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venerdì 11 novembre 2022

#MALI di Gianfranco Ravasi

#MALI
di Gianfranco Ravasi


Piena di mali è la terra, pieno ne è il mare. Le malattie, a loro piacere, s’aggirano in silenzio di notte e di giorno tra gli uomini, seminando dolore per i mortali.

Sembra quasi di leggere una sorta si sceneggiatura di ciò che è stata la pandemia che ha steso un velo oscuro sul nostro pianeta. Forte è la personificazione della malattia che s’aggira per le vie delle città e le strade di campagna spargendo i semi di sofferenza che custodisce in un cesto avvelenato. A dipingere coi suoi versi questo scenario è, invece, un famoso poeta greco del VII secolo a.C., Esiodo, nel suo poema di 828 esametri Le opere e i giorni, celebrazione dell’impegno operativo assiduo degli uomini e delle donne, condotto nella rettitudine ma anche nella fede.

Sopra, infatti, veglia Zeus che garantisce alla fine un ordine globale, anche se noi non ne siamo consapevoli. Sia pure con le grandi distanze non solo cronologiche ma soprattutto teologiche, lo stesso Giobbe biblico riconosceva la nostra impotenza a spiegare il male che pervade la storia ma sottolineava anche che c’è un progetto superiore capace di dare un senso al dolore e alle prove. È un piano trascendente che Dio compone e regge. È, comunque, legittimo alla creatura umana rivolgere il suo grido verso l’alto, ed è significativo che nel cristianesimo Dio non ci liberi dalla sofferenza e dal nostro limite creaturale, ma che scenda attraverso il Figlio nella sofferenza per sostenerci e per uscirne insieme con lui, in un percorso di passione e risurrezione.

(Fonte: “Il Sole 24 Ore - Domenica” del 27 febbraio 2022)