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venerdì 25 gennaio 2019

Andrea Camilleri: “Ci tengo da cittadino italiano, a dire questa frase: Non in nome mio!”.

Migranti, Camilleri: 
“Tenere i porti aperti. 
Non sarò complice di questa volgarità nazista”

"Ci tengo da cittadino italiano, a dire questa frase: Non in nome mio". Comincia così lo sfogo dello scrittore Andrea Camilleri, intervenuto inviando un videomessaggio a Fanpage.it per commentare lo sgombero avvenuto a Castelnuovo di Porto, alle porte di Roma, di una comunità di 540 migranti "che erano riusciti perfettamente a integrarsi nella società italiana, con i bambini che da due anni frequentavano le scuole italiane, con gente che lavorava e pagava le tasse in Italia", come effetto del Decreto Sicurezza voluto dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Un provvedimento, quello attuato nel Cara capitolino, che Camilleri ha definito "persecutorio, cioè a dire, attenzione, stiamo entrando assolutamente in un regime di violenza e di prepotenza".

Lo scrittore di origine siciliana ha anche sottolineato la necessità di "tenere aperti i porti a tutti, mai chiusi, perché i porti spesso sono la riva sognata dalla gente, da migliaia di persone. Gli si chiude la porta in faccia e non solo, si comincia a perseguitare anche coloro che ormai sono italiani perfettamente integrati. Questa è un'ossessione, rendetevene conto. Io mi rifiuto di essere un cittadino italiano complice di questa nazista volgarità". Dal 22 gennaio scorso è iniziato lo sgombero del Cara di Castelnuovo di Porto, che dovrebbe terminare entro il 31 gennaio, quando circa 500 migranti saranno trasferiti altrove. Ieri la protesta della parlamentare Leu Rossella Muroni, che si è messa davanti al pullman in partenza con i primi profughi chiedendo indicazioni precise del luogo dove i migranti venivano portati. Il tutto tra gli applausi dei presenti. Dopo il centro di accoglienza alle porte di Roma, è stato già annunciato dalle autorità competenti che la stessa procedura sarà avviata per il più grande centro di rifugiati d'Europa, il Cara di Mineo in provincia di Catania, e poi ancora in quelli di Bologna, Crotone, Bari e Borgo Mezzanone, nel Foggiano. Circa seimila, in tutto, le persone che saranno trasferite, mentre molti rischiano il rimpatrio perché non hanno più la protezione umanitaria.

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