Il “pericoloso” rifugiato in un caso su due è un bambino
· Il dramma particolare nel più ampio fenomeno delle migrazioni ·
C’è un dato particolarmente drammatico nel desolante panorama fotografato dai dati sui rifugiati diffusi oggi dalle Nazioni Unite: è il numero dei minori coinvolti nel fenomeno.
Nel 2018, un rifugiato su due era un bambino o un ragazzino (di cui 111.000 soli e senza famiglia), una percentuale in aumento rispetto al 41 per cento del 2009, sebbene stabile rispetto agli anni più recenti. Solo l’Uganda lo scorso anno ha registrato 2.800 bambini rifugiati di età pari o inferiore a cinque anni, soli o separati dalla propria famiglia. Va tenuto conto che i Paesi ad alto reddito accolgono mediamente 2,7 rifugiati ogni 1.000 abitanti; i Paesi a reddito medio e medio-basso ne accolgono in media 5,8; i Paesi più poveri accolgono un terzo di tutti i rifugiati su scala mondiale. E l’80 per cento dei rifugiati vive in Paesi confinanti con i Paesi di origine, quindi solitamente in aree analogamente depresse. Quasi 4 rifugiati su 5 hanno vissuto la loro condizione per almeno cinque anni, mentre uno su 5 per almeno 20 anni. Significa un’intera esistenza vissuta in condizioni di emarginazione acuta. Condizioni nelle quali i minori, evidentemente, sono le vittime più fragili. Un dato in più per riflettere, alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato, che si celebra domani con diverse iniziative. In Italia, l’organizzazione «Sos Villaggi dei Bambini» celebra l’evento rilanciando il suo impegno a fornire un aiuto concreto per superare il trauma della migrazione e assicurare un percorso di integrazione che porti i minori migranti a essere una risorsa all’interno della società e delle comunità locali. L’organizzazione è attiva in Italia con programmi mirati che riguardano da una parte l’accoglienza e l’inserimento sociale e, dall’altra, interventi di protezione e integrazione per famiglie migranti. Questo per chi, tutto sommato, ha avuto la fortuna di arrivare: va ricordato che solo nell’anno passato, sono stati 30 mila i bambini costretti a navigare il Mediterraneo in condizioni di estremo pericolo.
(fonte: L'OSSERVATORE ROMANO 19/06/2019)