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venerdì 14 giugno 2019

La lettera della mamma di Jacopo alle maestre: Ci siamo accolti reciprocamente

Ci siamo accolti reciprocamente

Marta Niro, mamma di Jacopo, orgogliosa della scuola di suo figlio

Jacopo quest'anno ha fatto la prima classe della primaria

Al dirigente scolastico Angela, alle maestre Barbara, Roberta, Daniela, Elena, Luisa, Pamela, Stefania, che fanno si che ogni giorno di Jacopo a scuola non sia ‘speciale’, ma normale, come dovrebbe essere per ogni bambino".

"Care maestre, queste parole oggi sono per voi e per tanti altri maestri, insegnanti, educatori, operatori. Quest’anno mio figlio Jacopo ha iniziato un nuovo percorso. Arrivato a 7 anni era arrivato il momento per lui di iniziare la scuola primaria. Non è stato facile per noi genitori, nonostante fossimo soddisfatti della scelta fatta e dell’accompagnamento avuto in questo inizio di percorso dalla dirigente e da tutti gli insegnanti. Jacopo è sempre stato un bambino molto più piccolo della sua età, sia come competenze e capacità sia come aspetto. Alla scuola dell’infanzia, nonostante fosse il bambino più grande, veniva spesso scambiato per un bimbo del primo anno, ma in un ambiente protetto come quello le tante differenze che c’erano con i suoi coetanei venivano avvertite meno da noi, in fondo erano tutti bambini che giocavano".

"A scuola sapevamo sarebbe stato diverso, a scuola iniziano gli apprendimenti più didattici, cosa avrebbe fatto Jacopo quando gli altri bambini iniziavano a scrivere o imparavano i primi numeri? Come sarebbe potuto restare al banco mentre la maestra spiegava la storia o un esperimento di scienze? Tutto questo spaventava molto me e mio marito. Sapevamo che era giunto il momento che il ‘piccolo Jacopo’ mostrasse sempre più la sua diversità, sarebbe stato sempre più evidente il distacco con gli altri".

"Il passaggio alla scuola è solo uno dei primi di tanti step differenti che fanno i nostri bambini rispetto agli altri, e in ognuno di questi passaggi dobbiamo lasciare andare un pezzettino di noi, dei nostri progetti, dei nostri desideri per quello che noi genitori speravamo fosse il futuro dei nostri figli e non sarà mai".

"Noi però siamo stati fortunati…. E’ stato come se le maestre conoscessero già le nostre preoccupazioni, ci hanno accompagnato e pensato a tutti quei dettagli per far sì che la giornata di Jacopo fosse piacevole e utile in classe, rendendo partecipi e attenti anche i suoi compagni. Ci siamo accolti e dati fiducia reciprocamente, ci siamo presi il tempo per conoscerci e ascoltarci.
I bambini poi hanno fatto il resto, perché a loro non importano parole come ritardo mentale, delezione del cromosoma, sordità… per loro Jacopo è quello che ama fare gli abbracci forti, dare il 5 e giocare con le macchinine facendo il suono della sirena. Grazie".

(fonte: Repubblica, "Invece Concita" di Concita De Gregorio 13/06/2019)