Sinodo come popolo in cammino
di Tonio Dell'Olio
Finalmente alla Chiesa che è in Italia è dato di vivere un Sinodo. Si scrive Sinodo ma si legge respiro, azione dello Spirito. È un parlarsi senza le limitazioni imposte dalla diplomazia ovattata e ossequiosa a cui per troppo tempo, soprattutto i laici, sono stati educati. Sembrava un galateo da rispettare come un comandamento e invece… E invece l’Assemblea sinodale dei giorni scorsi (ma per la verità tutto il cammino di questi quattro anni) ha fatto emergere un coraggio di parresia fecondo e promettente. Senza strappi, senza dissenso organizzato, senza prevaricazioni e mancanza di rispetto. Tutt’altro! Quello emerso nell’aula Paolo VI è un tessuto di Chiesa che vuole scrutare l’orizzonte e prepararlo, e che pertanto vuole camminare (lo dice la parola stessa) e non accettare un semplice passaggio in autobus. Si tratta della prima manifestazione concreta della ricezione della primavera conciliare che ha definito la Chiesa come popolo di Dio. Ebbene oggi sappiamo che quel popolo ha una testa, dei piedi e un’anima e – come negli Atti degli Apostoli (15,2) – è capace di discutere animatamente. Ma la sorpresa ancora più grande è che tutto questo avviene senza spirito rivendicativo o con stile sindacale ma fraterno, tra vescovi, religiosi, laici e presbiteri che sanno di essere soggetto e di non avere una controparte. Insomma un popolo in cammino.
(Fonte: Mosaico dei Giorni del 7 aprile 2025)