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sabato 24 dicembre 2022

"Un cuore che ascolta - lev shomea" n° 6 - 2022/2023 anno A

"Un cuore che ascolta - lev shomea"

"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino


NATALE DEL SIGNORE - MESSA DELLA NOTTE

Vangelo:


«Non abbiate paura! Ecco, vi annuncio una grande gioia: è nato per voi un Salvatore!». Alla liturgia del Cielo risponde una liturgia della terra celebrata da gente povera e disprezzata, ma obbediente alla Parola che è stata loro annunciata. Nei pastori che obbediscono subito all'invito dell'angelo e che, a loro volta, diventano annunciatori della Buona Notizia, si intravede chiaramente la Chiesa. E' la Chiesa degli ultimi, dei poveri, dei disprezzati come Colui che viene annunciato e che si manifesta nella fragilità e nell'impotenza di un infante. Secondo il modo di pensare comune (purtroppo anche del nostro) a nessuno verrebbe in mente di cercare Dio in questa direzione perché siamo sempre tentati di cercare un Dio potente, forte e glorioso come sono i nostri idoli. In Gesù, invece, si rivela un Dio piccolo, tremante impotente, un Dio che si offre agli uomini come cibo in una mangiatoia per animali. E come il suo segno di riconoscimento sarà «un bimbo avvolto in fasce», allo stesso modo la caratteristica di Dio è la piccolezza, una piccolezza in grado di abbattere ogni grandezza umana, come il sassolino staccatosi dal monte è la causa del crollo del gigantesco idolo descritto nel Libro di Daniele (Dn 2,34). Era necessario che il Signore dell'universo si rivelasse e desse i segni e i criteri perché noi potessimo riconoscerlo. Rivelazione questa che viene fatta ai pastori (una delle categorie umane fra le più disprezzate in Israele), perché i sapienti e gli intelligenti di questo mondo fanno troppa fatica a credere e ad obbedire a quanto è stato loro annunciato rimanendo così muti come il sacerdote Zaccaria perché sordi e increduli all'annuncio della Parola, perché Dio «ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono» (1Cor 1,28).