Il Papa ad Asti, tra memoria e futuro
La visita di Francesco nella terra d’origine della sua famiglia sarà contraddistinta dall’esperienza del dialogo tra le generazioni, particolarmente a cuore al Papa che tante volte ha evocato la “Profezia di Gioele” su giovani e anziani. Se sabato 19, infatti, sarà la dimensione della memoria a prevalere nell’incontro privato con i suoi familiari, il giorno dopo - nella Messa in Cattedrale ad Asti – lo sguardo sarà rivolto al futuro con tanti giovani presenti per la GMG al livello diocesano.
Manifesto per la visita del Papa ad Asti
Il tragitto che sabato condurrà Francesco ad Asti, terra d’origine della sua famiglia, si può misurare in anni oltre che in chilometri. Il viaggio non lo porterà infatti solo a Nord di Roma ma anche indietro nel tempo. La visita, motivata dal novantesimo compleanno di una cugina, avrà naturalmente una forma privata per salvaguardarne la dimensione familiare. Tuttavia, pur se riservato, non sentiamo questo evento come distante. Quella comunità piemontese, così come le vicende della famiglia Bergoglio – famiglia migrante come tante nell’Italia del secolo scorso –, ci appartiene in qualche modo. Il Papa ne ha parlato molte volte, ci ha “invitato” ad essere ospiti a casa sua, a incontrare innanzitutto la nonna Rosa, figura fondamentale per la sua formazione umana, che gli ha trasmesso il primo annuncio cristiano “in dialetto”.
Sì, perché la fede – lo ha rammentato tante volte – si trasmette nella lingua parlata in famiglia, si assorbe assieme con l’aria che si respira tra le mura domestiche, dove il profumo del Vangelo ha il sapore di casa. Quel dialetto piemontese, imparato a Buenos Aires, a migliaia di chilometri dalle terre dove è parlato, il Papa ancora lo ricorda e in alcune situazioni – pensiamo alla denuncia a Scampia della corruzione che “spuzza” – riemerge con naturalezza dallo scrigno del passato per riprendere vita. Tante volte in questi quasi dieci anni di Pontificato, il Papa ha sottolineato l’importanza delle radici, del “ritornare a casa” anche semplicemente con il cuore laddove non sia possibile in altro modo. Lo ha fatto condividendo aneddoti e ricordi personali a volte intrecciandoli con poesie che lo hanno particolarmente colpito. Come quella di Hölderlin dedicata alla propria nonna nel giorno del compleanno (“Benedici ancora una volta il nipote, che l’uomo mantenga ciò che il bambino promise”) o quella del poeta argentino Bernárdez (“Quello che l’albero ha di fiorito, viene da quello che ha sotterrato”).
Memoria, ci ha detto sempre il Papa, non è però venerazione delle ceneri, ma custodia del fuoco. La saggezza del tempo non può perciò disgiungersi dallo slancio verso il domani. Colpisce, al riguardo, una singolare coincidenza in questa visita nell’astigiano: se il sabato infatti avrà come tratto distintivo quello della memoria, il giorno dopo assumerà invece quello del futuro. La Messa che il Papa celebrerà nella cattedrale di Asti nella Solennità di Cristo Re coincide, infatti, (proprio per volere di Francesco) con la Giornata Mondiale della Gioventù a livello diocesano. Saranno dunque tanti i ragazzi che da tutta la regione parteciperanno alla celebrazione per questo “incontro tanto atteso”, come recita il motto della visita.
I giovani e gli anziani. Nella sua prima GMG, quella vissuta a Rio de Janeiro pochi mesi dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro, Francesco pose l’accento sull’importanza dell’incontro “tra le generazioni soprattutto all’interno della famiglia” e si disse convinto che “i bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli”. E’ la Profezia di Gioele, tante volte evocata dal Pontefice come “la profezia dei nostri tempi”: “I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni e profetizzeranno”. In fondo, e lo vediamo anche in questo drammatico cambio d’epoca, il progresso di una società si può “pesare” dal modo in cui si prende cura dei suoi giovani e dei suoi anziani. Questa visita “privata” porta in sé allora un significato universale, perché ci parla di dialogo tra generazioni, di nonni e di nipoti. A partire dalla storia di una nonna che, forte della fede in Gesù, ha saputo lottare per la sua famiglia e “ha fatto sogni” per quel nipote che un giorno sarebbe diventato Papa.
(fonte: Vatican News, articolo di Alessandro Gisotti 17/11/2022)
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Papa Francesco nei luoghi di nonna Rosa
Ritorno alle radici
Sulle strade della storia di una famiglia cristiana piemontese
Sabato e domenica “il nipote di nonna Rosa” tornerà a Portacomaro e ad Asti per incontrare i familiari, in occasione del novantesimo compleanno di una cugina. In quel tratto di Piemonte si è ancora chiamati familiarmente per nome e per ciò che si è... “il figlio del tale”, “il nipote del tal altro”. Rosa Vassallo Bergoglio nei circa dieci anni vissuti ad Asti — tra l’8 luglio 1918, sul finire della prima guerra mondiale, e quel 1° febbraio 1929, giorno della partenza per l’Argentina con la valigia dell’emigrante — è stata semplice e vivace protagonista, con la sua famiglia, della vita sociale tra la gente di Asti. E nella cittadinanza onoraria ora conferita al nipote, divenuto Papa con il nome Francesco, c’è anche il profilo della nonna.
Nel centro della città non c’è più la chiesa di Santa Chiara dove, il 3 settembre 1921, Rosa ha preso la parola al primo Congresso eucaristico diocesano. Il contenitore-edificio-in-mattoni è stato abbattuto, ma è vivo più che mai l’edificio spirituale, fatto di carne e di strada, raccontato (meglio, testimoniato) dall’energica oratrice, con l’esperienza di Azione Cattolica.
La visita del “nipote di nonna Rosa”, sabato e domenica, farà memoria, proprio e anche, di questa storia cristiana semplice, popolare. Che non ha perso una briciola di attualità.
In quel settembre 1921, in prima pagina, il cronista della «Gazzetta d’Asti», ha annotato: «Dopo Monsignor Vescovo [Luigi Spandre] ha la parola la Sig.ra Bergoglio, che pur essendo lavoratrice e madre di famiglia, compie meravigliosamente l’incarico di propagandista delle nostre idee». E ancora: «Parlò dell’Eucarestia, come mezzo precipuo per adempiere i doveri di figliuola, di sposa e di madre e il suo dire venne seguito con molta attenzione ed infine vivamente applaudito».
Oggi al posto della chiesa di Santa Chiara (abbattuta nel 1928) — su quella via maestra di Asti che è corso Alfieri (e il nipote di Rosa ci passerà domenica) — c’è il complesso dedicato a san Giuseppe Marello, protagonista, nella seconda metà dell’800, della straordinaria stagione dei tanti santi sociali piemontesi. A rendere anche fisicamente chiaro che non sono affatto scadute 101 anni dopo (anzi!) quelle “idee” così efficacemente testimoniate da Rosa Vassallo Bergoglio nella “sessione di studio” per le donne al Congresso eucaristico del 1921.
Papa Francesco ha ricordato nonna Rosa, in tante occasioni tra memorie e aneddoti, indicandola come figura di riferimento nella sua formazione umana e spirituale. Accarezzandola sì con la grata tenerezza del nipote, ma anche condividendo e dando dignità alla testimonianza di una teologa della vita, laureata a pieni voti (anche in dialetto piemontese) all’“università” dell’essere mamma, nonna: donna.
Nata il 27 febbraio 1884 a Piana Crixia, nell’entroterra ligure, Rosa Vassallo si è sposata a Torino il 20 agosto 1907 con Giovanni Bergoglio, a sua volta nato ad Asti nel 1884. E ad Asti — con il figlio Mario (il padre di Papa Francesco) nato il 2 aprile 1908 — sono tornati l’8 luglio 1918. Abitando in centro — anche per via dei lavori dell’infaticabile Giovanni — dapprima in via D’Azeglio 6 (oggi civico 28), poi in via Antica Zecca 6, in corso Alessandria 14 e in via Fontana 10.
È una storia semplice che racconta come dalla valle del “contado”, corona della città, non nasce soltanto l’economia tipica dell’astigiano fondata sulla viticoltura (i Bergoglio lavoravano nelle vigne a Bricco Marmorito, a Portacomaro appunto), ma anche quel complesso di cultura e tradizioni umane e di valori religiosi non formali che trovano sì la loro più alta espressione in figure straordinarie come san Marello. Ma anche in donne e uomini “nascosti” nelle pieghe della vita del popolo. È il 1° febbraio 1929 quando la famiglia Bergoglio parte alla volta dell’Argentina. Davvero rassa nostrana come poeticamente Nino Costa — il Papa ne ha fatto memoria il 21 giugno 2015 in piazza Vittorio a Torino — racconta la rocciosa gente del Piemonte.
Nei dieci anni vissuti ad Asti, nonna Rosa (morta in Argentina il 1° agosto 1974) ha preso parte, e in prima linea, alla vita ecclesiale nelle file dell’Azione cattolica e anche, nella chiesa di San Martino, preparando i fidanzati al matrimonio. Nella chiesa della Consolata, nel giugno 1924, Rosa ha conosciuto Armida Barelli, beatificata dal nipote lo scorso 30 aprile (la memoria liturgica si celebra proprio domani): entrambe, quel giorno, hanno parlato al convegno della Gioventù femminile di Ac.
Nelle colonne della «Gazzetta d’Asti» — lo storico settimanale che dal 1899 racconta le vicende di quel popolo — “Rosina” (e sì, è tanta la confidenza che spesso i giornalisti la indicano con questo delicato diminutivo) è “di casa”. Nell’edizione del 6 giugno 1926 si racconta così il suo discorso alle associazioni cattoliche, sempre a Santa Chiara, nel quinto Congresso eucaristico diocesano: «La signora Bergoglio di Asti illustra con finezza di frasi e di sentimento il delicato tema della moralità».
E il 29 gennaio 1927 la «Gazzetta» non fa ricorso a giri di parole: «La nostra attivissima consigliera Sig.ra Rosina Bergoglio con amore ed intelletto si presta ad un corso di lezioni per fidanzate che svolge nella sede del Circolo Femminile di San Martino seguita dal più crescente interessamento. Cosicché due volte alla settimana le bravi giovani si raccolgono attorno a Lei per sentire la sua parola di saggia ed esperta mamma che le dispone con delicato sentire ad affrontare i doveri a cui parecchie di esse sono chiamate fra poco (...). Il Consiglio Diocesano Donne è grato alla sua buona collaboratrice che non badando a sacrificio si prodiga per le minori sorelle, svolgendo uno dei punti fra i più importanti della vita sociale».
Una passione condivisa con tante amiche. Prima fra tutte Prospera Gianasso (1878-1961), per 42 anni insegnante di francese all’istituto Brofferio, frequentato anche da Mario Bergoglio. Neppure l’oceano ha separato Rosa e Prospera, amiche con in comune la passione di vivere concretamente “azioni cattoliche”.
In anni non facili per l’Azione cattolica, Rosa non ha fatto sconti nella missione di formare in particolare le donne alla responsabilità civile e sociale. Ed ecco, allora, tutto un “fuoco” di appassionata voglia di vivere il Vangelo, accendendo iniziative a raffica, sotto la guida del carismatico assistente ecclesiastico don Luigi Goria: per la Giornata pro sacerdozio, la Giornata pro Università cattolica, la Giornata missionaria, la “Pasqua dei carcerati” con una raccolta di libri per i detenuti e un originale apostolato anche tra i nomadi. E, ancora, progetti di beneficenza e di catechismo e iniziative di preghiera per la libertà religiosa in Messico.
E poi il sostegno alla raccolta fondi per il restauro della bella cattedrale di Asti — domenica il nipote vi celebrerà la messa — tanto che, nel 1928, la famiglia Bergoglio figura nell’elenco degli offerenti. Già, la famiglia: Mario ha seguito le orme di mamma Rosa e nel 1925, a 17 anni, ha tenuto una conferenza proprio sul “papato” alla società sportiva Fulgor, nella sede in centro città. Iscritto all’Unione giovani di San Martino, e attivo nella Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli per l’assistenza ai poveri a domicilio e ai malati dell’ospedale civile, Mario nel 1928 — racconta la «Gazzetta d’Asti» — durante la festa del Papa ha pronunciato «un bellissimo discorso illustrativo sul Papato, elevando da ultimo un inno di ammirazione e di lode al pontefice Pio XI , il Papa dell’Azione cattolica».
A Portacomaro e ad Asti, sabato e domenica, per “il nipote di nonna Rosa” sarà un ritorno alle radici — passerà accanto ai tanti luoghi che legano la sua famiglia a quella terra — per continuare a immaginare, creativamente, il domani. Proprio come gli ha insegnato Rosina, con la vitalità del dialetto piemontese, fin da quando lo teneva sulle ginocchia.
(fonte: L'Osservatore Romano, articolo di Giampaolo Mattei 18/11/2022)
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La cugina attende il Papa per i suoi 90 anni.
Carla Rabezzana: «Gli preparerò agnolotti e bunet»
Il Pontefice trascorrerà due giorni ad Asti in occasione del compleanno di sua cugina: «Tutti mi stanno chiamando, casa mia è un viavai»
«Quando mi ha chiamata due mesi fa per dirmi che sarebbe venuto a festeggiare il mio compleanno mi sono emozionata. Mi ha chiesto di mantenere il segreto. È ciò che ho fatto. Vuol mica che disubbidisca al Papa». Così Carla Rabezzana, 90 anni, al primo piano di una palazzina di Portacomaro, in provincia di Asti, dove vive da sola dal 2015 racconta una telefonata a dir poco speciale. È grazie a lei, cugina di Papa Francesco da parte di mamma, che Bergoglio trascorrerà questo fine settimana ad Asti. Carla, classe 1932, nata il 19 novembre, giorno in cui è attesa la visita del Pontefice, con i suoi occhi azzurri e vispi, racconta il bellissimo regalo che Papa Francesco le farà.
Un compleanno speciale
«Ci conosciamo da sempre, le nostre famiglie sono originarie di Portacomaro —spiega Carla emozionata —. Quando vivevo a Torino Giorgio, l’ho sempre chiamato così, veniva a stare da me perché in casa avevo una stanza in più. E così abbiamo mantenuto quel rapporto. Scherziamo sempre. Quando mi ha detto che sarebbe venuto per festeggiare i miei 90 anno gli ho risposto che mi aveva fatto venire il batticuore. E mi sono sentita dire: cerca di non morire. Poi siamo scoppiati a ridere».
Ormai è questione di ore. «Tutti mi stanno chiamando, casa mia è un viavai —aggiunge ridendo —. Mi continuano a dire che devo vivere fino a domenica. Mi sa che dovrò ascoltarli. Per lui preparerò agnolotti, bunet e un buon bicchiere di vino. Sono stanca ma felice».
Il legame con Papa Francesco è lungo una vita e non si è mai spento. «Ci sentiamo almeno una volta al mese. Viveva ancora in Argentina, andava a Francoforte per studiare, ma appena poteva trascorreva qualche giorno a Torino da me. Io e mio marito Angelo avevamo un oreficeria e Giorgio, quando arrivava in Piemonte, era nostro ospite. Non abbiamo mai smesso di sentirci». Dopo Torino, Carla Rabezzana è tornata ad abitare nelle terre dei loro avi: «Sono tornata alle mie origini. Ho preso casa tra le colline negli stessi luoghi dove avevo vissuto durante la Seconda guerra mondiale con i miei nonni, a casa dei cugini Bergoglio a Bricco Marmorito dove anche transitarono gli avi di Jorge Mario Bergoglio». E a Portacomaro, proprio in suo onore, c’è la vigna del Papa, mezzo ettaro di viti da Grignolino. «Siamo tutti contadini e qui è terra di vigna. Abbiamo unito la terra e il Papa con il nostro prodotto. Il Grignolino è tra i vini preferiti da Giorgio, insieme con la bagna cauda, piatto che adora».
(fonte: Corriere della Sera, articolo di Floriana Rullo 18/11/2022)
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Papa Francesco ad Asti: incontro nel segno della famiglia e dei giovani
La conferenza stampa per presentare la visita di papa Francesco ad Asti il 19 e 20 novembre - Marianna Natale
... Sabato 19 incontrerà la cugina Carla Rabezzana a Portacomaro, in occasione dei 90 anni compiuti pochi giorni fa dalla donna, e la cugina Delia Gai, con altri parenti a Tigliole. Domenica 20 novembre invece il Pontefice si concederà alla comunità diocesana con una celebrazione eucaristica in Cattedrale alle 11 (la celebrazione sarà trasmessa su Rai 1 che seguirà l'evento in diretta dalle 10.20 con “A Sua Immagine” e poi dalle 10.45 con il TG1 fino a fine Messa, comprendendo nel programma anche la recita dell’Angelus).
Prima della Messa, papa Bergoglio effettuerà un giro della città con la papamobile: un percorso di un chilometro e settecento metri tra la folla con un cospicuo dispiegamento di forze (180 persone tra vigili urbani e poliziotti, 300 volontari di protezione civile, 100 volontari della diocesi) che dovranno garantire la sicurezza del pontefice e di tutti coloro che interverranno. Sono attese ad Asti per l'evento almeno 25mila persone.
Il Pontefice tornerà a incontrare tutta la famiglia in Vescovado per il pranzo dal menu molto piemontese che ha voluto offrire personalmente ai suoi cari e, prima di lasciare Asti, farà un ultimo saluto dedicato a 1.340 bambini e ragazzi allo stadio Censin Bosia nel pomeriggio; da lì l'elicottero ripartirà alla volta del Vaticano. Il vescovo Marco Prastaro ha fatto il punto sull'organizzazione lampo di questa visita (appena un mese di preavviso) ieri in una conferenza stampa congiunta con il sindaco di Asti Maurizio Rasero, il questore Sebastiano Salvo e tutta la squadra che si è occupata della preparazione dell’evento.
È stata sottolineata la straordinarietà della visita astigiana del Papa: «Quale altra città può accogliere papa Francesco con lo stesso spirito di Asti, che è la casa della sua famiglia - ha detto il sindaco Rasero -. Il Santo Padre ha deciso di tornare a casa, un viaggio in cui speravamo da tempo e per il quale tutti si sono immediatamente messi a disposizione e c’è stata un’incredibile gara di generosità».
«Nessuno ha più diritto di altri a vedere il Papa – ha precisato il vescovo Prastaro – ma questo principio è più semplice da enunciare che da applicare. In Cattedrale ci saranno 1.200 persone sedute. I sindaci dell’Astigiano saranno seduti all’esterno: fuori dalla Cattedrale altre 4.000 persone infatti potranno seguire la Messa sui maxischermi. Gli accrediti per accedere a questi posti potevano essere richiesti tramite una piattaforma di registrazione ma sono andati esauriti in meno di 50 minuti dalla Messa online. Una presenza senz'altro significativa sarà quella dei giovani e non potrebbe essere altrimenti, nella Giornata mondiale della gioventù». ...