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martedì 1 aprile 2025

#Vergognarsi - Gianfranco Ravasi

#Vergognarsi
Gianfranco Ravasi


L’uomo è l’unico animale capace di arrossire. Ma è anche l’unico ad averne bisogno.

È paradossale, ma forse nell’Europa ormai secolarizzata è più noto il tempo penitenziale del Ramadan di quanto lo sia la quaresima che si è aperta mercoledì scorso col rito delle Ceneri. Intitolandosi la nostra rubrica “Breviario”, termine squisitamente ecclesiale, non potevamo non proporre una riflessione in linea con questo tempo liturgico cristiano che conduce alla Pasqua. Lo facciamo, però, con una citazione profana, affidandoci alla battuta di un brillante e famoso scrittore statunitense, Mark Twain, morto nel 1920 e autore di romanzi popolari con Le avventure di Tom Sawyer. Egli propone un tema che è alla base dell’esperienza quaresimale, ossia la coscienza delle proprie colpe, dalla quale dovrebbe sbocciare il pentimento e quindi la conversione e il perdono.

Se siamo veramente sinceri, tutti abbiamo qualcosa di cui arrossire. Tra l’altro, come nota Twain, la persona umana ha un’interazione tra anima e corpo, tra interiorità ed espressione esteriore, ed è per questo che il suo stesso volto rivela un sussulto intimo di fronte al male compiuto. Dobbiamo, però, confessare che la superficialità o l’impudenza spesso spengono il fremito della coscienza. Si arriva, così, non solo alla “faccia di bronzo” come maschera di autodifesa, ma persino all’ostentazione spudorata dei propri atti vergognosi. Si pensi a certi programmi televisivi che hanno come ghiotta materia da ostentare proprio le infamie dei personaggi convocati, indecenti nella loro volgarità pur di apparire. L’Amleto shakespeariano gridava alla madre: «O vergogna, dov’è il tuo rossore?». Come non pensare anche a certi politici che proseguono imperterriti la loro carriera, anche dopo che sono stati sollevati i veli della corruzione praticata senza imbarazzo? Un altro celebre scrittore ottocentesco, Anton Cechov, non esitava ad ammonire che «una brava persona si vergogna anche davanti al suo cane».

(“Il Sole 24 Ore - Domenica” del 9 marzo 2025)