#IL MALE
Gianfranco Ravasi
La sola vera prova per l’uomo è essere abbandonato a se stesso a contatto col male. In questo caso non può che verificare sperimentalmente il proprio drammatico nulla.
Dalla lettura delle pagine di Simone Weil (1909-1943), scrittrice francese ebrea ma affascinata dalla figura di Gesù e dal pensiero cristiano, non si può uscire indenni anche per la potenza provocatoria del suo messaggio. Le righe che abbiamo citato vanno in questa direzione, rappresentando una persona sola, abbandonata a se stessa, con la consapevolezza del male che è nella sua anima e che dilaga nel mondo con la sua forza attrattiva. Il male, come il bene, non sono evitabili, ma costringono a scelte morali che spesso sono sbagliate o pericolosamente sospese.
Pensiamo a Caino coi suoi torti ma forse anche con qualche ragione (perché Dio privilegia suo fratello minore?): la sua decisione omicida è, però, il trionfo del male che si annida in lui. Soli con se stessi, sotto l’albero della conoscenza del bene e del male, cioè della libertà, strattonati dalla tentazione esterna del serpente: Simone Weil, di fronte a questo ritratto biblico dell’uomo e della donna, segnala il dramma interiore che spesso li annulla come persone autentiche. È, questo, un approdo inesorabile e irreversibile? Folgoranti sono le parole di Dio a Caino, tormentato e ormai solo col suo male: «Il peccato è accovacciato alla tua porta. Verso di te è il tuo istinto, ma tu puoi dominarlo» (Genesi 4,7).
(Fonte: “Il Sole 24 Ore - Domenica” del 6 marzo 2022)