"Un cuore che ascolta - lev shomea"
"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino
V DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C
Brano controverso, il nostro, rifiutato o eliminato dai codici più antichi fino al III secolo, ha trovato ospitalità nel Vangelo di Giovanni solo nel V secolo. Certamente la pericope appartiene al Vangelo di Luca per tematica, stile e grammatica. Ignorato dai padri greci, è ,invece, il testo evangelico più commentato dai padri latini. Sono «undici scandalosi versetti» che hanno messo in crisi le comunità cristiane dei primi secoli, le quali non riescono a comprendere e ad accettare lo sconvolgente comportamento di Gesù. Il vero imputato del nostro episodio, infatti, non è l'adultera, ma Gesù, la donna è soltanto un'esca per trovare in Lui motivo di condanna. Il perdono concesso alla donna, senza nemmeno domandarle di pentirsi, è davvero intollerabile, poiché mette a rischio l'assoluto dominio dell'uomo sulla donna (non vi è traccia dell'uomo, l'adultero, che avrebbe dovuto subire la medesima sorte) e la sempre fragile stabilità coniugale. Il tema della misericordia, già presente nella Torah, raggiunge in Gesù la sua più alta espressione e questa pagina di Vangelo ci permette di entrare in maniera semplice e profonda nel grande mistero della misericordia di Dio. Pensiamo di poter meritare il perdono del Padre perché ci pentiamo, ma in realtà possiamo pentirci e cambiar vita perché sempre e comunque veniamo da Lui perdonati. Il Padre ci ama non perché siamo buoni (chi mai può affermare di esserlo?), ma possiamo diventare buoni nella misura in cui accogliamo la Sua misericordia e, a nostra volta, perdoniamo i fratelli. Davanti a questo episodio, siamo invitati a riconoscere nel volto anonimo dell'adultera (e in quello violento dei custodi dell'ortodossia religiosa) il nostro volto di persone adultere e violente. Siamo chiamati a riconoscerci traditori del patto d'amore stipulato col Battesimo, del giuramento fatto di amare e servire il Signore. Per questo «la Chiesa si identifica con questa donna che da sempre è adultera perché non ama il suo Sposo e, giorno dopo giorno, viene rinnovata dal suo perdono. Solo l'incontro con Lui ci rende giusti colmandoci di amore e gratitudine per la sua infinita misericordia» (cit.)