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mercoledì 23 aprile 2025

Papa Francesco è tornato alla Casa del Padre - I popoli onorano il Papa della misericordia: Le condoglianze del mondo intero - Sulle pagine dei principali quotidiani mondiali

I popoli onorano il Papa della misericordia

Le condoglianze del mondo intero



Il ritorno della guerra in Europa, la corsa globale al riarmo, lo scoppio di una pandemia, il moltiplicarsi delle crisi economiche, commerciali e tecnologiche. È stato questo il complesso, inedito sfondo internazionale all’interno del quale si è mosso il pontificato di Papa Francesco incentrato su quella «diplomazia della misericordia» che, per funzionare, ricordava lo stesso pontefice nel suo ultimo discorso al corpo diplomatico dello scorso 9 gennaio, deve «favorire il dialogo con tutti, compresi gli interlocutori considerati più “scomodi” o che non si riterrebbero legittimati a negoziare» perché «è questa l’unica via per spezzare le catene di odio e vendetta che imprigionano e per disinnescare gli ordigni dell’egoismo, dell’orgoglio e della superbia umana, che sono la radice di ogni volontà belligerante che distrugge».

Dall’Italia all’Europa

In questo spirito sono dunque giunti messaggi di cordoglio per la morte di Francesco da ogni parte del mondo. «Ho appreso con grande dolore personale la notizia della morte di Papa Francesco», ha scritto il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, che in un videomessaggio diffuso ieri si è soffermato sulla personale emozione che il «ritorno alla Casa del Padre» del pontefice ha provocato in lui: «Avverto un senso di vuoto, il senso di una privazione di un punto di riferimento cui guardavo» perché «Francesco è stato sempre uomo di speranza, convinta contro ogni difficoltà» e «trasmessa anche nei giorni della sua malattia offrendo un esempio per tutti i sofferenti».

Il consiglio dei ministri ha confermato cinque giorni di lutto nazionale. Intervenendo in diretta al Tg1, il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha detto che «tutto il mondo ricorderà Francesco per essere il Papa della gente, il Papa degli ultimi». Un aspetto evidenziato pure dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in un post pubblicato sulla piattaforma “X”, dove ha scritto che «Papa Francesco ha ispirato milioni di persone, ben oltre la Chiesa cattolica, con la sua umiltà e il suo amore puro per i meno fortunati». Von der Leyen, insieme alla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, sarà presente ai funerali di sabato alle ore 10.

Sempre all’interno del continente europeo, si sono espressi: il presidente francese Emmanuel Macron, che, inviando i suoi pensieri a «tutti i cattolici e al mondo in lutto», ha confermato la sua partecipazione ai funerali; il cancelliere tedesco uscente Olaf Scholz, secondo cui «la Chiesa cattolica e il mondo perdono un difensore dei deboli, un uomo affettuoso e per la riconciliazione»; il primo ministro ungherese Viktor Orbán e il governo spagnolo, che ha dichiarato tre giorni di lutto. Il Re Carlo III d’Inghilterra, insieme alla regina Camilla, aveva incontrato in visita privata in Vaticano Papa Francesco solo due settimane fa: «Mia moglie ed io siamo profondamente rattristati nell’apprendere della morte di Papa Francesco — ha scritto il reale inglese in un messaggio diffuso da Buckingham Palace — tuttavia, il peso sui nostri cuori è in parte alleviato dal fatto che Sua Santità ha potuto condividere un messaggio di Pasqua con la Chiesa e il mondo che ha servito con tanta dedizione nel corso della sua vita e del suo ministero», ha aggiunto Carlo III ricordando, anche in qualità di primate della Chiesa anglicana, l’impegno ecumenico di Francesco. Ancora più centrale e necessario in un mondo così frammentato perché, come evidenziato dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ricordando il pontefice, «il futuro dell’umanità non è esclusivamente nelle mani dei politici, dei grandi leader, delle grandi aziende, ma è soprattutto nelle mani di coloro che riconoscono l’altro come un “tu” e se stessi come parte di un “noi”».

Messaggi da Oltreoceano

«Riposa in pace, Papa Francesco», ha scritto la Casa Bianca pubblicando sul social “X” due foto che ritraggono gli incontri di Francesco con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e con il vicepresidente J.D. Vance, ricevuto a Santa Marta domenica, poco prima della benedizione Urbi et Orbi. In serata Trump ha confermato che verrà a Roma, insieme alla moglie Melania, per i funerali del pontefice. Immancabile l’affetto dell’Argentina, terra natìa di Jorge Mario Bergoglio, dove sono stati dichiarati sette giorni di lutto nazionale: alla cattedrale metropolitana di Buenos Aires è stata celebrata una messa in onore di Papa Francesco, cui è andato tutto il ricordo del presidente argentino Javier Milei per «la lotta instancabile per proteggere la vita, promuovere il dialogo religioso e una vita spirituale e virtuosa per i più giovani». Successivamente il presidente argentino ha confermato la sua partecipazione ai funerali di Francesco. Parole di cordoglio sono state espresse anche dal presidente brasiliano Lula Ignacio da Silva, dalla presidente del Messico Claudia Sheinbaum, dal presidente di Cuba Miguel Díaz-Canel e da quello del Cile Gabriel Boric, che ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale.

Dal mondo in guerra

Ma è dai teatri di guerra, cui Francesco non ha mai smesso di dedicare attenzione ricordando che ci troviamo nel pieno di una “terza guerra mondiale a pezzi”, che giungono messaggi capaci di testimoniare l’incessante impegno per la pace da parte del Santo Padre. In primis, da quello europeo. Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, pur confermando attraverso il Cremlino che non parteciperà ai funerali, ha espresso le sue condoglianze definendo il pontefice «una persona eccezionale», che ha «trattato la Russia nel modo migliore possibile» e di cui conserverà «per sempre il ricordo più luminoso» anche per la sua attenzione al dialogo tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana. Confermando la sua partecipazione ai funerali di sabato, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha scritto che «la sua vita è stata dedicata a Dio, al popolo e alla Chiesa. Sapeva come dare speranza, alleviare la sofferenza attraverso la preghiera e promuovere l'unità. Pregava per la pace in Ucraina e per gli ucraini. Ci uniamo al dolore dei cattolici e di tutti i cristiani che si sono rivolti a Papa Francesco per il sostegno spirituale. Memoria eterna!».

Quel forte grido di speranza racchiuso nelle parole «mai più la guerra» perché «con la guerra tutto è distrutto» è arrivato anche in Medio Oriente, soprattutto dal 7 ottobre 2024 in poi. È stato dunque significativo leggere le parole del presidente israeliano Isaac Herzog, «spero sinceramente che le sue preghiere per la pace in Medio Oriente e per il ritorno in sicurezza degli ostaggi siano presto esaudite» e «possa il suo ricordo continuare a ispirare atti di gentilezza, unità e speranza», e del presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, che ha descritto il pontefice come «amico fedele del popolo palestinese». Il re di Giordania Abdallah ha ricordato come Francesco abbia «unito le persone, guidandole con gentilezza, umiltà e compassione. La sua eredità vivrà nelle sue buone azioni e nei suoi insegnamenti», mentre il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha detto che il nome e la memoria del pontefice rimarranno «nei cuori di tutte le coscienze risvegliate e di tutti coloro che cercano la libertà» per le sue posizioni umanitarie.

Nei suoi incessanti appelli per la pace Bergoglio ha dato eguale importanza alle periferie, dove i conflitti sono spesso dimenticati da tutti. «Giù le mani dall’Africa», aveva detto nel viaggio in Repubblica Democratica del Congo del febbraio 2023, perché questo continente «non è una miniera da sfruttare». Proprio dal Congo, il più grande Paese cattolico dell’Africa, sono dunque giunte le condoglianze del presidente Felix Tshisekedi che ha elogiato «l’impegno incrollabile per la pace» del pontefice. In egual modo, l’Unione Africana lo ha definito un «ferreo sostenitore della pace» per il «coraggioso impegno» nei confronti del continente.

Cordoglio da Oriente

Tra i 47 viaggi apostolici in 66 Paesi non è mai venuta meno una certa inclinazione per l’Asia, continente cui Bergoglio ha dedicato il viaggio più lungo del suo pontificato, compiuto solo pochi mesi fa tra Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore. Dai rappresentanti di questi Paesi, spesso espressione di fedi religiose diverse, sono arrivati messaggi di solidarietà. Prabowo Subiantopresidente dell’Indonesia, ossia dello Stato a maggioranza musulmana più popoloso al mondo, ha scritto che «il mondo ha perso ancora una volta un modello di riferimento, profondamente impegnato per la pace, l’umanità e la fratellanza». Dallo Sri Lanka, nazione in cui i cattolici sono circa il 7 per cento della popolazione a fronte di una maggioranza buddista, il presidente Anura Kumara Dissanayake ha espresso le sue condoglianze «in nome di tutto il popolo» pregando affinché «la sua eredità di compassione, giustizia e armonia interreligiosa continui a ispirare le generazioni a venire». «Una perdita enorme per il mondo, non solo per i cristiani», ha detto il presidente di Timor Est, José Ramos-Horta, dove lo scorso settembre Bergoglio era stato acclamato da oltre 600.000 a Dili, la capitale. Il presidente di Taiwan, Lai Ching-te, esprimendo le sue «più sincere condoglianze alla comunità cattolica e a tutti coloro che piangono la scomparsa di Sua Santità papa Francesco», ha reso noto attraverso il ministero degli Esteri che funzionari dell’isola parteciperanno ai funerali del Papa in qualità di inviati speciali e che alti rappresentanti del governo prenderanno parte a una messa commemorativa organizzata dall’Ambasciata della Santa Sede a Taipei. La Cina ha espresso le sue condoglianze attraverso Guo Jiakun, portavoce del ministro degli Esteri di Pechino, come riportato dal quotidiano «Global Times».

A testimonianza di un amore che supera ogni fede e confine, i messaggi e la conferma di partecipazione ai riti funebri continuano ad arrivare. E tracciano così un solco nell’epoca complessa che stiamo vivendo, dentro cui s’annida una speranza: quella che questa unità d’affetto e di rispetto nei confronti di Papa Francesco possa trasformarsi in un segno concreto per compiere, tutti, un passo verso quegli «onorevoli compromessi» per arrivare alla pace di cui Bergoglio si è sempre fatto portavoce
(fonte: L'Osservatore Romano, articolo di Guglielmo Gallone 22/04/2025)

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Sulle pagine dei principali quotidiani mondiali


La morte di Francesco ha dominato le prime pagine dei quotidiani mondiali, molti dei quali hanno sottolineato come il papato di Bergoglio sia stato senza precedenti nella storia della Chiesa, rimarcando l’importanza del Pontefice come figura spirituale, ma anche politica. Soprattutto la stampa argentina ha coperto con enorme risalto la notizia della morte di Bergoglio, primo Papa latinoamericano della storia della Chiesa.

«Papa Francesco, l’argentino che ha trasformato la Chiesa», ha titolato a tutta pagina il quotidiano «Clarín», tra i più diffusi a Buenos Aires. L’elezione di Francesco «fu un chiaro segnale del graduale cambiamento di direzione che avrebbe portato un’istituzione vecchia di duemila anni verso un atteggiamento più aperto, comprensivo e semplice, un cambiamento che suscitò sia un’entusiastica approvazione sia una persistente resistenza», ha sottolineato il giornale.

«Francesco, il Papa semplice venuto dalla fine del mondo che ha rotto gli schemi e ha aperto la Chiesa come mai prima», è il titolo del quotidiano «La Nación», che ricorda come Bergoglio abbia «avuto una vita in Argentina segnata da sfide che lo hanno preparato all’elezione in un conclave inaspettato; ha optato per un papato riformista che ha suscitato forti resistenze». Entrambi i quotidiani hanno posto l’accento sul carattere «sorprendente» e «dirompente» della sua elezione e sulla coerenza simbolica del nome Francesco, scelto in omaggio al santo di Assisi.

«È morto Francesco, un Papa contro la guerra, per l’ecologia e a favore dei poveri», ha titolato invece «Pagina 12», quotidiano argentino, che sottolinea come «durante i suoi dodici anni da pontefice, Francesco si è sempre espresso a favore dei poveri e contro il cambiamento climatico e la guerra. Ha inoltre promosso diversi cambiamenti nella Chiesa per consentire una maggiore trasparenza, soprattutto a livello finanziario, prevenire gli abusi sui minori e dare più spazio alle donne».

«Perfil» e «Ámbito Financiero» si sono invece concentrati sul suo ruolo di riformatore della Curia e sulla gestione di crisi profonde, come quella degli abusi clericali, riconoscendogli un impatto duraturo nel modernizzare la Chiesa e nel tentativo di renderla più trasparente e vicina alle persone. Anche «La Prensa» ha sottolineato la componente riformista che ha caratterizzato tutto il pontificato di Francesco, mentre «Crónica» e «Diario Popular», più orientati al grande pubblico, hanno esaltato la semplicità e l’umanità del Papa «del popolo», capace di incarnare un messaggio di pace, dialogo e umiltà che ha superato i confini religiosi.

Dagli Stati Uniti, il «The New York Times» ha scritto come il Papa abbia «difeso gli emarginati e combattuto con i tradizionalisti, che lo accusavano di annacquare gli insegnamenti della Chiesa». «Il Pontefice ha cercato di ri-orientare la Chiesa cattolica verso la promozione della giustizia sociale ed economica piuttosto che verso i tradizionali insegnamenti morali, ma ha presieduto a crescenti divisioni nella Chiesa e ha lottato con il persistente scandalo degli abusi sessuali da parte del clero», ha scritto il «The Wall Street Journal».

«Il Papa è stato una figura riformista, con le sue aperture e la sua empatia ha ridisegnato il papato», ha ricordato il «The Washington post». «Il papato di Papa Francesco non ha precedenti nei tempi moderni — ha dichiarato l’emittente televisiva statunitense Cnn —, aggiungendo che il Santo Padre «ha portato uno stile unico in Vaticano. Francesco notoriamente ha rinunciato all’opulenza concessa ai Papi in servizio in favore dei modesti orpelli della sua vita in Argentina, dove un tempo aveva lavorato come custode e buttafuori in un bar».

Dall’Europa, la Bbc ha affermato che il papato di Francesco ha segnato molti primati e, sebbene non abbia mai smesso di introdurre riforme nella Chiesa cattolica, è rimasto popolare tra i tradizionalisti». Papa Francesco, ha precisato l’emittente britannica, «ha concentrato l’attenzione papale sulla povertá e la disuguaglianza, definendo il capitalismo sfrenato “sterco del diavolo”». «A due anni dal suo pontificato, ha pubblicato un’enciclica di 180 pagine sull’ambiente, chiedendo alle nazioni più ricche del mondo di pagare il loro “grave debito sociale” con i poveri», ha ricordato il quotidiano britannico «The Guardian».

Il londinese «The Times» ha evidenziato l’impatto globale di Francesco, concentrandosi sul suo ruolo diplomatico e le sfide per il successore. Ha incluso commenti di leader britannici e un editoriale sulla Chiesa.

Per lo spagnolo «El País», il Pontefice «ha certamente svolto un ruolo di primo piano nelle questioni sociali, con critiche senza precedenti all’attuale sistema capitalista». «L’argentino Jorge Mario Bergoglio è stato il primo Papa sudamericano. Considerato da alcuni un audace riformatore e da altri poco propenso a difendere la tradizione, il sovrano pontefice ha dovuto affrontare gli scandali della violenza sessuale nel clero», ha scritto il quotidiano francese «Le Monde». «Il Papa lascia in Europa una Chiesa instabile, ancora dominata dagli uomini e modernizzata solo con piccole riforme — è il commento del tedesco «Bild» —, ma anche una comunitá mondiale di credenti che è stata profondamente toccata dal suo dono di liberare il papato dalla sua torre d’avorio e di mostrarsi un “Papa presente” tra i credenti in Piazza San Pietro e in tutti i suoi viaggi all’estero».

Dall’Asia, il «Times of India» ha osservato come «Francesco ha fatto la storia nel 2013 come primo Papa gesuita, il primo proveniente dalle Americhe e il primo pontefice non europeo in oltre 1.200 anni. Il suo pontificato decennale è stato caratterizzato dalla sua enfasi sulla misericordia, l’inclusivitá, l’umiltá e una profonda preoccupazione per l’ambiente e gli emarginati».

In Giappone, lo «Yomiuri Shimbun» ha riportato la notizia con un accento sulla reazione globale, citando il cardinale Kevin Farrell e il lutto in Vaticano, mentre «Asahi Shimbun» (il quotidiano con la più alta circolazione cartacea al mondo) ha sottolineato l’influenza di Francesco in Asia, specie per il dialogo interreligioso.

In Cina, le edizioni online dei principali quotidiani del Paese asiatico hanno dedicato alla notizia solo poche righe, non pubblicandola sulle pagine principali, ma relegandola nelle “brevi”.
(fonte: L'Osservatore Romano, articolo di Francesco Cittrich 22/04/2025)