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martedì 21 agosto 2018

"Prima gli Italiani" quale rischio stiamo correndo?



Non usa mezzi termini il cardinale Francesco Montenegro, in un intervento a Vatican News. Il presidente della Caritas italiana sugli ultimi casi di aggressione registrati a Ferragosto nei confronti di persone straniere, che riaprono gli interrogativi sull’ondata razzista che percorre il Paese dal Sud al Nord, afferma: "Richiama Manzoni, quando si gridava 'dagli all'untorè'".

"Non dobbiamo meravigliarci di questa deriva, fa difficoltà parlare di razzismo ma è chiaro un rifiuto dell'altro soprattutto se ha il colore della pelle nera, frutto di questo clima di tensione che si è voluto creare... ormai ogni straniero povero diventa un nemico!"
Noi cristiani abbiamo il dovere di attenerci al Vangelo”, ricorda Montenegro. “Da credenti non possiamo escludere nessun uomo: perché escludere un uomo è come escludere Dio, per cui, pur sentendomi credente, rischio degli atti di ateismo". 
La responsabilità della situazione che si è venuta a creare "è di noi adulti e soprattutto di chi occupa posti istituzionali". E a questi ultimi si rivolge, sostenendo che chi ha ruoli importanti nella società deve "pensare che le sue parole avranno una ricaduta".


Per fare il punto della situazione, prima di proporre gli ultimi episodi, riproponiamo alcuni post precedenti

Prima gli insulti a sfondo razziale, poi l’aggressione in spiaggia con i bastoni e infine l’inseguimento in auto e un secondo pestaggio. E’ stata una notte da incubo quella di ferragosto per cinque minori stranieri non accompagnati ospiti di una comunità di Partinico. 

Cinque giovani migranti su cui si sono accaniti una quindicina di persone, a quanto pare quasi tutti giovani del luogo. Hanno picchiato i minori, strattonato e insultato l’operatrice della comunità, inseguendoli con quattro automobili al grido “negri di merda, vi ammazziamo”.
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Dopo il pestaggio di Dieng Khalifa, l’operaio senegalese di 19 anni aggredito il 28 luglio, Partinico torna così protagonista di un episodio di violenza a sfondo razziale, ancora una volta contro gli ospiti di una struttura di accoglienza.
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In cinque avrebbero spintonato e costretto ad allontanarsi i migranti che avrebbero tentato di calmare gli animi. "Siamo come voi, siamo giovani che vogliono divertirsi come voi", avrebbero vanamente detto i ragazzi; così, una volta che questi sono saliti a bordo di un furgone per tornare al centro, sono stati inseguiti, bloccati, minacciati di morte e presi a pugni. ...


“L’allarme razzismo è una invenzione della sinistra, gli italiani sono persone per bene, ma la loro pazienza è quasi finita. Io, da ministro, lavoro da 58 giorni per riportare sicurezza e serenità nelle nostre città”. Così il ministro degli Interni, Matteo Salvini, ha liquidato le polemiche sui sempre più numerosi casi di aggressioni ai danni di stranieri in Italia. Nei giorni scorsi, anche il Presidente della Repubblica aveva espresso la propria preoccupazione per uno scenario da “Far West”.
Ecco l’elenco dei casi di violenza negli ultimi 5o giorni ...

Mani Ndonhbou Bertrad ha preso coraggio e pc e lo ha scritto, ha messo in rete, in un comunicato stampa per le redazioni, ciò che molti, italiani e no, pensano da un po’ di mesi: “Non vogliamo additare nessuno né un’intera cittadinanza ma in Italia c’è un clima di crescente intolleranza”. Mani Bertrand è il Presidente dell’Associazione camerunensi e ha commentato così l’ultima “goliardata”, ossia gli spari di tre ragazzi contro un giovane del Camerun che passava sotto la loro finestra ad Aprilia, proprio mentre loro – dicono – stavano provando il nuovo fucile ad aria compressa. E’ l’ennesimo episodio di questo tipo, gli autori del gesto, che integra il reato di lesioni con l’aggravante razziale, sono stati denunciati dai carabinieri e, anche questa volta, la giustificazione è stata: “Stavamo provando l’arma”. E’ solito tentativo, suggerito dalla difesa, di dribblare la volontarietà dell’azione che può costare pene durissime. Ma è quella frase, “crescente intolleranza”, che segna il solco e riporta indietro esattamente di 94 anni, al 16 agosto del 1924, quando fu ritrovato il corpo di Giacomo Matteotti, ucciso dalle squadracce fasciste inviate da Mussolini. Perché Matteotti era un dissidente, un diverso, dunque meritevole di essere punito, di morire. E anche allora il clima era troppo simile a quello attuale. C’è un che di già visto, anzi no, di già letto sui libri di Storia, dove il diverso era il nemico da combattere, diverso per il colore della pelle, più spesso per le opinioni, o perché disabile o di altra etnia e religione, comunque non allineato. ...

La lettera aperta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di Annamaria Abbate, mamma di Raffaele Ariano, il viaggiatore di Trenord che ha segnalato un atto di razzismo da parte di un membro dell’equipaggio che aveva diffuso un messaggio contro coloro che definiva ‘zingari’ attraverso gli altoparlanti del treno.
Alla signora Abbate e a suo figlio Raffaele rivolgiamo tutta la nostra solidarietà e garantismo tutto il nostro supporto,

Caro Presidente,
sono la madre di Raffaele Ariano, 32enne, assegnista di ricerca in una Facoltà di Filosofia. È un privato cittadino: non un politico, non un opinionista, non una figura pubblica. Come comune cittadino ha segnalato un’azione scorretta di un capotreno, un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni. Per farlo ha scritto con toni pacati e rispettosi un post sul suo profilo Facebook e una lettera a un giornale locale.
Nei giorni successivi, sulla pagina Facebook Ufficiale “Lega – Salvini Premier”, è comparso un post che indicava in Raffaele il responsabile del possibile licenziamento della capotreno (licenziamento mai auspicato da mio figlio e di cui non è comparsa mai menzione nei comunicati di Trenord), con tanto di fotografia, nome e cognome e un link diretto alla sua pagina Facebook con la seguente frase: “State con la capotreno o con il denunciatore, Raffaele Ariano?”.
A partire dal post di “Lega – Salvini Premier” è seguito un vero e proprio linciaggio mediatico da parte di sostenitori della Lega e di gruppi neo-fascisti come CasaPound e Forza nuova, contenenti ingiurie e minacce all’incolumità fisica di mio figlio e della nostra famiglia. Per pudore e rispetto mi astengo dal riportar queste frasi, ma come si può evincere dal materiale documentale consegnato alla polizia, vi sono stati scandagliati i più bui recessi della barbarie umana e civile: epiteti razzisti, omofobi e misogini, diffamazioni sulla sua professionalità, centinaia di minacce di violenza fisica, con tanto di pubblicazione del nostro indirizzo di casa e promesse di incursioni punitive.
Naturalmente Raffaele sta facendo tutti i passi legali per tutelarsi. Crediamo nelle istituzioni democratiche del nostro paese e siamo fiduciosi che la giustizia saprà proteggere tanto la nostra reputazione quanto la nostra incolumità fisica, per la quale abbiamo motivo di temere per la prima volta nella nostra vita. Del profilo penale di questa triste, dolorosa vicenda, si occuperà insomma la magistratura.
La gravità di quanto accaduto va, però, molto al di là della sua persona: l’aggressione e il linciaggio mediatico che si è riversato su mio figlio, per il sol fatto di aver chiesto pubblicamente il rispetto di principi e valori scritti nella nostra Costituzione, potrebbero colpire chiunque. Quanto accaduto è un fatto politico che riguarda la nostra democrazia. La responsabilità degli insulti e delle minacce da parte degli odiatori del web è certamente personale, ma i cinquantamila commenti sul profilo di un privato cittadino non vi sono arrivati spontaneamente, bensì – per quanto ci risulta – sollecitati e guidati direttamente dalla pagina Ufficiale “Lega – Salvini Premier”. Allora mi chiedo: può essere tollerato che dalla pagina della forza politica il cui segretario è anche Ministro dell’Interno si fomenti intenzionalmente una tale campagna d’odio? È tollerabile in uno Stato di diritto che un privato cittadino possa essere minacciato nella sua incolumità per azioni riconducibili al Ministro preposto all’ordine e alla sicurezza di tutti i cittadini? In un Paese dove il Ministro dell’Interno avesse la possibilità di chiudere la bocca a chi osa dissentire su un qualsiasi tema di pubblico interesse, ci si sente più o meno sicuri?
Temo che accettare supinamente quanto è successo crei un precedente pericoloso, se non inaccettabile, per tutti. Altri, in futuro, potrebbero subire intimidazioni o, addirittura, arrivare a autolimitarsi preventivamente nell’esercizio del diritto alla libertà di manifestazione del pensiero. Quando un cittadino si trova a temere per la propria incolumità a causa di forze più grandi di lui solo per aver espresso un’opinione, per di più a difesa della pari dignità delle persone e dei principi democratici su cui si fonda il suo Paese, si prospettano tempi bui.
Confidando nella Sua persona e nel ruolo che ricopre, affido a Lei questi inquietanti quesiti e Le chiedo, rispettosamente, come cittadina e come madre, di valutare un Suo intervento, secondo i Suoi poteri e prerogative costituzionali, a tutela dei nostri diritti di cittadini italiani, del nostro ordinamento e dei valori democratici su cui si fonda.
(fonte: Articolo21)




Razzismo, Salvini: "La capotreno ha difeso la sicurezza, andrebbe premiata"

Dopo l'annuncio shock contro molestatori e 'zingari' fatto sul treno della Trenord "qualcuno ha detto che la capotreno dovrebbe essere licenziata. Secondo me dovrebbe essere premiata, perché difende il diritto a viaggiare sicuri di gente che già ha delle rotture di scatole. Ma è chiaro che i fenomeni della sinistra, che il treno dei pendolari non lo prendono mai, parlano di 'razzista'" ha detto il vice premier Matteo Salvini a Lesina, in Puglia, aggiungendo: "Per carità, avrà detto qualche parola fuori posto, ma a me interessa la sostanza più che la forma".


Dalle spiagge ai treni: 
l'escalation delle ronde nere illegali nel silenzio del governo.

Ostia, Rimini, Aprilia, Recanati, Jesolo, Brescia, Cagliari: il controllo illegale del territorio da parte di CasaPound e Forza Nuova, spesso spalleggiati da gruppi di estrema destra europei.


Le ronde di CasaPound sulla spiaggia di Ostia sono solo l'ultimo caso. Cresce, purtroppo in Italia, questa voglia di giustizia fai da te, di falsa sicurezza, soprattutto ai danni dei migranti. 

Un vento nero su cui soffia, ben contento, il ministro Salvini. Ai primi di luglio militanti di Forza Nuova e Onr, movimento di estrema destra polacco hanno pattugliato le spiagge di Rimini in un'operazione definita 'per la sicurezza' e 'conclusa con successo' secondo gli stessi esponenti di Forza Nuova che hanno rivendicato il merito di aver fatto sentire qualcuno 'più sicuro e per un attimo padrone a casa propria'.

A Brescia sono partiti i gruppi di pattugliamento di Forza Nuova con tanto di divisa: vestiti con maglie nere con la scritta "Trincea urbana" hanno l'obiettivo di vigilare sui "quartieri della vergogna" nelle periferie. 

Ma FN arriva sui treni - con le sempre più frequenti "passeggiate sui convogli" - sulla linea Cesena-Forlì, ma anche in diverse altre linee del Nord. O nei cimiteri, contro i presunti satanisti in provincia di Biella. 

La loro una campagna nazionale da Recanati a Castelvolturno, da Jesolo a Sanremo allo scopo di alimentare l'ostilità soprattutto nei confronti degli stranieri. Cittadini immigrati ma non solo. 
Nel mirino di CasaPound sono finiti anche i parcheggiatori abusivi: gli ultimi blitz anche in Sardegna, a Cagliari. E non più tardi del 10 luglio è morto un cittadino marocchino inseguito da una ronda ad Aprilia. 

Nonostante l'interrogazione a luglio di Nicola Fratoianni di Leu in Parlamento il Governo non ha mai risposto. "Gruppi fascisti e neonazisti non possono in alcun modo avere la libertà di affermare di 'sostituirsi' allo Stato nel presidiare i territori - aveva detto Fratoianni - organizzando delle vere e proprie 'ronde nere' per dar sfogo ai loro sentimenti xenofobi e antidemocratici".

Sul caso di Ostia sia la presidente M5S del municipio che LeU chiedono l'intervento del ministro Salvini "perchè non spetta a loro il controllo delle regole". "No alle ronde intimidatorie, no ai blitz fai da te" dice la presidente pentastellata del municipio di Ostia, Giuliana Di Pillo, condannando il blitz con tanto di pettorine con la scritta Casapound ed immortalato in un video dal consigliere municipale della formazione di destra Luca Marsella. 

Il Gruppo della Polizia Locale ha messo a disposizione un numero per denunciare tale fenomeno. A stigmatizzare l'episodio, che si era verificato anche lo scorso anno, anche Stefano Fassina, consigliere di Sinistra per Roma deputato LeU. Nel video postato da Marsella su Facebook si vedono membri di Casapound allontanare un venditore di cocco tra i bagnanti. E tutto questo accade mentre il Viminale con una campagna demagogica vara sulle spiagge la campagna "Estate sicura" contro gli ambulanti.
(fonte: Globalist)

Le ronde di CasaPound sulla spiaggia di Ostia





Dopo i migranti, i vaccini e le scorte agli scrittori minacciati dalla camorra, Matteo Salvini mette nel mirino i venditori ambulanti e annuncia una direttiva che prevede multe per chi acquista in spiaggia occhiali da sole, abiti e borse false. Tra le regole del provvedimento ministeriale “Spiagge sicure” - da fine giugno, in tempo per l’avvio dell’alta stagione balneare - ci sono anche quelle sui tatuaggi e i massaggi: vietati in spiaggia, multe per chi paga per ottenerli.




Il Piano spiagge sicure, voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, non convince il sindaco di Racale, in provincia di Lecce, Donato Metallo del Partito Democratico che ha espresso il suo disappunto per il provvedimento in un lungo post su Facebook, soprattutto sulla questione degli ambulanti che il leader leghista vorrebbe perseguitare.

Intervista a Donato Metallo, il sindaco di Racale (Lecce), che ha scritto una lettera di protesta al ministro dell’Interno: «Non manderò i miei vigili a fare multa ai vu cumpra’. Troppo facile spendere milioni di euro pubblici per inseguire chi vende cocco e mandorle tra i bagnanti, ma non restituire i 49 milioni di euro che senza diritto la Lega ha incassato dallo Stato»



Camerota, Don Gianni Citro:
«Lo Stato dà loro la caccia, io li accolgo»

Il ministro Salvini caccia i “vu’ cumprà” dalle spiagge, il parroco li accoglie sul sagrato della chiesa. Le direttive del ministro dell’Interno irrompono anche sulle spiagge assolate del Cilento. Da Capaccio Paestum ad Ascea, da Palinuro a Marina di Camerota. Una vera e propria caccia ai vu’ cumprà finanziata dal ministero dell’Interno, iniziata già da alcune settimane.
Migliaia di euro di mercanzia sottoposta a sequestro e centinaia di venditori ambulanti extracomunitari multati ed allontanati. Ridotti sul lastrico, costretti a mendicare dinanzi ai supermercati per racimolare il denaro per tornarsene a casa. Ma c’è qualcuno che ha deciso di andare contro corrente. È il parroco di Marina di Camerota, don Gianni Citro, 48 anni, da sempre in prima linea nella difesa dei più deboli. Da alcune settimane ha deciso di accogliere i vu’ cumprà sul sagrato della chiesa. «Una sera, dopo la messa – racconta il sacerdote – due interi nuclei familiari, con bambini al seguito, si presentarono da me sfiniti dalla stanchezza e dalla miseria. Non avevano più un posto per stendere il telo e vendere la loro merce, perseguitati dalla polizia municipale in osservanza del provvedimento “spiagge sicure” del ministro Salvini. Mi venne istintivo – continua don Gianni – farli sistemare sul sagrato della chiesa. Erano spaventati e disperati. Cercavano rifugio e protezione. Per loro fu una grazia e una speranza».
Poi tiene a precisare. «Non ho inteso fare dispetto a nessuno ma solo dare un segno concreto di fratellanza a gente bisognosa di aiuto. Lo facciamo sempre, con tutti, senza selezioni razziali. La Chiesa non può e non deve creare differenze tra gli esseri umani».
Ma non sono mancate le polemiche. «Qualcuno mi accusa di un gesto dissacrante e di favorire l’illecito. Non c’è nulla di più sacro della persona umana, dei suoi bisogni primari, del suo diritto alla vita e della sua dignità. E riguardo alla vendita illegale dico che molte questioni del mondo vanno affrontate con tolleranza, che è un grande valore della modernità ed è terribile l’ipocrisia di chi vuole far credere che l’illecito, in Italia, sia il piccolo commercio degli extracomunitari e non il buco nero dell’evasione milionaria di molti nostri eroici imprenditori o di migliaia di piccoli evasori, che producono illecito col favore di tutti, anche delle istituzioni». Sono centinaia gli ambulanti che nella stagione estiva invadono le frequentatissime spiagge del Cilento.
Contro gli extracomunitari, tuttavia, sono insorti da sempre numerosi operatori turisti locali, impegnati a difendere i propri interessi. «La verità – spiega don Gianni – è che siamo entrati in una zona buia, dove crescono senza più controllo sentimenti orrendi di odio contro il diverso. Colpa della paura seminata ad arte da certi partiti politici. Il rigurgito razzista è arrivato alla gola di troppa gente. Io sono molto preoccupato. Anche i sindaci di provincia, per soddisfare il sentimento popolare contro gli immigrati, prendono provvedimenti restrittivi. Tra gli applausi delle masse si consuma la tragedia di centinaia di extracomunitari ridotti alla fame, non metaforica ma reale, cioè totale impossibilità di procurarsi il necessario». Don Gianni si affida al buon senso della gente. «In questo tempo”strano” gli uomini di fede – tuona il parroco – non devono farsi sedurre dalla campagna politica in difesa della identità cristiana. È un’operazione pericolosa e falsa. L’unica vera identità cristiana è stare dalla parte dei deboli, quando il potere li vuole annientare e tenere accesa la fiducia dove le paure avanzano e diventano strumento di controllo».



Ricapitoliamo: non c’è un’emergenza sbarchi, che sono diminuiti dell’85% nel giro di dodici mesi, al prezzo della nostra indifferenza su quanto accade in Libia, a chi non parte più. Non c’è un’emergenza criminalità, visto che i reati sono in calo pure loro. Non c’è nemmeno un’emergenza sicurezza, o degrado, visto che da noi non ci sono banlieue e non ci sono giovani stranieri che mettono a ferro e fuoco le periferie bruciando automobili e spaccando vetrine, com’è successo in Francia o a Londra, per esternare la loro rabbia e la loro anomia. E non c’è nemmeno un’emergenza terrorismo, né un’emergenza radicalizzazione, visto che siamo l’unico grande Paese dell’Europa occidentale a non aver subito mezzo attentato terroristico nel giro degli ultimi quindici anni.

Se volete, semmai, c’è un emergenza crescita, ché siamo l’unico Paese europeo che non è mai andato oltre il 2%, nel Terzo Millennio. E c’è un emergenza debito pubblico, il più alto d’Europa, Grecia esclusa. E c’è un’emergenza disoccupazione, stabilmente oltre il 10%. E pure un’emergenza giovani, con la percentuale di Neet che non studiano né lavorano più alta d’Europa. E un’emergenza donne, sotto impiegate e sotto pagate come da nessun altra parte nel continente. E un’emergenza demografica, coi nostri 1,37 figli per coppia che addensano ancora più nubi sul nostro futuro, se possibile.

In tutti questi nostri guai, che c’entrano gli stranieri?
...
Nulla, ve lo diciamo noi. Non c’entrano nulla con le emergenze di questo Paese.
...
Forse dovremmo biasimare noi stessi per non aver capito la malattia che ci stava consumando, e che ancora oggi non comprendiamo, dando ogni colpa al titolare del Viminale, come se fosse lui ad averla scatenata e non invece il più scaltro e spregiudicato dei politici, che la sta cavalcando. Forse dovremmo chiederci perché non abbiamo una legge sull’integrazione, come quella che c’è in Germania. Forse dovremmo chiederci perché la gestione dei richiedenti asilo, sui territori, funziona così male, perché la grande periferia di questo Paese, la provincia, è stata abbandonata a se stessa in questi anni di crisi, perché non ci sono programmi scolastici adeguatamente finanziati per educare all’integrazione, perché non abbiamo compreso e continuiamo a non comprendere che senza un’azione seria di rammendo del tessuto sociale di questo Paese sarà sempre peggio. Forse dovremmo cominciare a dirci che la vera emergenza, la vera minaccia all’ordine pubblico, la vera bomba sociale pronta ad esplodere, qui in Italia, siamo proprio noi italiani. Che siamo noi, bianchi e ben vestiti, quelli di cui avere paura.