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domenica 27 aprile 2025

"Un cuore che ascolta - lev shomea" n° 25 - 2024/2025 anno C

"Un cuore che ascolta - lev shomea"

"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino


 II DOMENICA DI PASQUA o della Divina Misericordia  ANNO C

Vangelo:
Gv 20,19-31

Mani forate e fianco squarciato: questi i segni particolari che caratterizzano il documento di identità di Gesù Crocifisso e Risorto, la carne vivente dalla quale ogni credente è generato, le sorgenti dello Shalom effuso su ogni discepolo. Sono le piaghe che risanano i nostri cuori (cfr. Is 53,5), la manifestazione visibile del suo amore per noi, «feritoie aperte anche dopo la resurrezione, squarci d'amore attraverso i quali Dio esce verso di noi e noi entriamo in Lui» (cit). Siamo nel giorno primo e ottavo, quello che non tramonta mai, l'oggi eterno in cui anche noi siamo immersi e viviamo. Celebrando il Memoriale mortis Domini, la comunità fa memoria dell'amore del Signore, riceve lo Spirito Santo ed è inviata al mondo a portare la gioia della riconciliazione. E' una gioia che nessuno mai ci potrà togliere (16,23), perché ha la sua fonte in Colui che ha resistito alle porte degli inferi. Tommaso - che significa gemello - non essendo presente insieme agli altri, non incontra Gesù: paradossalmente proprio lui, il cui nome implica l'essere-con, non si trova con gli altri, non è solidale con loro, non ne condivide la fragilità e la paura, si esclude dal resto degli apostoli tagliando ogni relazione con loro. Ma «otto giorni dopo» (oggi diremmo : la Domenica successiva), Tommaso è presente nel cenacolo con tutti gli altri. Solo ora ogni dubbio è fugato e il voler vedere e toccare il Signore lasciano il posto ad una indicibile gioia. Gesù è Kyrios! Gesù è Dio! Quel Dio che nessuno ha mai visto, ora si rivela attraverso le sue ferite d'amore. Al cospetto di un cuore tanto grande, ad un mistero che ci sovrasta e che non siamo in grado di comprendere ma solo di accogliere e adorare, insieme a Tommaso - il gemello nostro - possiamo finalmente esclamare: «Signore mio e Dio mio!»