore umano» non solo emotivo, quanto ricco di contenuti, tipico di un Papa che ha «realmente condiviso le ansie, le sofferenze e le speranze del nostro tempo della globalizzazione».

Vi è poi stato il richiamo ad alcune scelte qualificanti del pontificato di Bergoglio, espresse nelle parole chiave della sua idea di Chiesa e nei gesti profetici, alcuni dei quali hanno creato sconcerto nella cattolicità. Tra le prime, la scelta di chiamarsi Francesco, volendo una Chiesa povera e per gli ultimi; pensata come «una casa per tutti», con le porte aperte ad ogni credo e convinzione. C’è anche il «nessuno di salva da solo», che richiama “Fratelli tutti”; o «l’ecologismo integrale» della “Laudato si'”, diventato un must per le battaglie per la giustizia ambientale.

Tra i gesti memorabili, rientrano i viaggi a Lampedusa e Lesbo, sino a quello al confine tra il Messico e gli Usa, dove ha denunciato la tragedia umana che si consuma dietro le migrazioni forzate di migliaia di persone. Altri gesti e viaggi (come quelli in Iraq e in Arabia Saudita) sono stati dettati dal suo cuore ecumenico, dall’idea che tutte le religioni devono dare il meglio di sé per promuovere i valori della pace e della convivenza, in un mondo denso di conflitti etnici e di venti di guerra. Ancora, non manca in questa memoria un accenno al temperamento di Bergoglio, alla sua forte personalità; come a dire che era passionale e volitivo, predicava sinodalità ma non demordeva dai suoi progetti.

Infine, c’è l’idea diffusa che tutto l’operato di Francesco è stato all’insegna dell’evangelizzazione, che il fondamento è in una fede feconda, da testimoniare e trasmettere con forza e con gioia. Come definire a questo punto il profilo di Francesco e del suo pontificato, così come emerge da questa importante memoria funebre? Il cardinale Re ha avuto coraggio nel proporre questo affresco, che evidenzia un Papa che su alcune questioni (come l’aprire «la Chiesa a tutti, proprio a tutti», o sull’impegnarsi molto nel sociale) ha creato malumori e dissensi nella cattolicità, oltre a entrare in rotta di collisione (sui temi dei migranti e dell’alzare ponti piuttosto che muri) con molti potenti della terra pur accorsi alle sue esequie in piazza San Pietro.

L’officiante non ha accennato ad altre proposte di Bergoglio risultate divisive nel mondo cattolico, come il fare della sinodalità un metodo di governo della Chiesa, o le aperture di Francesco sui temi etici e sul ruolo delle donne, ritenute indigeste per alcuni episcopati o all’acqua di rose per altri. Ma al di là di queste considerazioni, l’omelia sembra dirci che la Chiesa cattolica nel suo insieme si identifica nello stile e in diversi messaggi del pontificato di Francesco, considerandoli come acquisiti, come un patrimonio di riferimento per una Chiesa diversa.

E questo messaggio ci giunge da un porporato che è un uomo della tradizione, esponente di una grande istituzione che nell’insieme ha avuto difficoltà a raccordarsi con un pontefice per vari aspetti imprevisto e imprevedibile. Non è una canonizzazione di Bergoglio, perché molti cambiamenti sono più abbozzati che realizzati e non è facile oggi mantenere una Chiesa unita. Ma è il rendersi conto che il popolo ha colto in Francesco una novità da valorizzare, rispetto alla quale anche i grandi della terra si sentono interpellati.

(Fonte: “La Stampa” - 27 aprile 2025)