UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 12 giugno 2019
Mercoledì, 12 giugno 2019
Il Papa ha fatto il suo ingresso in piazza San Pietro poco dopo le 9, e subito ha fatto salire a bordo cinque piccoli ospiti, due maschietti e tre femminucce, tutti muniti di cappellino multicolore per ripararsi dal sole, già caldo a quest’ora nella Capitale, e godersi il tragitto tra i vari settori della piazza in tutta tranquillità. Sono circa 15mila, informa la Prefettura della Casa Pontificia, i fedeli presenti all’appuntamento del mercoledì. Tra di loro anche una decina di tedofori della fiaccola delle Universiadi, che da Assisi “fa scalo” a Roma. Protagonisti, come sempre, i bambini, che il Santo Padre ha baciato e accarezzato lungo il percorso. Moltissime le bandiere colorate che sventolano sotto il solleone, tra cui quelle bianche e azzurre dell’Argentina. Tra i doni consegnati a Francesco dai solerti uomini della gendarmeria vaticana, anche una rosa rossa a gambo lungo, che ora campeggia sulla papamobile a lato del Papa. Hanno raggiunto piazza San Pietro anche un gruppo di sacerdoti ortodossi, provenienti dalla Russia, e un gruppo scout di Betlemme. Non è mancato lo “scambio dello zucchetto”. Terminato il tragitto tra i fedeli, il Pontefice si è congedato dai bambini a bordo salutandoli singolarmente, prima di farli scendere e di compiere come di consueto a piedi il tragitto che lo separa dalla sua postazione al centro del sagrato.
Catechesi sugli Atti degli Apostoli: 2. «Fu associato agli undici apostoli» (At 1,26).
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Abbiamo iniziato un percorso di catechesi che seguirà il “viaggio”: il viaggio del Vangelo narrato dal libro degli Atti degli Apostoli, perché questo libro fa vedere certamente il viaggio del Vangelo, come il Vangelo è andato oltre, oltre, oltre … . Tutto parte dalla Risurrezione di Cristo. Questa, infatti, non è un evento tra gli altri, ma è la fonte della vita nuova. I discepoli lo sanno e – obbedienti al comando di Gesù – rimangono uniti, concordi e perseveranti nella preghiera. Si stringono a Maria, la Madre, e si preparano a ricevere la potenza di Dio non in modo passivo, ma consolidando la comunione tra loro.
Quella prima comunità era formata da 120 fratelli e sorelle più o meno: un numero che porta dentro di sé il 12, emblematico per Israele, perché rappresenta le dodici tribù, ed emblematico per la Chiesa, per via dei dodici Apostoli scelti da Gesù. Ma ora, dopo gli eventi dolorosi della Passione, gli Apostoli del Signore non sono più dodici, ma undici. Uno di loro, Giuda, non c’è più: si è tolto la vita schiacciato dal rimorso.
Aveva iniziato già prima a separarsi dalla comunione con il Signore e con gli altri, a fare da solo, a isolarsi, ad attaccarsi al denaro fino a strumentalizzare i poveri, a perdere di vista l’orizzonte della gratuità e del dono di sé, fino a permettere al virus dell’orgoglio di infettargli la mente e il cuore trasformandolo da «amico» (Mt 26,50) in nemico e in «guida di quelli che arrestarono Gesù» (At 1,16). Giuda aveva ricevuto la grande grazia di far parte del gruppo degli intimi di Gesù e di partecipare al suo stesso ministero, ma ad un certo punto ha preteso di “salvare” da sé la propria vita con il risultato di perderla (cfr Lc 9,24). Ha smesso di appartenere col cuore a Gesù e si è posto al di fuori della comunione con Lui e con i suoi. Ha smesso di essere discepolo e si è posto al di sopra del Maestro. Lo ha venduto e con il «prezzo del suo delitto» ha acquistato un terreno, che non ha prodotto frutti ma è stato impregnato del suo stesso sangue (cfr At 1,18-19).
Se Giuda ha preferito la morte alla vita (cfr Dt 30,19; Sir 15,17) e ha seguito l’esempio degli empi la cui via è come l’oscurità e va in rovina (cfr Pr 4,19; Sal 1,6), gli Undici scelgono invece la vita, la benedizione, diventano responsabili nel farla fluire a loro volta nella storia, di generazione in generazione, dal popolo d’Israele alla Chiesa.
L’evangelista Luca ci fa vedere che dinanzi all’abbandono di uno dei Dodici, che ha creato una ferita al corpo comunitario, è necessario che il suo incarico passi a un altro. E chi potrebbe assumerlo? Pietro indica il requisito: il nuovo membro deve essere stato un discepolo di Gesù dall’inizio, cioè dal battesimo nel Giordano, fino alla fine, cioè all’ascensione al Cielo (cfr At 1,21-22). Occorre ricostituire il gruppo dei Dodici. Si inaugura a questo punto la prassi del discernimento comunitario, che consiste nel vedere la realtà con gli occhi di Dio, nell’ottica dell’unità e della comunione.
Due sono i candidati: Giuseppe Barsabba e Mattia. Allora tutta la comunità prega così: «Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostra quale di questi due tu hai scelto per prendere il posto … che Giuda ha abbandonato» (At 1,24-25). E, attraverso la sorte, il Signore indica Mattia, che viene associato agli Undici. Si ricostituisce così il corpo dei Dodici, segno della comunione, e la comunione vince sulle divisioni, sull’isolamento, sulla mentalità che assolutizza lo spazio del privato, segno che la comunione è la prima testimonianza che gli Apostoli offrono. Gesù l’aveva detto: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35).
I Dodici manifestano negli Atti degli Apostoli lo stile del Signore. Sono i testimoni accreditati dell’opera di salvezza di Cristo e non manifestano al mondo la loro presunta perfezione ma, attraverso la grazia dell’unità, fanno emergere un Altro che ormai vive in un modo nuovo in mezzo al suo popolo. E chi è questo? È il Signore Gesù. Gli Apostoli scelgono di vivere sotto la signoria del Risorto nell’unità tra i fratelli, che diventa l’unica atmosfera possibile dell’autentico dono di sé.
Anche noi abbiamo bisogno di riscoprire la bellezza di testimoniare il Risorto, uscendo dagli atteggiamenti autoreferenziali, rinunciando a trattenere i doni di Dio e non cedendo alla mediocrità. Il ricompattarsi del collegio apostolico mostra come nel DNA della comunità cristiana ci siano l’unità e la libertà da se stessi, che permettono di non temere la diversità, di non attaccarsi alle cose e ai doni e di diventare martyres, cioè testimoni luminosi del Dio vivo e operante nella storia.
Guarda il video della catechesi
Saluti:
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana.
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Un pensiero particolare rivolgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli. Domani ricorre la memoria liturgica di Sant’Antonio di Padova, insigne predicatore e patrono dei poveri e dei sofferenti. La sua intercessione vi aiuti a sperimentare il soccorso della misericordia divina.
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